Monte Cinto (Euganei) – Buso (o porta dei Briganti)

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Monte Cinto (Euganei) – Buso (o porta) dei Briganti
Monte Cinto (Euganei) – Buso (o porta) dei Briganti

Monte Cinto (Euganei) – Buso (o porta) dei Briganti: situato in una posizione spettacolare, dove si domina la pianura sottostante che arriva fino ai Monti Berici, fu rifugio dei patrioti veneti (chiamati sbrigativamente Briganti) che nel 1809 insorsero contro la criminale occupazione napoleonica, una serie di moti, di insorgenze che segnò l’intero territorio veneto, con una particolare partecipazione nell’alto vicentino, dove, il 19 luglio 1809 fu fondato un governo veneto nel nome di San Marco; è l’epoca dell’insorgenza tirolese guidata dall’eroe nazionale Andreas Hofer che riuscì più volte a sconfiggere l’esercito francese.

Ma fu l’intera Europa a sollevarsi contro i crimini napoleonici, a partire dalla Spagna dove il sacrificio dei patrioti spagnoli venne immortalato dal capolavoro di Francisco Goya.

Il buso ritornò ad essere utilizzato come nascondiglio più tardi dalla banda di Giovanni Stella nato a Noventa Vicentina 10/9/1767 e giustiziato a Padova il 2 ottobre 1812, all’età di 45 anni, le cui gesta vengono ancora ricordate in zona con l’espressione “El ghe n’a fato pezo de Stela”; più tardi attorno al 1848 le bande ritornano ad essere particolarmente attive, guidate in zona da un disertore austriaco, Antonio Magagnin, e la repressione dell’Austria fu durissima: oltre mille  veneti vengono condannati (all’interno c’era un po’ di tutto, malfattori, ma anche qualcuno  che voleva togliere ai ricchi per darlo ai poveri, c’era chi sognava il ritorno di San Marco, la Repubblica Veneta di Daniele Manin era, in fin dei conti, appena tramontata) e ben 414 furono fucilati.

La leggenda vuole che proprio nel buso visse a lungo un “brigante” che era riuscito a sfuggire agli sbirri, cambiò vita e diventato vecchio con la lunga barba bianca veniva considerato alla stregua di un eremita, un saggio al quale rivolgersi; un giorno un boscaiolo scivolò e si ruppe una gamba. L’eremita sentì le sue grida di dolore e lo portò sulle proprie spalle fino al paese e il giorno dopo fu trovato morto poco lontano per lo sforzo compiuto: il suo cuore aveva ceduto. Un mandorlo nacque in quel posto e ancor oggi è il primo che fiorisce ogni primavera (leggenda raccolta da Danilo Montin “I Colli Euganei nella memoria”).