La vittima, Caterina Marisotto, residente a Montecchio Maggiore, dopo vari accessi al Pronto Soccorso di Arzignano, è spirata l’8 novembre al San Bortolo di Vicenza: domani l’autopsia
Si era fratturata un braccio cadendo in casa, ma c’era dell’altro: eppure, nonostante i dolori lancinanti, le chiamate al 118 dei familiari, e i ripetuti accessi al pronto soccorso dell’ospedale di Arzignano, nessuno è intervenuto su un’emorragia in corso finché non è stato troppo tardi. La Procura di Vicenza, riscontrando la denuncia querela dei congiunti della vittima, che si sono affidati a Studio3A (dalla cui nota riprendiamo le informazioni mentre in merito alla vicenda abbiamo chiesto la posizione ufficiale dell’Ulss 8), ha aperto un procedimento penale per l’ipotesi di reato di omicidio colposo in ambito sanitario, per fare luce sul decesso di una ottantottenne di Montecchio Maggiore.
La vittima è Caterina Marisotto, spirata venerdì 8 novembre all’ospedale San Bortolo di Vicenza dopo più di una settimana di sofferenza. A dispetto dei suoi anni e di qualche patologia legata all’età avanzata, l’anziana, che viveva con una delle figlie, godeva ancora di buona salute, era del tutto autosufficiente e si prendeva cura anche dei nipoti. Il 30 ottobre è caduta malamente nella sua abitazione: i suoi cari hanno subito allertato il 118 e la donna è stata trasportata in ambulanza al Pronto Soccorso dell’ospedale di Arzignano dove, dopo i vari accertamenti, le è stata riscontrata una frattura all’omero sinistro.
Alle otto di sera, dopo un’ora e mezza dal suo arrivo, la paziente era stata dimessa con l’invito a tornare il mattino seguente per la visita ortopedica e per la gessatura del braccio, che le è stato immobilizzato: le sono stati prescritti riposo assoluto all’arto, un antidolorifico e una visita di controllo per il 29 novembre.
Da subito, appena tornata a casa, la donna ha iniziato a sentire dolori sempre più forti anche alla gamba sinistra e al ventre, con tanto di comparsa di un ematoma, gonfio e duro, sul fianco sinistro. Una delle nipoti, all’una di notte del primo novembre, ha, quindi, richiamato il 118 e la signora Marisotto è stata ricondotta al Pronto Soccorso di Arzignano dove è stata seguita dallo stesso medico che l’aveva gestita in occasione del precedente accesso. e che anche in questa circostanza non avrebbe ritenuto, a detta dello Studio 3A, di consentire ai familiari di essere presenti alla visita per riferire la situazione clinica e i farmaci assunti abitualmente dalla paziente.
Il dottore ha disposto altri accertamenti, ma alla fine ha ascritto i dolori addominali ad una “lieve costipazione”, prescrivendo alla paziente una terapia farmacologica ad hoc e dimettendola nuovamente, nonostante il figlio e la nipote dell’anziana, dopo la visita, avessero esplicitamente richiesto al sanitario se potessero esservi pericoli di emorragie interne sollecitando l’esecuzione di una più approfondita Tac addominale anziché la “semplice” ecografia alla zona endoperitoneale che era stata effettuata, e che aveva dato esito negativo, o almeno un periodo di osservazione all’ospedale.
A casa, infatti, nonostante l’assunzione dei farmaci prescritti, i dolori aumentavano sempre di più tanto che la signora Marisotto nel pomeriggio del 2 novembre ha cominciato a manifestare anche segni di confusione mentale, incapacità di formulare frasi compiute, delirio: non riconosceva nemmeno più le persone che le stavano intorno.
Altra chiamata al Suem e terzo trasporto in ambulanza al pronto soccorso dell’ospedale di Arzignano dove stavolta, anche alla luce dei risultati allarmanti di alcuni esami, i dottori hanno disposto il ricovero nel reparto di Medicina dove i medici hanno presto accertato la gravità della situazione, confermata dalla Tac all’addome da cui è emerso uno “spandimento ematico da lesioni vasali ad entrambi i muscoli psoas”.
È stato, quindi, deciso, d’accordo con la famiglia, il trasferimento urgente all’ospedale di Vicenza per tentare di salvare l’anziana con un intervento di embolizzazione, ad alto rischio data l’età: operazione a cui l’ottantottenne è stata sottoposta in sedazione solo locale nel timore che non reggesse ad un’anestesia totale, ma riuscita solo in parte.
I medici che l’hanno eseguita avrebbero detto ai familiari che si era intervenuti troppo tardi. Purtroppo l’anziana non ce l’ha fatta, alle 8.45 dell’8 novembre è deceduta. “Sentivo che qualcosa non andava nella mia pancia” avrebbe continuato a ripetere la nonna durante il ricovero a Vicenza nei pochi momenti di lucidità, essendo sottoposta a sedazione continua e controllata per i dolori. Dicendosi anche “amareggiata” per come, lo si legge sempre nella nota di parte, il dottore del Pronto Soccorso di Arzignano che l’aveva presa in carico in occasione dei primi due accessi avesse dato poco peso alle algie e i sintomi che riferiva.
Scossi dal dolore per la perdita ma anche a dir poco perplessi per come la loro cara era stata seguita, i congiunti dell’anziana hanno quindi deciso di andare fino in fondo. Si sono rivolti a Studio3A-Valore S.p.A., e sabato 9 novembre hanno presentato un esposto ai carabinieri di Montecchio Maggiore chiedendo all’autorità giudiziaria di disporre gli accertamenti più opportuni per chiarire con precisione le cause del decesso della signora Marisotto ed eventuali profili di responsabilità penale in capo ai sanitari che l’hanno seguita all’ospedale di Arzignano, fornendo anche tutta la documentazione e alcuni video in loro possesso.
Ritenendo l’istanza meritevole di essere accolta, il Pubblico Ministero della Procura berica dott. Paolo Fietta ha, dunque, aperto un fascicolo per omicidio colposo, al momento contro ignoti, ha acquisito tutte le cartelle cliniche integrali, posto sotto sequestro la salma dell’anziana e disposto l’autopsia, affidando l’incarico al medico legale dott. Andrea Porzionato, che procederà con l’esame nella giornata di domani, venerdì 15 novembre, all’ospedale di Vicenza.