“Francesco testimonia lui per primo quello che ci propone, è l’apostolo della parola e dei fatti, credibile e concreto. In mano a lui il Vangelo diventa ciò che non smette di spingerci a donare la vita: parola viva, fresca, capace di generare in modo inesauribile una storia nuova”. Così mons. Stefano Russo, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, in vista della Giornata per la Carità del Papa che si celebra domenica 30 giugno.
Eccellenza, quanto conta l’esempio del Papa nell’ambito della carità?
«Credo sia esperienza diffusa il sentirsi non solo guidati dalla parola del Papa, ma anche da lui interpellati in un dialogo profondo che sa farsi personale. Come se Francesco non si rivolgesse a tutti in maniera indistinta, ma parlasse al mio cuore, guardandomi negli occhi.
Il suo stile è come la voce di una persona che ci è familiare; egli sa trovare modi, espressioni e momenti adatti per farsi ascoltare e aprire un orizzonte di impegno sempre nuovo.
Accanto alle parole, i suoi gesti sono altrettanto eloquenti: completano inseparabilmente la testimonianza resa al mondo e alla Chiesa da questo coraggioso annunciatore del Vangelo».
Il Santo Padre è, dunque, il primo a tracciare il percorso…
«Citando un’immagine che gli è cara, il Papa è un pastore che ci precede; sa stare, però, anche al nostro fianco, camminando sul nostro stesso passo, pronto a sostenerci se inciampiamo, a incoraggiarci se la strada si fa in salita, ad avvolgerci con tono affettuoso e forte».
L’impegno per la carità vede da sempre la Chiesa italiana in prima linea.
«Se ascoltiamo con disponibilità gli insegnamenti quotidiani del Papa, è naturale che nasca il desiderio di sostenerne l’impegno apostolico. Il Santo Padre conta sul sostegno della nostra preghiera, come chiede in occasione di ogni suo incontro; nel contempo, necessita anche dell’aiuto materiale che le nostre comunità possono assicurargli. La Giornata per la Carità del Papa ci offre l’opportunità di afferrare la mano tesa da Francesco e stringerla alla nostra, dando più forza a ogni suo gesto di solidarietà. Con la nostra condivisione gli consentiremo di far arrivare il cuore là dove chiama l’umanità ferita con i poveri e gli “scarti” della società, i feriti dalla vita».
Anche le diocesi sono chiamate a farsi carico di questa chiamata?
«Ci è affidata la possibilità di far nostra l’ansia missionaria del Papa per abbracciare l’umanità e le infinite esigenze materiali di chi ne abita le periferie sociali, geografiche e spirituali».