Monte Berico, crocifisso quattrocentesco restaurato: l’intervento spiegato in conferenza stampa

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Il Santuario di Monte Berico a Vicenza. Foto: Marta Cardini crocifisso
Il Santuario di Monte Berico a Vicenza. Foto: Marta Cardini

Giovedì 23 gennaio alle 18, nella Sala del Quadro della Basilica di Monte Berico, si terrà la conferenza dedicata al recente restauro del prezioso crocifisso quattrocentesco, oggetto di grande devozione e una delle più antiche testimonianze artistiche presenti al Santuario mariano.

La presentazione scientifica è a cura di Francesca Meneghetti, Rita Bonazzi e Florindo Romano, funzionari responsabili della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, con il coinvolgimento della restauratrice Francesca Mariotto.

Intervengono padre Carlo Maria Rossato, rettore del santuario e priore del convento, Ilaria Fantin, assessore alla Cultura, al turismo e all’attrattività del Comune di Vicenza, don Enrico Posenato, direttore dell’Ufficio beni culturali della Diocesi di Vicenza, e Valeria Cafà, direttrice dei Musei civici di Vicenza. Modera il confronto Agata Keran, curatrice del Museo d’arte sacra di Monte Berico.

“La restituzione del crocifisso, risalente al quattrocento, dopo il restauro è un momento significativo per la storia del Santuario di Monte Berico – commenta Ilaria Fantin, assessore alla Cultura, al turismo e all’attrattività del Comune di Vicenza -. L’opera, di proprietà del Comune, oltre ad avere un valore artistico rilevante, testimoniato anche dal finanziamento da parte del Ministero della cultura e dalla collaborazione della Soprintendenza, ha anche un significato devozionale. Infatti l’epoca della realizzazione dell’opera coincide con le apparizioni della Madonna a Vicenza Pasini che hanno determinato poi l’edificazione della chiesa poi diventata Santuario. E quindi si configura come un’inizaitiva artistico-culturale direttamente collegata con l’Anno Giubilare Mariano e della Rinascita che ci apprestiamo a celebrare nel 2026”.

“È davvero una grande gioia aver accolto, dopo un anno di lavori, il Crocifisso tanto pregato dai pellegrini nel corso dei secoli – sottolinea padre Carlo Maria Rossato, rettore del santuario e priore del convento -. La sensibilità nei confronti di questo tesoro d’arte e di devozione, radicato nel cuore della diocesi, mostra la qualità della tutela, non solo materiale, svolta dalla nostra Soprintendenza. Al contempo, indica quanto sia importante per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio artistico un’azione congiunta di tutte le istituzioni di riferimento, garanti e custodi di una testimonianza da consegnare ai posteri”.

Il restauro

Il restauro del Crocifisso conservato nella Penitenzieria del Santuario di Monte Berico è avvenuto nell’arco di un anno, a partire da novembre 2023, grazie al totale finanziamento dell’intervento da parte del Ministero della Cultura. I fondi sono stati stanziati tramite la legge 190/2014 nell’ambito del programma degli interventi 2022-2024: per un complessivo importo di 135.180 euro, la Soprintendenza ha sostenuto interventi di diagnostica e restauro su dieci sculture lignee vicentine a rischio deterioramento. Tra esse, il Cristo conservato a Monte Berico, di proprietà del Comune di Vicenza e affidato ai padri Servi di Maria, che lo custodiscono nell’ambiente della Penitenzieria, rappresenta un bene di grande rilevanza. Se confermato dagli studi in corso, esso potrebbe essere collegato al primitivo sito ecclesiastico quattrocentesco, sorto nel 1428, in seguito alle apparizioni della Madonna a Vincenza Pasini. Documentato nel XVIII secolo nei portici che collegano la città al celebre santuario, il Crocifisso necessitava di un intervento di consolidamento della pellicola pittorica deteriorata, oltre che di una generale pulitura e del risarcimento di diverse parti ammalorate o lacunose. Il restauro, ad opera di Francesca Mariotto di Verona, è stato condotto dopo alcune indagini diagnostiche che hanno permesso di accertare lo stato del supporto ligneo e della pellicola pittorica, con radiografie condotte dal tecnico diagnosta Florindo Romano della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza. I lavori sono stati diretti dal funzionario storico dell’arte Francesca Meneghetti, che per la Soprintendenza ha svolto il ruolo di responsabile unico di progetto per tutto il cantiere sulle sculture lignee vicentine, con la progettazione e direzione operativa del funzionario restauratore Rita Bonazzi.

La storia

Il Corcifisso martedì 6 novembre è stato ricollocato nella sua consueta sede. Esso appartiene al nucleo di “primizie” risalenti al primo cinquantennio dopo la fondazione del Santuario, avvenuta nel 1428. Sul piano documentario, risulta però incerta l’ubicazione originaria dell’opera. La lettura di alcune fonti d’archivio ha spinto gli studiosi Davide Maria Montagna e Aristide Dani a ipotizzare il nesso con un altare quattrocentesco, non più esistente, realizzato tra il 1458 e il 1459. Il committente sarebbe un certo Gaspare detto Testa del fu Girardo, di mestiere carbonaio (Gabrielli – Viriti 1704), originario “de Alemania” e al tempo “abitante nel monastero di S. Maria del Monte Berico di Vicenza” (Prina 1741), quindi di fatto un oblato o domestico, e che con un donativo terriero, prima mediante un atto notarile inter vivos nel 1452 e poi con il testamento del 14 settembre 1455, avrebbe reso possibile la costruzione della cappella “sub vocabulo Crucifixi pro anima ipsius testatoris” (Montagna 1963; Dani 1984). Le fonti non menzionano, invece, la presenza del crocifisso ligneo all’interno di questa cappella, smantellata dopo il 1733 (Rumor 1911, p. 235).

Oscura rimane anche la dinamica del presunto trasferimento dell’opera dalla chiesa ai Portici, il cui cantiere inizia nel 1746. La prima notizia certa legata espressamente al crocifisso risale al 1747, quando i presidenti della fabbrica dei Portici chiedono al marchese Luigi Sale di donare “l’antico Capitello detto del Crocifisso”, ottenendo il suo placet con la condizione “di colocare, cioè, in conveniente sito l’immagine venerata dei Crocefìsso, ora esistente nel Capitello” (Rumor 1911, p. 140).

In assenza di notizie più puntuali, resta comunque un forte dubbio se si tratta del medesimo manufatto o di due differenti crocifissi. Manca un fondamentale tassello per capire come mai e in che data la famiglia Sale avrebbe potuto acquisire un’opera di tale portata devozionale per un capitello devozionale documentato già nel XVII secolo, descritto come cappellina “del Ss. Crocefisso tutta spalierata de voti offerti da benefiziati” (Barbarano de’ Mironi V/1761, p. 329).

Dopo la concessione del “capitello” da parte del marchese, le informazioni diventano sempre più dettagliate e ci portano a scoprire la traslazione prima al 28° portico (Disconzi 1800) e poi in corrispondenza del raccordo tra i due bracci del porticato, detto non a caso “del Crocifisso”. Dopo la costruzione della Penitenzieria, il venerato crocifisso viene introdotto nel nuovo ambiente come segno tangibile di una continuità con le origini del Santuario.

Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti a disposizione (prenotazione consigliata).

Info e prenotazioni: museo@monteberico.it