Il circolo Caracol Olol Jackson di Vicenza ha organizzato un presidio per martedì 4 maggio per chiedere di fare luce sulla misteriosa morte dell’italiano Luca Ventre in Uruguay, questione sollevata anche dal deputato vicentino di Forza Italia Pierantonio Zanettin. “Il foglio statistico redatto dall’Università di Tor Vergata, ricevuto dalla famiglia, conferma che quasi certamente la morte è avvenuta per soffocamento all’interno delle mura dell’ ambasciata italiana in Uruguay – spiega l’associazione Caracol in un comunicato -. La magistratura ha concesso il nullaosta per la restituzione alla famiglia della salma di Luca Ventre, il 35enne originario della Basilicata morto in circostanze poco chiare in Uruguay. I funerali avverranno martedì 4 maggio alle ore 9.00, a Vicenza, dove vive la madre di Luca, Palma Roseti, originaria di Senise, e parte della sua famiglia. Il padre, invece, vive in Uruguay”.
“«È stata messa in atto una macabra messinscena per nascondere la verità sulla morte di mio figlio. Ma io non mi arrendo, voglio verità e giustizia». Palma Roseti, che vive a Vicenza, è la mamma di Luca Ventre, il giovane imprenditore italiano morto il 1° gennaio di quest’anno a Montevideo. Quel giorno, sono le prime ore della mattina, Luca si presenta davanti all’ambasciata italiana. Suona ma non ottiene risposta. Decide allora di scavalcare il cancello. Da giorni è fortemente preoccupato, si sente minacciato e teme per la sua incolumità. Forse per questo supera la recinzione: spera che lì qualcuno lo aiuti. All’interno dell’ambasciata a garantire la sorveglianza non vi sono forze di sicurezza italiane, come dovrebbe essere per legge, ma due addetti alla vigilanza uruguaiani, una guardia privata e un poliziotto. Luca non ha intenzioni aggressive, è disarmato. Non costituisce un pericolo e per dimostrarlo si inginocchia, le mani dietro la schiena, pronto a farsi ammanettare. Il poliziotto per tutta risposta lo butta a terra e gli mette un braccio attorno al collo. Lo tiene fermo per oltre venti minuti”.
“A rivedere il filmato delle telecamere di sicurezza che riprendono la scena viene da pensare alla morte di George Floyd, avvenuta il 25 maggio 2020 a Minneapolis. Mancano pochi minuti alle 7,30 di quella mattina tragica quando il poliziotto molla la presa. Luca è immobile già da diversi minuti. Intanto l’altro addetto alla vigilanza è al telefono. Sono circa le 7,40 quando il cancello della rappresentanza diplomatica si apre ed entra una vettura della polizia uruguaiana con tre persone a bordo. Luca viene sollevato di peso e caricato sull’auto, per essere portato al più vicino ospedale, a pochi minuti di distanza. Ma non viene condotto subito al pronto soccorso: prima che un medico lo possa vedere passano almeno una decina di minuti. Non c’è nessuna fretta di salvargli la vita. Semplicemente perché Luca è probabilmente già morto?
Ecco quella che la madre di Luca chiama «macabra messinscena». O quella che si potrebbe definire «morte per soffocamento ritardato»
Sulla vicenda della morte del ragazzo è cominciata una mobilitazione che ha portato alla costituzione del comitato lucano ‘’Verità per Luca Ventre’’. Il comitato è promosso da ANPI, LIBERA contro le Mafie, ARCI, Unione degli Studenti, FILEF, ARCI, Mega Tolve, Associazione “Giuseppe Tedeschi”, ASSA e AGORAUT, e diversi cittadini e ha avviato una serie di iniziative tese all’accertamento della verità sulle modalità che hanno causato la morte del giovane di Senise. L’ultima azione del comitato, in ordine di tempo, è chiedere ufficialmente alle istituzioni regionali, a cominciare dai Comuni lucani e, in primis, da quello di Senise (paese in cui si trova ancora gran parte della famiglia di Luca) di prendere una posizione chiara e definita di condanna contro la violenza a cui il giovane è stato sottoposto prima di arrivare in ospedale, quella mattina del 1 gennaio scorso. “Perché ad oggi inaccettabile che dal governo italiano, in particolare dal Ministero degli Esteri, non sia ancora stato detto nulla per condannare la violenza nei confronti di un cittadino italiano che, sul suolo italiano (l’ambasciata) è stato tenuto a terra, inerme, da un poliziotto uruguaiano in quelli che sono stati gli ultimi minuti della sua vita. Poche settimane fa il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e cooperazione internazionale Benedetto Della Vedova, in risposta ad un’interrogazione, ha restituito una ricostruzione della vicenda che continua a non convincere la famiglia sia per le cause che hanno portato alla morte di Luca (era ancora vivo all’arrivo all’ospedale ma le telecamere di sorveglianza mostrano chiaramente che gli agenti lo portano via a peso morto), sia per la circostanza contraria rispetto alle normative internazionali, che prevederebbe ‘’l’obbligo, a carico del Paese ospitante, di proteggere i locali della sede da ogni intrusione’’. Nessuna parola, invece, sulla violenza subita da Luca e mostrata dai filmati. A Vicenza l’associazione Caracol Olol Jackson onlus ha ritenuto doveroso è importante mettersi a disposizione e in movimento per supportare la famiglia e il Comitato Lucano nel sensibilizzare la città sull’accaduto. Per questo martedì 4 maggioore 18.30 sotto il comune di Vicenza, è stato indetto un presidio per richiedere che venga presa una posizione chiara di condanna di tale violenza e che aderiscano e siano essi stessi promotori di richiesta di chiarezza e giustizia per Luca, con il coinvolgimento del governo regionale mediante interrogazioni o mozioni sul caso – conclude l’associazione – come già avvenuto a livello parlamentare”.