La strage sul lavoro continua a ritmo impressionante. Intanto i nostri governanti (ex e/o futuri) partecipano a una specie di balletto da avanspettacolo. Mi accordo, ma forse no, quello non lo voglio, l’altro mi piace … senza mai entrare nel merito delle questioni e tantomeno di quelle sul lavoro. In due settimane sono morte sui luoghi di lavoro 32 persone. Da inizio anno a oggi sono 182 i lavoratori che sono stati uccisi mentre lavoravano. Morti al lavoro e di lavoro. Un massacro che sembra un bollettino di guerra e, infatti, il lavoro è diventato una vera e propria guerra.Ritmi sempre più esasperati, ricatti occupazionali all’ordine del giorno, lavori alienanti, diminuzione della sicurezza nei luoghi di lavoro (grazie al fatto che “lorpadroni” la considerano un costo), taglio degli investimenti per controlli e interventi di garanzia della sicurezza nel lavoro, un lavoro diventato sempre più precario e meno garantito, distruzione dei diritti per chi lavora, retribuzioni insufficienti a condurre una vita dignitosa, aumento della povertà che costringe ad accettare qualsiasi condizione di lavoro pur di sopravvivere, sono solo alcune delle cause che producono questa carneficina.
Intanto, mentre si muore di lavoro e sul lavoro, le forze politiche presenti in Parlamento, sembra partecipino a un gioco tipo “risiko” sull’unico obiettivo che riconoscono importante, cioè chi sarà il prossimo presidente del consiglio. Veti incrociati, aperture, ghigni e sorrisi, frasi ad effetto che preludono ad accordi fino a ieri considerati indecenti dagli attori di questo osceno balletto e che porteranno, necessariamente a “dimenticarsi” delle disastrose condizioni di vita (o, meglio, tragicamente di morte) che subiscono lavoratrici e lavoratori.
Le cosiddette “morti bianche” (una definizione che, di fatto, minimizza e rende quasi “gentile” la brutale violenza dei decessi – spesso veri e propri omicidi – nei luoghi di lavoro) sono l’effetto di un modello di sviluppo indecente che dà priorità al profitto rispetto alla vita e ai diritti di chi lavora. Sono il risultato di quell’indifferenza che soffoca la realtà che è costretto a subire chi vive del proprio lavoro.
Ricordate. In poco più di cento giorni, 182 persone sono state uccise mentre lavoravano. Non si risolve nulla pregando per avere un qualche conforto. E non c’entra nulla la “tragica fatalità”. C’entra molto, invece, la bramosia di profitto, la superficialità di chi dovrebbe controllare, l’indifferenza di chi dovrebbe informare, il menefreghismo di chi dovrebbe governare.