Monumenti scomparsi, riemergono dal passato di Roma nei suoi dipinti “custoditi” da Valter Mainetti

L’evoluzione incessante dell’assetto urbanistico e architettonico della città di Roma nei secoli passati è visibile sui dipinti del vedutismo settecentesco romano

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Antonio Joli - Campo Vaccino: nei dipinti la storia dei monumenti di Roma
Antonio Joli - Campo Vaccino

Molti pittori tra Settecento e Ottocento amano osservare e riprodurre i paesaggi ricchi di monumenti, ricordo di epoche passate e, quindi, monito e insegnamento per i posteri. Davanti a queste opere il nostro sguardo è portato ad osservare e indagare alla ricerca di differenze e cambiamenti rispetto a nostro paesaggio urbano.

Un esempio è il dipinto di Antonio JoliVeduta di Campo Vaccino a Roma” del 1740 circa, della Collezione della Fondazione Sorgente Group, presieduta da Valter Mainetti. Una scenografia che si apre dinanzi al nostro sguardo lasciandoci meravigliati e incuriositi nel voler ritrovare e riconoscere i monumenti che ancora oggi vediamo oppure che sono scomparsi. Così afferma Mainetti: “I dipinti di vedute antiche sono una fonte inesauribile di informazioni, una “fotografia” unica che ci guida nella comprensione del passato. Le fonti scritte da sole non sarebbero sufficienti.

Abbeveratoio
Abbeveratoio

Così la prima curiosità che compare proprio al centro del nostro dipinto è un abbeveratoio, attorno al quale si avvicinano persone e bestiame, realizzato insieme alle condutture idriche per volere Papa Sisto V (Felice Peretti): il Foro romano è ormai adibito a pascolo e mercato del bestiame, prendendo il nome di “Campo Vaccino”.

Fontana
Fontana

Interessante è sapere che la vasca di granito orientale nel 1816 fu smantellata in occasione dei primi scavi archeologici e portata sul Quirinale vicino alle statue dei Dioscuri, mentre il mascherone scolpito in una valva di conchiglia, dalle ciglia aggrottate e dai grandi baffi oggi si può ammirare sopra un’antica vasca in granito all’ingresso del Giardino degli Aranci, in piazza Pietro d’Illiria.

 

Altre curiosità e sorprese ci attendono osservando il dipinto.

Ecco, infatti, l’Arco di Tito completamente inglobato tra due murature: a sinistra il convento di Santa Francesca Romana, che oggi, ridotto nelle dimensioni, ospita la Soprintendenza Archeologica di Roma e l’Antiquarium del Foro, mentre a destra il lungo muro di cinta della proprietà Farnese, oggi completamente assente poiché venne distrutto nel 1883-4 per consentire gli scavi archeologici.

Horti farnesiani
Horti farnesiani

La proprietà farnese comprendeva una serie di costruzioni, ma soprattutto i giardini, gli Horti Farnesiani, un giardino impostato secondo un criterio collezionistico dove erano presenti tutti i tipi di piante, alcune introdotte qui per la prima volta in Italia, soprattutto le nuove piante dalle Americhe, come l’agave americana, la Yucca, la mimosa, la passiflora del Perù arrivando all’acacia che da qui prese il nome di Acacia Farnesiana. Insieme fu creato anche un vero e proprio orto, coltivando per la prima volta in Italia i pomodori, i peperoni, i peperoncini ed il fico d’India. Lo stesso Goethe rimase meravigliato da tanta bellezza. Oggi sopravvive solo il portale di accesso agli Horti Farnesiani, che venne smontato alla fine dell’800 e, dopo una serie di vicissitudini e smarrimenti, poté essere di nuovo ammirato dalla metà degli anni ’50 in via di S. Gregorio, come accesso monumentale al Palatino.

Compiere queste osservazioni deve indurci a riflettere sull’opportunità di distruggere edifici e monumenti sulla scorta dell’indagine archeologica. Sono scelte che necessitano una profonda scelta consapevole”, afferma Mainetti.

Monumenti scomparsi di Roma: Santa Maria Liberatrice al Foro Romano prima della demolizione nel 1909
Santa Maria Liberatrice al Foro Romano prima della demolizione nel 1909

Alle spalle delle tre colonne del Tempio dei Dioscuri sembra nascondersi la facciata e il fianco della chiesa, oggi scomparsa, di S. Maria Liberatrice, demolita nel 1902 nell’ambito degli scavi archeologici per riportare alla luce i resti della basilica paleocristiana di S. Maria Antiqua. Costruita nel 1617 dall’architetto Onorio Longhi, è possibile conoscere il suo aspetto solo grazie ai pittori e incisori del passato.

Questo è un modo diverso di osservare un dipinto, che non vuole essere semplicemente una “veduta”, ma un documento di storia urbanistica e di architettura.

Valentina Nicolucci