Monte Grappa, tu sei la mia Patria: una canzone di eroismo e di gloria

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Testata de La Trincea del 31 marzo 1918
Testata de La Trincea del 31 marzo 1918

(Articolo sulla canzone del Monte Grappa di Giorgio Ceraso da VicenzaPiù Viva n. 1 settembre ottobre , sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).

Monte Grappa tu sei la mia patria è tra le più popolari canzoni della prima guerra mondiale, assieme all’altro famoso brano La leggenda del Piave. Per comprenderne le ragioni, è necessario ricordare che il Grappa è stato teatro di tre battaglie determinanti nella vittoria finale dell’Italia. La prima si combatté dal novembre al dicembre del 1917. Dopo l’infelice
esito della dodicesima battaglia dell’Isonzo, conclusasi con la disfatta di Caporetto (24 ottobre 1917) e il conseguente ripiegamento delle nostre truppe, la IV^ Armata, comandata dal generale Mario Nicolis di Robilant, ricette l’ordine di ripiegare dal Cadore alla linea Grappa-Montello, che divenne così il baluardo estremo dell’area montana tra Brenta e Piave. Una posizione che doveva essere mantenuta a tutti i costi, perché il suo sfondamento avrebbe consentito all’esercito austro-ungarico di dilagare nella sottostante pianura. Grazie all’eroico sacrificio di molti soldati, il nostro esercito riuscì a respingere gli assalti nemici nei cruentissimi scontri svoltisi dal 14 al 26 novembre e dall’11 al 21 dicembre 1917.
Il secondo episodio fu la cosiddetta battaglia del Solstizio, combattuta dal 15 al 23 giugno 1918. Nel marzo era stato assegnato al generale Gaetano Giardino il comando della IV^ Armata, che aveva ricevuto l’ordine di presidiare solamente l’area montana compresa tra Brenta e Piave e che, da allora, assunse la denominazione ufficiale di «Armata del Grappa». L’atteso assalto nemico divampò all’alba del 15 giugno, ostinato, tenace, rabbioso. La reazione delle forze italiane fu altrettanto poderosa e decisa, grazie anche ai ben muniti apprestamenti e alle radicali sistemazioni, che il respingimento del nemico nelle battaglie di novembre e dicembre 1917 consentì di predisporre. Dopo due giorni di scontri sanguinosissimi sul Grappa, l’Armata ricacciò il nemico sulle posizioni originarie, «sfracellandolo contro le gole e le valli1».

Copertina del fascicolo la Canzone del Grappa, Edizioni CarischMilano, 1920 circa. Coll. G. Ceraso
Copertina del fascicolo la Canzone del Grappa, Edizioni Carisch
Milano, 1920 circa. Coll. G. Ceraso

Se le prime due battaglie furono difensive, la terza, iniziata all’alba del 24 ottobre 1918, anniversario della sconfitta di Caporetto, fu, invece, scatenata dall’Italia ed ebbe come teatro delle operazioni il Piave, il massiccio del Grappa, il Trentino e il Friuli. L’Armata ebbe il compito di impegnare sul fronte del Grappa l’esercito austro-ungarico e di irrompere nel solco feltrino, per facilitare la concomitante grande offensiva del Piave, che consentì di aprire un varco lungo il fiume, ai piedi del Montello, spianando così la strada verso Vittorio Veneto, Trento e Trieste e restituendo all’Italia i sacri confini. Alle ore 15 del 3 novembre – ora dell’armistizio di Villa Giusti – l’Armata raggiunse la linea che va da Borgo in Val Sugana a Fiera di Primiero in Val Cismon. La battaglia era vinta e l’Armata aveva concluso vittoriosamente il compito affidatole.
Il Grappa fu dunque il fulcro delle operazioni della guerra 1915-1918. Se ne resero conto anche le popolazioni che vi gravitavano, come testimoniano le seguenti parole, pronunciate
il 23 febbraio 1918 alla Camera dei deputati dall’allora presidente del Consiglio e Ministro dell’Interno Vittorio Emanuele Orlando: «La Camera [non può non ascoltare] la voce che
ci viene dal di là del fronte attuale.
È una comunicazione ricevuta oggi dal Comando Supremo, colla quale si portano a conoscenza le seguenti notizie desunte da interrogatori di un sottufficiale austriaco di nazionalità perseguitata, un boemo, volontariamente presentatosi alle nostre linee del Monte Pertica. È la voce dei nostri fratelli che sono di là dal Piave: “La popolazione di Fonzaso, composta in gran parte di donne e di bambini, vive ritirata in silenzio, mantenendo un contegno dignitoso e fiero di fronte agli austriaci. Si legge la tristezza nel volto di ogni italiano. Ogni giorno le chiese sono affollate di devoti. Succede spesso di vedere per le strade delle donne che, incontrandosi, si mettono a piangere. I ragazzi cantano una canzone col ritornello: Monte Grappa tu si la mia Patria!”2».
La «canzone col ritornello», ricordata dall’onorevole Orlando, dilagò presto tra le truppe italiane. Tant’è che la testata de La Trincea del 31 marzo 1918, n 93, «periodico dei Soldati del Grappa» stampato a Vicenza presso le Arti Grafiche Vicentine G. Rossi e C., dichiara essere la già ricordata intonazione «Monte Grappa, tu sei la mia patria ritornello della Canzone dei neo irredenti».

Partitura della Canzone con nota in calcedi A. Meneghetti (da N. n., Monte Grappa, a cura del Ministero della Difesa, Roma 1977, p. 63)
Partitura della Canzone con nota in calce di A. Meneghetti (da N. n., Monte Grappa, a cura del Ministero della Difesa, Roma 1977, p. 63)

Stando, perciò, a quanto dichiarato dall’onorevole Orlando il 23 febbraio 1918 e a quanto ribadito il successivo 31 marzo ne La Trincea, la canzone del Grappa sembrerebbe, all’epoca, già completa di parole e di musica e ben diffusa tra le truppe4.
Secondo l’opinione corrente, invece, gli orecchiabili e armoniosi
versi endecasillabi della canzone furono scritti il 4 agosto 1918 a villa Dolfin Boldù di Rosà, sede del Comando, dal generale Emilio De Bono, comandante del IX^ Corpo d’Armata e la musica dal compositore capitano Antonio Meneghetti, a capo della IV Compagnia del 92^
Reggimento di Fanteria, lì convocato all’indomani da De Bono. Ulteriore testimonianza proviene dal medesimo Meneghetti, che, in calce ad un foglio datato 3 agosto 1958 e contenente la partitura della canzone, annota testualmente: «Con l’animo memore e vibrante da sentimenti che, dopo la battaglia del Solstizio, mi inspirarono le note della gloriosa “Canzone”, offro questa composizione al rifugio Alpino “Bassano” a Cima Grappa che raccolse le sue prime a note, preludio e certezza della grande Vittoria5». La rivista L’Alpino riporta, invece, che «la Canzone del Grappa” fu eseguita per la prima volta il 12 agosto 1918 da un gruppo di 20 musicanti e 30 coristi, diretti dallo stesso Meneghetti, a Galliera Veneta per un’audizione chiesta dal generale Giardino. In pubblico fu invece
eseguita il 24 agosto da 100 musicanti della Banda parrocchiale di Rosà e 300 soldati coristi, alla presenza del Re d’Italia Vittorio Emanuele III, del Duca di Aosta Emanuele Filiberto di Savoia e di numerosi generali tra i quali Armando Diaz, Pietro Badoglio e Gaetano Giardino6».

Testo della Canzone del Grappa e foto di E. De Bono, G. Giardino eA. Meneghetti. Coll. G. Ceraso
Testo della Canzone del Grappa e foto di E. De Bono, G. Giardino e A. Meneghetti. Coll. G. Ceraso

Fatto sta che, da quel giorno, il motivo divenne una sorta di inno nazionale, suonato nei teatri, nelle piazze, nelle case e, naturalmente, nelle trincee. Grazie anche ad una edizione per mandolino, donata dal generale Giardino ai suoi soldati in 150.000 copie, accompagnate dalle seguenti parole: «… ecco a voi, soldati del Grappa, la canzone d’amore e di fede che da Fonzaso, a Feltre, a Belluno sospira dolcemente fra le catene austriache. Ancora per poco, soldati del Grappa! Imparatela tutti. Sentite che ardenti lacrime vi sono dentro! Sospiratela piano anche voi, nelle veglie sul monte, come un giuramento d’armi. Cantatela dolce nel raccoglimento serale delle vostre tende, come una canzone d’amore. Cantatela balda nelle vostre marce, come promessa di liberazione. …. 7».
De Bono e Meneghetti affidarono poi alla Casa Editrice Musicale A. & G. Carisch & C. di Milano la pubblicazione di un fascicolo, contenente il testo e la musica, corredata dalle immagini fotografiche di E. De Bono, G. Giardino e A. Meneghetti e da una pagina storica. La copertina reca il disegno di un ragazzo, che, furtivamente, scrive sul muro di una casa diroccata il fatidico incipit della canzone, che accompagnò i tanti sacrifici e lutti che condussero alla gloriosa vittoria del 4 novembre 1918. Nel 1925 l’architetto Alessandro Limongelli, progettista del vecchio Sacrario Militare sul Monte Grappa, fece costruire, a imperitura memoria, un enorme sarcofago, chiamato Il Portale Roma, recante la scritta, a caratteri cubitali, Monte Grappa tu sei la mia patria.

Di Giorgio Ceraso (per gentile concessione di Storie Vicentine).

Note:

1 V. E. Orlando, Atti Parlamentari, Legislatura XXIV, 1^ Sessione – Discussioni – Tornata del 22 giugno 1918, p. 4559.

2 V. E. Orlando, Atti Parlamentari, Legislatura XXIV, 1^ Sessione – Discussioni – Tornata del 23 febbraio 1918, p. 16094.
3 Da http://www.bsmc.it/grandeguerra/foto/La%20Trincea/Galleria/LaTrincea/pages/36.html, consultato il 2 aprile 2023.
Vedi anche https://www.combattentiereduci.it/notizie/tu-sei-la-mia-patria, consultato il 2 aprile 2023.

4 Cfr. al riguardo, L. Cadeddu – E. Grando, Monte Grappa tu sei la mia Patria, in Baluardo Grappa. Il massiccio del Grappa prima e durante la Grande Guerra, vol. 3, a cura di S. Gambarotto, Treviso 2008, pp. 131-133.
5 Il testo e l’immagine sono tratti da N. n., Monte Grappa, a cura del Ministero della Difesa, Roma 1977, p. 63.
6 N. n., La “Canzone del Grappa” compie 90 anni, in L’Alpino, n. 8, Settembre 2008, p. 22. Le pp. 22-23 contengono anche una testimonianza del decorato con la Croce di guerra A. Andreoletti.
7 G. Giardino, Rievocazioni e riflessioni di guerra, Milano 1929, p. 414.