Il trend dei nuovi casi (qui tutte le analisi di Luca Fusaro) è in crescita (grafico in copertina) per la terza settimana consecutiva: 31.017 i contagi segnalati (+78,7%). Aumentano gli attualmente positivi da 47.525 a 68.236 (+43,6%). Dal picco del 28 marzo si è passati da 573.235 a 68.236 (-88,1%). Il 97,5% dei casi attivi è in isolamento domiciliare, il 2,2% ricoverato con sintomi, lo 0,3% in terapia intensiva.
Sale il numero degli ospedalizzati da 1.350 a 1.694 (+25,5%). Dal picco del 6 aprile si è passati da 33.080 a 1.694 (-94,9%), in dettaglio i posti letto occupati in area medica sono scesi da 29.337 a 1.512 (-94,8%) e quelli in terapia intensiva da 3.743 a 182 (-95,1%). L’89,3% degli ospedalizzati è ricoverato in area non critica, il 10,7% in terapia intensiva. Le persone in isolamento domiciliare, dal picco del 28 marzo, sono calate da 540.855 a 66.542 (-87,7%).
Risultano conteggiati 9 decessi in più in quanto, nel bollettino del 26 luglio, la regione Calabria comunica che sono relativi a periodi pregressi (dic. 2020 e primi mesi 2021).
Dopo 14 settimane consecutive di calo, i decessi riprendono a salire. Nell’ultima settimana si attestano a 97(+12,8%), in media 14 al giorno.
In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:
- nuovi casi settimanali: da 17.360 a 017 (+78,7%);
- casi attualmente positivi: da 47.525 a 68.236 (+43,6%);
- ospedalizzati: da 1.350 a 1.694 (+25,5%);
- persone in isolamento domiciliare: da 46.175 a 66.542 (+44,1%);
- decessi: da 86 a 97 (+12,8%);
- ricoveri in terapia intensiva: da 162 a 182 (+12,3%);
- pazienti ricoverati con sintomi: da 1.188 a 1.512 (+27,3%).
Incidenza settimanale per 100.000 abitanti e occupazione posti letto COVID
L’incidenza settimanale per 100.000 abitanti sale da 29 a 52 dopo 8 settimane sotto il limite di 50.
I posti letto occupati in area medica sono il 2,7% (1.512 su 55.561), in terapia intensiva l’2,1% (182 su 8.543).
L’incidenza settimanale per 100.000 abitanti si è ridotta solo in Molise (da 25 a 19).
Le regioni che sarebbero diventate gialle senza il cambio di parametri sono Emilia-Romagna (66), Lazio (87), Sardegna (109), Sicilia (78), Toscana (75), Umbria (63), Veneto (83).
In base alle decisioni prese dalla cabina di regia cambiano i parametri. Si resta in zona bianca se si registrano meno di 50 contagi settimanali ogni 100mila abitanti. In caso di contagi settimanali tra 50 e 150 ogni 100mila abitanti per restare in zona bianca è necessario che il tasso di occupazione delle terapie intensive non superi il 10% o che il tasso di occupazione dei reparti ospedalieri non superi il 15%. Se i due parametri sono entrambi superati si passa in fascia gialla. Scatta la zona gialla anche se i casi settimanali superano i 150 settimanali ogni 100mila abitanti ma il tasso di occupazione delle rianimazioni non supera il 20% oppure quello dei reparti ordinari non supera il 30%. Scatta l’arancione se entrambi i parametri sono superati. La zona rossa è attivata nei territori dove l’incidenza settimanale dei contagi è pari o superiore a 150 casi ogni 100mil e si verificano entrambe queste condizioni: il tasso di occupazione dei posti letto in area medica supera il 40% e quello in terapia intensiva supera il 30%.
Il primo indicatore utilizzato nei cambi di colore è stato l’indice Rt, poi sostituito dall’incidenza settimanale per 100.000 abitanti, adesso, visto l’andamento della campagna vaccinale, l’occupazione dei posti letto. Il prossimo grafico mostra il perché questa scelta non è equa per tutte le regioni.
Il numero di posti letto disponibili in area non critica e terapia intensiva per 100.000 abitanti (dato che varia, Fonte: Agenas) è molto disomogeneo tra le regioni, un’evidente disparità si passa dai 44 in area non critica della Calabria ai 147 dell’Emilia-Romagna, dagli 8 in terapia intensiva della Calabria ai 21 del Veneto. È semplice comprendere come i nuovi indicatori abbiano svantaggiato regioni come la Calabria con una capacità di posti letto nettamente inferiore ed è più facile, per tali regioni, raggiungere più velocemente la soglia che fa scattare il cambio di colore.
Testing
Si evidenzia un incremento dell’attività di testing. Nelle ultime 2 settimane i casi testati risultano pari a 658.355 contro i 594.397 delle precedenti (+10,8%), i tamponi risultano 2.733.865 contro 2.375.276 (+15,1%).
In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:
- numero di persone testate per settimana: da 310.949 a 406 (+11,7%);
- tamponi settimanali: da 1.298.821 a 435.044 (+10,5%).
Tasso di positività
Il tasso di positività è un indicatore della diffusione di una epidemia. Viene definito come il rapporto tra il numero di positivi rispetto ai tamponi effettuati. Un’altra possibile definizione considera i “casi testati” al posto dei tamponi. La ragione di questa definizione alternativa è dovuta al fatto che il numero di tamponi include anche quelli di controllo effettuati per accertare la guarigione di un soggetto positivo. Vediamo l’andamento di entrambi nelle ultime due settimane.
In Italia il tasso di positività, calcolato sui tamponi, cresce dall’1,34% al 2,16%. Tale percentuale fa sì che si sono dovuti analizzare 46 tamponi per trovare un positivo (tamponi settimanali/casi settimanali).
L’aumento dei casi, da 17.360 a 31.017 (+78,7%), è dovuto principalmente alla maggiore circolazione del virus, infatti il tasso di positività è cresciuto da 1,34% a 2,16% e in parte all’aumento dell’attività di testing +11,7% di persone testate e +10,5% di tamponi. Aumentano notevolmente gli ospedalizzati (+25,5%) da 1.350 a 1.694 (+344), di cui 1.512 (+324) ricoverati con sintomi (+27,3%) e 182 (+20) pazienti in terapia intensiva (+12,3%). In Italia risultano 1.694 ospedalizzati positivi al SARS-CoV-2 su 59.257.566 abitanti (pop. residente al 1° gennaio 2021 Fonte Istat) ossia 1 su 34.981. Dei 68.236 casi attivi il 97,5% è in isolamento domiciliare.
Vaccini
Nota metodologica: nel calcolo delle percentuali dei vaccinati utilizzo come dato non l’intera popolazione italiana ma la platea interessata ossia i soggetti ? 12 anni che secondo la stima dell’Istat sulla popolazione residente al 1° gennaio 2021 è pari a 53.399.242.
Al 27 luglio (aggiornamento ore 06:08), il 13,1% della popolazione over 12 è in attesa della 2? dose (n. 6.995.888), il 57,23% ha completato il ciclo vaccinale (n. 30.558.065), il 29,67% non ha ricevuto alcuna dose (n. 15.845.289), il 70,33% ha ricevuto almeno una dose di vaccino (n. 37.553.953).
Gli over 80 che hanno completato il ciclo vaccinale sono il 91,89% (4.117.159 su 4.480.426).
Gli over 60 che hanno completato il ciclo vaccinale sono 14.621.135 su 17.886.878 (81,74%), 15.807.993 hanno ricevuto almeno una dose (88,38%), 1.186.858 sono in attesa della 2? dose (6,64%), 2.078.885 non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (11,62%).
Vediamo in dettaglio la percentuale di vaccinati per fasce di età.
Gli over 60 che non hanno ricevuto alcuna dose sono così suddivisi: 2,17% degli over 90 (n. 17.703), 6,1% della fascia 80-89 (n. 223.747), 10,85% della fascia 70-79 (n. 647.064) e 16% della fascia 60-69 anni (n. 1.190.371).
Oltre 30 milioni e mezzo di italiani hanno completato il ciclo vaccinale (n. 30.558.065 pari al 57,23% della popolazione ? 12 anni), il 91,89% degli over 80, l’81,74% degli over 60, l’88,38% degli over 60 ha ricevuto almeno una dose. Questi numeri dimostrano che l’andamento vaccinale sta proseguendo a gonfie vele soprattutto per gli over 60 ossia la popolazione veramente colpita dalla pandemia.