Di seguito pubblichiamo una nota di Francesca Russo, Direttore del Dipartimento di Prevenzione della Regione del Veneto, contenente alcune puntualizzazioni in merito a recenti notizie di stampa sul tema dei PFAS e delle attività di monitoraggio della popolazione in zona rossa.
La Regione del Veneto ha posto fin da subito attenzione alla salute della popolazione più suscettibile e, quindi, alla valutazione del bioaccumulo dei Pfas nei giovani adulti, perché consapevoli che la presa in carico da un punto di vista sanitario dei giovani e dei bambini riveste una prioritaria importanza ai fini della presa in carico sanitaria.
Difatti il piano di sorveglianza della popolazione avviato nel 2017 prevedeva la chiamata attiva delle persone a partire dalla coorte dei nati del 2002 al 31/12/2016, cioè i nuovi quattordicenni (DGR 2133/2016 di approvazione del piano di sorveglianza sanitaria sulla popolazione esposta a PFAS).
Come descritto nel piano di sorveglianza sulla popolazione esposta a PFAS, di cui alla DGR citata, l’età di invito attivo della popolazione sarebbe stata abbassata in base alle evidenze emerse dalle analisi effettuate sui quattordicenni. Infatti con la DGR 691/2018, si è provveduto alla chiamata attiva dei bambini a partire dai 9 e 10 anni (coorti 2009-2008) e ad inviare al secondo livello la popolazione a partire dai quattordicenni. L’individuazione di questa fascia di età è determinata da indicazioni internazionali perché è l’età in cui possono essere individuati elementi di rischio di tipo metabolico su cui si può intervenire in maniera preventiva.
Considerato che la messa in sicurezza degli acquedotti è avvenuta nell’estate 2013, i nati dal 2014 non hanno subito l’esposizione a PFAS delle altre coorti e pertanto è presumibile abbiano la stessa esposizione, attraverso l’acqua potabile, del resto della popolazione generale.
Il Piano di sorveglianza evidenzia che ad ottobre 2023 le persone invitate alla prima tornata di screening (che è esclusivamente su base volontaria) sono state circa 106.000 il 60% degli invitati; le visite effettuate sono state 64.000. Il programma di Monitoraggio Pfas ha coinvolto i 21 Comuni inseriti in zona rossa (zona più contaminata) sin dall’inizio della vicenda, più 9 Comuni (di cui 7 coinvolti solo parzialmente) inseriti successivamente a maggio 2018.
Nel settembre 2020 è iniziata la seconda tornata di screening: finora (ottobre 2023) sono state invitate 31.000 persone (chi ha aderito al primo round da almeno due anni) e sono state effettuate 18.000 visite.
L’andamento generale delle concentrazioni sieriche di PFAS nella popolazione esposta mostra un progressivo calo fino al 65% per PFOA. I dati sono pubblicati sul sito della regione Veneto.
Per quanto riguarda i dubbi espressi sui documenti del Registro tumori si specifica quanto segue: il Registro Tumori del Veneto si occupa della registrazione dei casi di tumori diagnosticati nella popolazione residente nella Regione, indipendentemente da dove i pazienti vengono curati.
La registrazione si basa infatti sull’acquisizione delle SDO (Schede di Dimissione Ospedaliera) relative a tutti i ricoveri con diagnosi di dimissione tumorale di residenti veneti, avvenuti sia presso ospedali della nostra regione che delle regioni. Analogamente, vengono acquisite le schede di morte con causa tumorale, indipendentemente dalla Regione dove ha luogo il decesso.
Tutte le azioni condotte dalla regione sono sempre state basate sulle evidenze disponibili ed orientate a mettere in evidenza lo stato di salute dei soggetti esposti e alla loro presa in carico al fine di prevenire le malattie croniche.