Morti bianche in crescita: 1.450 le segnalazioni nel 2018. FQ: il maggior numero di decessi dal 2008

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FQ: i numeri delle morti bianche nel 2018
FQ: i numeri delle morti bianche nel 2018

Nel 2018 il lavoro in Italia ha tolto la vita a 1.450 persone, ma almeno 200 di queste morti bianche sfuggiranno alle statistiche ufficiali. A tenere il conto nei campi, nei cantieri e nelle fabbriche – oltre che nelle strade per raggiungerli – è l’Osservatorio indipendente di Bologna morti sul lavoro. Fondato nel 2008 dall’ex operaio Carlo Soricelli con lo scopo di tenere alta l’attenzione dopo il rogo della Thyssenkrupp di Torino (dicembre 2007) in cui persero la vita sette operai, aggiorna i propri dati in tempo reale raccogliendo notizie di stampa e segnalazioni dirette. In questo modo riesce ad andare oltre i dati dell’Inail, l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, che sono incompleti per definizione.

L’Osservatorio indipendente di Bologna

Dopo dieci anni, l’osservatorio (sulle morti bianche) ha rilevato un record negativo. I decessi avvenuti durante la prestazione lavorativa sono passati dai 634 del 2017 ai 703 dell’anno appena trascorso: mai così tanti dal primo gennaio 2008. Aggiungendo i 747 morti nel tragitto tra casa e lavoro (nel 2017 erano 716) si arriva a 1.450. Cento in più rispetto al 2017, anno in cui i casi conteggiati dall’osservatorio sono stati 1.350, mentre quelli denunciati all’Inail si sono fermati a 1.112.

L’Inail

Prima di tutto, però, va chiarito un aspetto: non c’è nessun complotto dell’Inail per sottostimare il numero di decessi. L’istituto pubblico per la sicurezza nei luoghi di lavoro si limita a comunicare il numero di denunce che riceve che, però, sono meno dei casi effettivi, per almeno due motivi: mancano sia quelle sui lavoratori in nero che quelle sugli addetti non assicurati con l’Inail. Quindi non è possibile fotografare l’entità del problema con le sole tabelle dell’ente.

I dati dell’Osservatorio

Fatta questa premessa, si possono confrontare i due tipi di dati. Partiamo da quelli dell’Osservatorio di Bologna. Delle oltre settecento vittime del lavoro in senso stretto, una su tre era impiegata nell’agricoltura. In questo settore, fanno notare, spesso è fatale l’utilizzo del trattore: ben 149 sono i morti schiacciati dal ribaltamento del mezzo. Nell’edilizia, invece, i decessi sono il 15,2 per cento. Seguono poi gli auto-trasportatori con il 12,1 per cento e l’industria con il 7,8 per cento.

Secondo i sindacati a indebolire la sicurezza concorrono da un lato l’aumento delle ore lavorate, dovuto alla lenta ripresa degli ultimi anni, dall’altro il fatto che molte imprese per risparmiare non applicano il giusto contratto, che prevede stringenti obblighi di formazione. Quanto alla distribuzione geografica, le Regioni più martoriate sono quelle che hanno più posti di lavoro. Prima su tutte, la Lombardia, seguita dal Veneto.

I dati Inail

I dati Inail più aggiornati (sulle morti bianche), invece, riguardano i primi dieci mesi del 2018. Anche questi mostrano il peggioramento rispetto allo scorso anno. Da gennaio a ottobre, infatti, le denunce di infortunio mortale sono state 945, salite di 81 rispetto al 2017. Le morti avvenute durante la prestazione sono passate da 619 a 648; quelle in itinere da 245 a 297. Su questi aumenti hanno influito episodi noti, entrambi accaduti ad agosto: uno è il crollo del Ponte Morandi di Genova, dal quale sono scaturite 15 denunce, gli altri due sono gli incidenti dei pullman di braccianti stranieri avvenuti nel Foggiano (16 vittime). L’aumento, però, si registra anche in tante altre Regioni: la Lombardia è passata da 114 a 133, il Veneto da 75 a 100, il Piemonte da 67 a 87. I più penalizzati sono i lavoratori con età compresa tra i 50 e i 64 anni: 441 dei morti segnalati sono collocati in questa fascia (erano 366 nel 2017). Tutti questi numeri si riferiscono alle denunce ricevute dall’Inail. Non tutti i casi arrivati negli uffici dell’istituto saranno riconosciuti come morti sul lavoro. La statistica ufficiale, insomma, subirà un’altra sforbiciata dopo l’istruttoria che servirà a verificare se i deceduti erano assicurati presso l’Inail e se c’è un chiaro nesso di causalità tra la prestazione lavorativa e la morte. Delle 1.112 denunce del 2017, per esempio, solo 617 hanno superato questo controllo.

Le storie

Dentro questi numeri (di morti bianche) ci sono le storie di vite strappate in modo atroce e di famiglie rovinate. Come quella del ventottenne morto ieri ad Agrigento per l’esplosione di una bombola di ossigeno nel capannone industriale di una fabbrica di medicina. O come quella di settembre, quando una fuga di gas è costata la vita di due dipendenti dell’Archivio di Stato di Arezzo. Eppure il tema della sicurezza sul lavoro fa ancora fatica a ritagliarsi il suo spazio nel dibattito politico. Basti pensare che le multinazionali che gestiscono le consegne di cibo a domicilio non sono obbligate ad assicurare i propri rider, poiché inquadrati come lavoratori autonomi: al massimo alcune hanno stipulato polizze private, spacciandole come generose concessioni. Eppure sono due i fattorini – un diciannovenne e un ventinovenne – morti sul lavoro negli ultimi sei mesi, proprio mentre i sindacati autonomi tentavano con forza di strappare maggiori tutele al tavolo di trattative con i proprietari delle applicazioni.

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