(Articolo da VicenzaPiù Viva n. 6, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).
Una passeggiata nelle testimonianze artistiche medievali del territorio che ci calano intensamente nel periodo pasquale.
Approfittando dell’approssimarsi del periodo pasquale, possiamo idealmente (ma possiamo farlo anche materialmente) metterci in viaggio e, nel raggio di pochi chilometri, percorrere per intero i momenti essenziali della Pasqua attraverso le espressioni artistiche del medioevo vicentino, scoprendo, forse a sorpresa, quante e quanto importanti esse siano.
È ben noto come il mondo medievale, nelle sue espressioni artistiche, sia stato quasi interamente religioso: l’attenzione al mondo ultraterreno ha rappresentato per l’uomo medievale un elemento fondante della propria vita, spesa in una tensione continua verso l’aldilà, verso il premio o la dannazione eterna; non è facile per noi uomini del XXI secolo comprendere come e in quale misura gli uomini del periodo medievale riservassero alla religione e, ovviamente, alla fede uno spazio importantissimo nel contesto della loro quotidianità, un’espressione spesso reale, come testimoniano per esempio i pellegrinaggi in Terrasanta, che per lo più confondiamo con un movimento volto alla conquista di territori d’oltremare, ma che per la maggior parte dei pellegrini, soprattutto nelle prime crociate, rappresentava in primis il desiderio di visitare i luoghi santi e di trarne giovamento per la propria salvezza spirituale.
Ecco dunque che in tale contesto, in cui il connubio tra arte e religione costituisce un elemento di fondamentale importanza nella mente dell’uomo medievale, la raffigurazione del cuore stesso della cattolicità non poteva che concentrarsi sui tre giorni durante i quali Cristo fu crocifisso per poi risorgere dei morti.
L’arte medievale vicentina, al pari di tutte le manifestazioni artistiche contemporanee, non soltanto si è concentrata su questi momenti essenziali, ma lo ha fatto attraverso figure di artisti, talvolta sconosciuti, poche altre volte noti alla critica, che hanno rappresentato in maniera straordinaria il momento della crocifissione, della deposizione e infine della risurrezione di Cristo.
Saliamo dunque in auto e dirigiamoci verso nord raggiungendo la località di Schio dove, all’interno di un piccolo edificio dedicato a San Martino (fig. 1), possiamo osservare una crocifissione dai toni in parte drammatici, ma che sembrano anche trasmetterci una serenità data dalla certezza che presto quel momento di morte si sarebbe trasformato In un interminabile periodo di gioia. La figura di Maria e quella di s. Giovanni, benché contrite nello sguardo, sembrano quasi accettare il drammatico momento nella consapevolezza della sua fugacità, e il volto di Cristo non è il volto di un sofferente, ma quasi di un dormiente, in attesa appunto della risurrezione.
Di questi affreschi– che risalgono alla seconda metà del XIV secolo – non conosciamo l’autore, ma da raffronti con altri esempi del territorio, in particolare quelli della chiesa dell’Immacolata concezione di S. Vito di Leguzzano (a pochi chilometri da Schio), possiamo affermare che si trattava di maestranze locali che, probabilmente dopo essere entrate in contatto con frescanti di altre aree della penisola, sono state in grado di esprimere il momento artistico più rilevante della religiosità medievale non soltanto sotto il profilo religioso, ma con capacità artistiche di notevole rilievo.
Lo stesso possiamo dire del secondo dei tre momenti, la deposizione, raffigurato nella chiesa di S. Vincenzo a Grancona (fig. 2), località per la quale dobbiamo spostarci verso il Basso Vicentino, approfittando magari di godere anche dei numerosi e validi punti di ristoro dell’area.
La composizione del quadro ci ricorda sostanzialmente quella della chiesa di S. Martino a Schio, ma questa volta il corpo di Cristo, con una rigidità che lo avvicina alle espressioni artistiche del Nord Europa, poggia in grembo alla Madre, anch’essa sicuramente rattristata,
ma certa che quel drammatico momento costituisce soltanto un breve Intermezzo tra il dolore e la gioia.
Accanto a lei, alla sinistra di chi osserva, una delle sante più rappresentate nell’arte medievale, s. Caterina di Alessandria e, a destra, una di quelle che più hanno appassionato non soltanto sotto il profilo artistico e religioso, ma esoterico: s. Maria Maddalena.
Saliamo nuovamente in auto e ci dirigiamo ancora a nord (il modo migliore per conoscere a fondo un territorio affascinante) ed entriamo nella chiesa dedicata a S. Giorgio a Velo D’Astico (fig. 3); qui possiamo osservare i momenti successivi alla crocifissione e in particolare il momento glorioso della risurrezione, dipinta questa volta da un pittore noto (Battista da Vicenza, che operò a cavallo tra XIV e XV secolo e di cui conosciamo numerose opere) all’interno della cappella dedicata a S. Antonio e voluta dei signori locali, i Maltraversi; il pittore vicentino è riuscito nell’intento di chiudere in maniera trionfale il momento pasquale in cui Cristo luminoso trionfa sulla morte.