Mose, consiglio di Stato accoglie ricorso Codacons: a rischio annullamento le autorizzazioni

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Giudici ribaltano precedente decisione in attesa degli esiti dei procedimenti penali aperti sul caso Mose. Opera inutile servita solo ad alimentare corruzione. Finalmente qualcuno sarà chiamato a pagare i danni alla collettività
Con una clamorosa ordinanza il Consiglio di Stato ha accolto oggi il ricorso presentato dal Codacons relativamente al Mose di Venezia, ribaltando la precedente decisione dei giudici che avevano decretato la legittimità degli atti relativi alla progettazione delle opere finalizzate alla salvaguardia di Venezia (Mose).
L’associazione dei consumatori aveva infatti presentato ricorso per revocazione contro la sentenza del Consiglio di Stato n. 1102 del 2005, con la quale era stata riconosciuta la legittimità di tutti gli atti autorizzativi dell’opera pubblica. Alla base del ricorso Codacons, i numerosi procedimenti penali e contabili aperti dalla magistratura successivamente a tale sentenza, e che ipotizzano reati connessi alla realizzazione del Mose. 
Scrive la Sezione Sesta del Cds (Pres. Sergio Santoro, Rel. Vincenzo Lopilato) nell’accogliere le istanze del Codacons:
“considerato che nel ricorso vengono poste plurime questioni sorte a seguito dei procedimenti penali, che hanno coinvolto soggetti che hanno adottato atti amministrativi relativi alla suddetta progettazione;
che, in particolare, si assume che il Consiglio di Stato, con la citata sentenza, avrebbe giudicato «in base a documenti alterati e falsati, in quanto frutto della commissione di reati in corso di accertamento»;
che le vicende e gli atti evocati dal ricorrente afferiscono a procedimenti penali e contabili, non ancora definiti con sentenze passate in giudicato;
che i predetti procedimenti, nella prospettazione del ricorrente, assumono valenza pregiudiziale, costituendo l’antecedente logico giuridico da cui dipende la definizione della presente controversia;
che, pertanto, occorre sospendere il presente giudizio sino a quando non acquisiscano il crisma della definitività gli esiti dei processi penali cui si fa riferimento nel ricorso in esame e che stanno alla base della stessa domanda di revocazione.
Il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale, Sezione Sesta, non definitivamente pronunciando, sospende il presente giudizio di revocazione fino alla definizione, con statuizione definitiva, dei procedimenti giurisdizionali pregiudiziali indicati nel ricorso proposto con l’atto indicato in epigrafe”.
 
“Finalmente dopo 14 anni di battaglie legali i giudici accolgono le nostre richieste con una importantissima decisione che potrebbe portare all’annullamento di tutti gli atti autorizzativi del Mose, se risulteranno confermati i reati per cui indaga la magistratura penale e contabile – afferma il presidente Carlo Rienzi – I responsabili dell’immane spreco di soldi pubblici connesso ad un’opera inutile e servita solo ad alimentare corruzione ed arricchire le tasche di pochi, saranno così chiamati a rispondere dei danni prodotti alla collettività”.