Morte volontaria, parte da Vicenza la raccolta firme per la legge in Veneto

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associazione luca coscioni vicenza padova
Fulvia Tomatis e Diego Silvestri

Si è tenuta oggi a Vicenza la conferenza stampa per annunciare l’avvio delle sottoscrizioni per la legge veneta sulla Morte volontaria.

Si tratta della proposta di legge di iniziativa popolare lanciata dall’Associazione Luca Coscioni in presenza dei due promotori Fulvia Tomatis e Diego Silvestri della cellula Vicenza – Padova dell’associazione.

“Sono necessarie 7 mila firme di residenti veneti da raccogliere in 6 mesi per depositare al Consiglio  della Regione Veneto una normativa di attuazione, con procedure e tempi – spiegano i promotori -, per accedere ad una morte volontaria attraverso l’auto somministrazione del farmaco letale. L’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica inizierà la raccolta delle sottoscrizioni domani, dal Veneto, prima regione in Italia. 

I primi tavoli di raccolta firme si terranno il 4 febbraio a Vicenza (dalle 9.30 alle 19 in Contrà Cavour angolo Corso Palladio), Treviso (dalle 9 alle 12.30 in Porta San Tomaso), Venezia (dalle 10 alle 13 in Piazzetta XXII Marzo), Padova (dalle 11 alle 16 in Piazza delle Erbe) e Verona (dalle  10 alle 18 presso lo Studio legale Parotto in Via San Salvatore Corte Regia, 11). 

Le condizioni previste dalla sentenza numero 242 del 2019 della Corte Costituzionale per  accedere al suicidio medicalmente assistito, che ha valore di legge e attualmente regolamenta il tema nel nostro paese, al termine del processo Cappato/Antoniani sono quattro: 1) essere affetto da patologia irreversibile, 2) che produca sofferenze fisiche o psicologiche che la persona reputa intollerabili 3), la capacità di prendere decisioni libere e consapevoli, e 4) essere tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale.

Tali condizioni della persona malata insieme alle modalità per procedere al suicidio medicalmente assistito devono essere verificate dal SSN previo parere del comitato etico competente. 

Nella proposta di legge vengono definiti tempi e procedure certi per la verifica delle condizioni e delle modalità per l’accesso al percorso di suicidio medicalmente assistito così come auspicato di recente dal presidente Luca Zaia (Leggi qui)”.  

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Fulvia Tomatis e Diego Silvestri

Il promotore della cellula vicentina, Diego Silvestri, ha detto: “In attesa di una legge nazionale, le Regioni possono ricoprire un ruolo fondamentale per completare la procedura di verifica delle condizioni del malato che vuole accedere alla morte medica volontaria in tempi certi e con modalità definite.

In Veneto il tema del fine vita è particolarmente sentito grazie anche all’azione di Stefano Gheller (leggi qui) che ha  noltrato la richiesta di accesso alla verifica delle proprie condizioni alla Aulss Pedemontana. Stefano ha ottenuto la verifica e la relazione medica in tempi brevi senza la necessità, come invece avvenuto per altre persone malate come Federico Carboni, di ricorrere ai tribunali per poter fruire di un diritto sancito a livello nazionale. La PDL regionale ha proprio lo scopo di conferire certezza organizzativa al percorso di fine vita ai sensi della sentenza 242/2019 definendo tempi, procedure e ruoli, incluso quello dell’azienda sanitaria, a farsi carico di tutte le spese necessarie  come indicato già dal Ministero della Salute con comunicazione dello scorso giugno”.  

Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente segretario e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica dichiarano: “La sentenza Cappato-Antoniani della Corte  costituzionale ha affermato il rispetto della volontà della persona che vuole scegliere il proprio fine  vita in questo caso con l’aiuto al suicidio. L’aiuto al suicidio fornito solo in presenza di determinate  condizioni del malato, dal 28.11.2019 non è più reato in base alla sentenza Cappato della  Consulta. Se la determinazione dei diritti civili e sociali è di esclusiva competenza statale, l’art.  117, 3 comma, della Costituzione attribuisce alle Regioni competenza concorrente a tutelare la  salute dei cittadini e dunque, sulla base dei livelli minimi individuati sul piano nazionale, le  Regioni possono intervenire a disciplinare procedure e tempi di applicazione dei diritti già  individuati. E come hanno dimostrato le storie di Federico Carboni, Fabio Ridolfi ed altre persone  malate che in questi anni hanno chiesto l’accesso alla morte assistita, proprio i tempi e le  procedure rappresentano elementi fondamentali affinché il diritto della persona affermato da carte  fondamentali sia efficacemente ed effettivamente fruibile. La stessa Carta dei diritti fondamentali  dell’Unione europea riconosce, all’art. 41, il diritto per ogni persona a che le questioni che la  riguardano siano trattate entro un termine ragionevole dalle istituzioni”.