La ricerca non ha mai termine: con queste parole parenti ed amici hanno voluto, domenica 17 marzo, ad un anno dalla scomparsa, ricordare la figura di sacerdote, di pensatore e amante della musica di Mons. Sebastiano Crestani.
Presso Istituto Superiore di Scienze Religiose “S. Maria di Monte Berico”- Vicenza i musicisti Beatrice Boscaro, Andrea Cortelazzo, il soprano Maria Rita Schenato, il professor Sergio Benetti e lo scrivente hanno dato vita a un incontro nel quale si sono evidenziati gli interessi del sacerdote-filosofo.
Dopo la presentazione della figura umana del sacerdote da parte di Maria Rita Schenato, i due pianisti hanno eseguito due sonate a quattro mani di W.A. Mozart (k19D,k381), un’ulteriore (k 358) ha poi concluso l’incontro dopo l’esecuzione di due brani operistici da parte del soprano (G. Rossini dal Barbierie di Siviglial’aria della vipera e dall’ Adelaide di Borgogna “occhi miei”).
A seguire, è stata letta la biografia del sacerdote nato nel 1935 a Novoledo (VI) che ha avuto una formazione classica al Liceo “A.Pigafetta” di Vicenza (1954), studi teologici al seminario nazionale di Montevideo (Uruguay) con i Gesuiti (1958), nel quale è sviluppato l’incrocio tra scienza scolastica e ascetica ignaziana.
Laureato alla Cattolica di Milano (1977) con la tesi “soggettivismo ignaziano in Cartesio”; filosofo con le stellette, il prete Crestani, fu per molti anni cappellano militare a Lecce, svolse anche la funzione di assistente spirituale all’università statale. Il suo ministero fu vissuto poi in America Latina (Guatemala), come cappellano militare, parroco, docente di metafisica nel seminario di Città del Guatemala.
In questa terrà subì un attentato con arma da fuoco. Fu poi nella diocesi di Vicenza, coadiutore del fratello don Sigfrido, dapprima a Zimella e poi a Longare.
Lo sforzo filosofico e teologico dell’autore, è il recupero della cattolicità di Cartesio, gli esercizi spirituali per preti, religiosi e laici in chiave ascetico-ignaziana, la definizione, allo stato attuale ancora una richiesta, di S. Ignazio di Loyola come dottore della Chiesa, la costituzione di un pellegrinaggio filosofico-esperienziale che parte dalla Spagna (Manresa), per passare poi in Francia (La Flechè), quindi in Italia a Vicenza d dove il Santo basco ebbe la prima intuizione di fondare la Compagnia di Gesù, precisamente nella zona del quartiere di Santa Bertilla.
Gli scritti di Crestani, soprattutto di carattere filosofico, sono numerosi, quasi tutti, editi da tipografie, lontani volutamente dalla rete commerciale delle grandi case editrici, quindi donati e distribuiti a Seminari, Università Teologiche e Pontificie, studenti, amici. Ricordiamo:
Gli Esercizi Spirituali di S. Ignazio per una teologia pastorale; (S. Ignazio dottore della Chiesa?), Prefazione P. Arrupe S.J., Lecce, 1970.
Significato della distinzione sessuale nell’uomo ad immagine di Dio, Lecce: Milella, 1976.
Uomo primo etico Stato primo giuridico, Lecce: Adriatica Editrice Salentina, 1976.
Ruth la spigolatrice, Vicenza: s.n.!, 1999.
L’uomo-Dio, Antologia ignazio-cartesiana, La Lanterna, Vicenza 2004.
L’ incontro, Vicenza: La lanterna, 2005.
L’incontro, La lanterna, Vicenza 2005.
Il momento e l’elemento: ordinalità e cardinalità, S. l., s. n.], 1987 (Vicenza, Tip. S. Giuseppe)
Il Sessantottino, Vicenza, La Lanterna, 2004
Il professor Sergio Benetti ha ricordato la figura di ricercatore dello zio e ha letto e commentato diversi brani, tratti dalle opere, in particolare ne ha evidenziato il valore di uomo, di sacerdote e di ricercatore.
Grande attenzione ha dedicato alla posizione che il sacerdote-filosofo poneva alla realtà della Chiesa, come è stato ben evidenziato nel brano tratto da Uomo primo etico Stato primo giuridico dove viene rilevato che il compito della Chiesa è quello di essere operante per il suo credo e di non restringersi in quello della carità suppletiva.
La Chiesa non è una organizzazione non governativa di assistenza, ma ha centralità che dipendono dal suo fondamento, dall’importanza della pace come giustizia scevra da interessi ideologici.
Il noto capo del Partito Comunista Italiano Palmiro Togliatti accusava la Chiesa di collateralismo con il potere e desiderava come tutti coloro che condividevano la sua ideologia, l’economicismo e lo statalismo leniniano, la sua soppressione, ma ben affermava il filosofo che i teisti a meno di essere contraddittori devono contrastare fino a svuotarlo, il materialismo storico.
Cosa che non è stata ancora compiuta dato che oggi è ancora punto di riferimento, anche senza averne piena coscienza, insieme al relativismo, che non piaceva certo al filosofo cui non garbava certo il cosiddetto pensiero debole o, meglio, flebile.
Lo scrivente ha poi preso la parola per illustrare come per il pensiero di mons. S. Crestani fondamentale fosse la metafisica che è il frutto più maturo della ragione umana. Ricordando le parole di M.T. Cicerone: “In homine solo ratio est, qua nihil potest esse praestantius. (Solo nell’uomo c’è la ragione, di cui niente può avere maggior valore.), è stato affrontato il modo con il quale il pensatore si è accostato a Cartesio, spesso ridotto solo all’espressione: Cogito ergo sum (penso dunque sono).
Questa espressione facilmente ridotta a soggettivismo gnoseologico da un lato e a meccanicismo dall’altro non era certo la visione di Crestani, che riteneva l’uomo non un semplice bios, ma un bíos theôrêtikós, ossia una vita spesa nella ricerca della verità e del bene tramite la conoscenza come contemplazione, come insegnano già gli antichi. L’unica opera che si ricorda del filosofo francese è il Discorso sul metodo, ma se a questa non si accosta l’altra, Meditazioni metafisiche, facilmente ci si avventura in una riduzione del pensiero cartesiano.
Certo per ben condurre la propria ragione e cercare la verità nelle scienze abbisogna di un buon metodo (chiarezza/distinzione dell’oggetto da indagare, analisi, si tesi, enumerazione(verifica), ma l’indagine deve procedere.
È vero che l’uomo conoscere di non essere altro che qualcosa che pensa, ma, afferma Cartesio: “io affronto da capo le questioni di Dio e dell’anima umana, e insieme prendo a gettare le fondamenta della filosofia prima ossia la metafisica senza la quale non si dà nessuna conoscenza.
Il pensiero non è solo riducibile a pensare relativamente a quello che osservo, gusto, ecc.” quindi “Ora chiuderò gli occhi, turerò le orecchie, escluderò tutti i sensi ed eliminerò dal mio pensiero anche tutte le immagini delle cose corporee.”
E del mio pensare, riflette In memoria di mons. Sebastiano Crestani, “vi deve essere la causa efficiente,” perché quella materiali, i miei genitori non possono spiegare il mio pensiero. Questa causa efficiente “è Dio, perché io posso pensare le cose fuori idi me, ma solo in me scopro la causa stessa del mio pensare”.
Essa non è un’attività fisiologia, dato che non ogni pensiero è per natura un pensiero, ma può essere anche un assemblaggio immaginativo o, peggio, una catena non logica di parole. “Quindi, prosegue il filosofo, non vi può essere nessuna difficoltà a questo riguardo; ma bisogna ad ogni modo concludere che per il solo fatto che esisto, e che una qualche idea di un essere perfettissimo è in me, cioè l’idea di Dio, si può dimostrare in maniera evidentissima che anche Dio esiste.
Proprio la dimostrazione che l’io pensante pone e riconosce l’esistenza di Dio ha determinato un’accusa di soggettivismo e dunque la modernità è la centralità dell’Io, che finisce nel singolarismo di Max Stirner.
Sebastiano Crestani consapevole della metafisica, riconosce che con Cartesio che la ragione umana può pensare e conoscere Dio quale causa efficiente che ha immesso in me, alit in homine, la stessa idea di sé quindi “dopo che ho compreso che Dio esiste, poiché nello stesso tempo ho compreso anche che tutto il resto dipende da Lui, e che Egli non inganna; e quindi da questo ho giudicato che tutte quelle cose, che comprendo in maniera chiara e distinta, sono vere necessariamente”.
Ne segue che: tempo fermarmi nella contemplazione dello stesso Dio, considerare nel mio intimo i suoi attributi, e guardare, ammirare e adorare la bellezza di questa immensa luce, per quanto lo possa sopportare l’acume del mio ingegno che si offusca.
Come infatti crediamo per fede che la somma felicità dell’altra vita consista in questa sola contemplazione della divina maestà, così anche sperimentiamo di poter ricevere il massimo piacere, del quale siamo capaci in questa vita, dalla stessa contemplazione, sebbene molto meno perfetta.
La riflessione su ciò e sulla spiritualità di sant’Ignazio consente a noi di ribadire che Sebastiano Crestani ripropone la visione metafisica alla base di ogni nostro filosofare, come ribadito ne Il sessantottino Senza ciò la modernità ci appare come l’esaltazione del relativo, del parziale ossia del pensiero debole o, meglio, flebile, come ci ha ben indicato il papa merito Benedetto XVI.
Così, se la filosofia si imprigiona nella realtà sensibile transeunte, e non si si pone come trascendenza autentica del pensiero, che fonda appunto quanto noi uomini di tutti i giorni come persona (questa carne, queste ossa e quest’anima) sappiamo cogliere del vero, del bene e del giusto, allora la filosofia, come oggi è ben visibile, muore e lascia il posto alla moda del poltically correct che è pensiero fondato solo sul bios e non sulla dimensione teoretica che è contemplazione come hanno indicato Platone, Aristotele, Cartesio stesso e Sant’Ignazio in particolare con i suoi Esercizi: 234, 3-5:
“E con questo riflettere in me stesso, considerando con molta ragione e giustizia quello che io devo
da parte mia offrire e dare a sua divina maestà, cioè tutte le mie cose e me stesso con esse, come
uno che offre con molto affetto.
4 Prendi, Signore, e ricevi
tutta la mia libertà,
la mia memoria,
la mia intelligenza
e tutta la mia volontà,
tutto ciò che ho e possiedo;
- tu me lo hai dato,
a te, Signore, lo ridono;
tutto è tuo,
di tutto disponi secondo ogni tua volontà;
dammi il tuo amore e la tua grazia;
questo mi basta.”
Così unire la filosofia, rappresentata da Cartesio, e la spiritualità di Sant’Ignazio, come simbolicamente indica l’Arco Filosofico (nell’immagine) può essere proposta agli studenti che l’attraversano e a tutti che non si adagiano nelle mode del pensiero che cattura solo il passeggero che viene sbandierata ad uso e consumo di chi ha più interesse per il mercato, magari dei fumi, che non dell’anima.
Si chiede a tutti coloro che leggono questo articolo su Mons. Sebastiano Crestani di trasmetterlo ad amici e conoscenti.
I contributi vanno inviati al coordinatore di La Voce del Sileno Italo Francesco Baldo all’indirizzo di posta elettronica: stoa@libero.it