Nell’agosto del 2019 sono andato per l’ultima volta, per il momento, in Russia e sistemando un po’ il mio archivio fotografico, mi sono ritrovato, con tanta nostalgia e altrettante preoccupazione e amarezza, a riguardarmi le foto scattate a Mosca, a San Pietroburgo e nell’Anello d’oro, il classico tour turistico.
Accanto alle foto dei principali monumenti di quella Terra straordinaria, e di alcuni momenti di vita quotidiana, ne è apparsa una che mi sembra particolarmente significativa e nella quale si vedono ben 5 targhette con nominativo in cirillico e con uno spazio vuoto al posto della foto: è il progetto “L’ultimo indirizzo conosciuto” con il quale l’associazione “Poslednij adres” si propone di ricordare le vittime della repressione politica portata avanti sistematicamente dal regime comunista.
In particolare nel periodo stalinista, quando milioni e mezzo di cittadini sovietici sono stati sequestrati e portati nei gulag, milioni e milioni di cittadini letteralmente spariti i cui dati sono stati raccolti dall’organizzazione non governativa “Memorial” che ha recuperato preziose informazioni su oltre tre milioni di cittadini vittime delle “purghe” staliniste; a questo scopo l’architetto russo Aleksandr Brodskij ha creato questo piccolo rettangolo in acciaio inossidabile di cm. 11 per 19.
E’ una iniziativa che si ispira alle “pietre di inciampo” pensate e create per ricordare le vittime della Shoah; ne sono state collocate oltre 70.000 in 2.000 città europee partendo dalla constatazione che “una persona viene dimenticata soltanto quando viene dimenticato il suo nome”.
L’auspicio è che la pace possa ritornare in quelle Terre europee e che questa benemerita iniziativa possa continuare per ricordare tutte le vittime di un periodo così drammatico; perché anche in Russia … “una persona viene dimenticata soltanto quando viene dimenticato il suo nome”.
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