Raffaele Colombara, consigliere comunale per Quartieri al Centro Vicenza, ha presentato oggi, 16 giunto, un’interrogazione sulla Mostra sul Rinascimento (“La fabbrica del Rinascimento“) per contestarne i guadagni in assenza di promozione, per denunciarne “i costi esorbitanti rispetto agli obiettivi”, obiettivi non raggiunti, sempre secondo il politico di centro sinistra, con “pochi visitatori, nessun impatto sul tessuto turistico ed economico della città”.
Colombara approfitta dell’interrogazione per chieder anche, sempre riguardo al nodo della promozione, “quale sarà l’impegno per la prossima mostra sugli Egizi, con quale idea di città e se alla città va bene così”.
Qui l’interrogazione
IL MODELLO: GUADAGNARE E PROMUOVERE
Il concetto era: facciamo delle grandi mostre, che rilancino Vicenza, il suo sistema turistico ed economico, ma facciamolo guadagnandoci noi come Comune e non lasciamo i soldi a quei brutti e cattivi di privati che usano le risorse del Comune per lucrarci sopra.
L’Amministrazione Rucco ha teorizzato questo come un “modello” e lo ha perseguito realizzando in questi anni due mostre in città, quella su Oppi e l’appena conclusa sul Rinascimento.
I RISULTATI. FALLIMENTARI
Alla prova dei fatti il “modello” si è dimostrato fallimentare per entrambe le mostre e per entrambi gli obiettivi dichiarati, sia quello di promozione turistica della città, sia quello economico finanziario.
In entrambi i casi con conti pesanti per i vicentini.
I NUMERI DELLA MOSTRA SUL RINASCIMENTO
– 51.873,08 euro di “utili”:
secondo l’assessore la prima volta che il comune guadagna!
– 40.406 visitatori:
numeri “assolutamente soddisfacenti”; insomma, una mostra “straordinaria”, sempre secondo l’assessore.
GUADAGNARE: INNANZITUTTO I CONTI
Comprendiamo tutto, compreso che un assessore alla Cultura può non essere ferrato con i numeri, ma affermare che per la prima volta il Comune guadagna con una mostra davvero non si può sentire!
Un qualsiasi pasticcere che pensa di preparare e vendere delle torte, e dopo aver speso 40 euro tra farina, uova e zucchero, e averne aggiunti altri 5 in corso d’opera, alla fine ne porta a casa 45, beh, diciamo che non ha propriamente raggiunto il proprio obiettivo, se era quello di guadagnare.
Non bisogna dimenticare infatti che per la mostra agli iniziali 400.000 euro sono stati aggiunti ulteriori 50.000 stanziati alla fine con una variazione di bilancio.
SPONSOR
Ma i Vicentini hanno speso di tasca loro solo i 450.000 euro?
L’Amministrazione ci dice che una parte è stata finanziata dagli sponsor.
E qui allora bisogna essere chiari: da dove vengono le centinaia di migliaia di euro messi da AGSM AIM come sponsor se non dalle bollette pagate dagli stessi vicentini?
In un’economia di mercato, dove gli sponsor privati investono su iniziative che in qualche modo rendono, questa Amministrazione composta da liberisti (con i soldi degli altri) di sponsor privati ne ha visti ben pochi ed è dovuta ricorrere alla solita mungitura della municipalizzata di casa, cioè ai soldi delle bollette dei cittadini: peggio dei peggiori statalisti dell’economia pianificata sovietica del secolo scorso!
UN MODELLO CHE NON TIENE
Se vogliamo allargare il bilancio e sommiamo i numeri di questa mostra al buco di almeno €700.000 della precedente capiamo quanto questo modello sia stato finora fallimentare e non si regga se non facendo ricorso ai soldi pubblici.
Altro che guadagni!
In merito alle continue lamentazioni sul COVID da parte di questa Amministrazione, riguardo al buco della precedente mostra è utile annotare come per quella mostra, e per le casse del Comune, il COVID si sia rivelato piuttosto una benedizione: il COVID è arrivato quando la mostra era ormai finita, ha inciso poco, ma ha comunque dato la possibilità di accedere ai ristori stanziati dal Governo permettendo di coprire quel buco che altrimenti sarebbe rimasto sul groppone dei Vicentini.
Altro che guadagni!
PROMUOVERE
Passiamo al secondo aspetto, e cioè a quello della promozione, del rilancio turistico e culturale della città, che avrebbe dovuto essere il vero obiettivo di quest’Amministrazione.
Il nostro pasticcere dirà che, si, non ci ha guadagnato, è andato in pari, ha lavorato anche in perdita, ma in definitiva voleva promuovere l’attività, creare un volano e attirare nuovi clienti.
I VISITATORI
40.000 visitatori in quasi 5 mesi sono una delusione, per il numero in sé e soprattutto perché dicono della scarsa o nulla ricaduta della mostra sul tessuto economico e turistico di Vicenza.
NUMERI SCARSI IN SÉ
Lo avevamo evidenziato fin dall’inizio analizzando i primi dati e chiedendo un maggior sforzo di promozione; il 7 gennaio scrivevamo: “Siamo fiduciosi naturalmente che i numeri crescano, ma una mostra come questa non può avere meno di 100 mila visitatori: qualunque risultato sotto questa cifra sarebbe da considerare un disastro”; in seguito il trend non è purtroppo di molto migliorato.
Poco più di 250 persone al giorno, comprensivi di scolaresche e gruppi vari, sono impatti ben lontani da quelli che vedevano anche punte di migliaia di ingressi giornalieri durante l’era Goldin. Ma se questo tipo di paragone non piace, basta venire ai giorni nostri, in piena era COVID, e andare poco lontano, a Rovigo, dove in poco più di 3 mesi a Palazzo Roverella sono già oltre 70 mila i visitatori e non si trovano ormai più biglietti per le ultime settimane. Ed esempi analoghi non mancano in altre realtà a noi assimilabili.
NUMERI CHE NON HANNO LASCIATO UN SEGNO
I numeri della mostra sul Rinascimento sono scarsi in sé, ma, quel che è peggio, non hanno lasciato segno in città.
Sorvoliamo sul fatto che ormai a distanza di settimane l’Amministrazione non abbia ancora fornito i numeri dettagliati richiesti;
sorvoliamo, ma non troppo, sul fatto che non siano pubblici, come dovrebbero, gli emolumenti per la curatela;
sorvoliamo sul fatto che se l’Amministrazione fosse stata realmente convinta della bontà dei numeri li avrebbe sbandierati regolarmente ogni mese con tanto di conferenza stampa di cui non è solitamente parca;
sorvoliamo sul fatto che l’Amministrazione non abbia dato neppure in conferenza stampa i dettagli per mese dei visitatori, ma che abbia presentato al suo posto una scarna ed imbarazzante brochure in cui sono illustrati solo i dati dei gruppi e delle scolaresche;
sorvoliamo sul fatto che anziché dettagliare i visitatori l’Amministrazione si sia rifugiata in una seconda, coreografica, brochure sul gradimento della mostra, che intrattiene con informazioni sulle “modalità di comunicazione”, sulle “modalità di visita”, sui “servizi offerti”, “sul book shop e sulla propensione di acquisto”: uno dei pochi dati realmente interessanti, quello sulla provenienza dei visitatori, è liquidato con una bella torta colorata che suddivide la provenienza dei visitatori in un generico 96% dall’Italia, in un 2% dall’UE, per il restante 2% da extra UE. Cioè, non specifica nulla. A quale titolo ci si autoattribuisce giudizi “assolutamente soddisfacenti” e di “straordinarietà” a fronte di una carenza nell’analisi scientifica dei (pochi) dati disponibili?
NESSUN EFFETTO VOLANO
E allora diciamolo: di visitatori ne sono giunti pochi, molto probabilmente soprattutto da zone limitrofe, e comunque già conoscevano la città. Ed infatti un altro grafico, sempre ben colorato, dice che un terzo dei visitatori è residente in città e gli altri due terzi è già stato a Vicenza: solo il 6% visita per la prima volta la città: con buona pace dell’effetto volano!
CONCLUSIONI
Nel dichiarare come risultato di rilievo che per quanto riguarda la mostra in Basilica si è ottenuto per la prima volta un utile, oltre ad avventurarsi in una affermazione come abbiamo visto assai discutibile, l’Amministrazione Rucco dimostra soprattutto quanto non abbia ancor oggi chiaro l’obiettivo che la mostra doveva avere per la città, obiettivo che essa stessa aveva peraltro dichiarato all’inaugurazione e che tristemente non ha centrato.
Non era forse questa la mostra della “rinascita” della città?
L’obiettivo non era forse quello di creare un volano per la cultura e l’economia vicentine?
Abbiamo assistito a mostre che sono passate per la città senza lasciare il segno; esse sono risultate attività non prive di un loro contenuto culturale, ma non hanno inciso minimamente sul tessuto economico, sul turismo, sull’economia complessiva della città.
Hanno mosso pochissime persone e tutte locali. Nessuno, o pochissimi, nuovi visitatori sono venuti a Vicenza per vedere queste mostre. Non sono risultate un attrattore. Questa mostra non ha fatto scoprire la città a qualcuno che non la conoscesse già.
E allora, aldilà dei presunti guadagni, la domanda è: è valsa la pena far spendere più di due milioni di euro alla comunità ed al territorio per non avere ricadute? Cosa c’è di “straordinario” in tutto questo?
È MANCATA LA PROMOZIONE
Se l’obiettivo è quello di proporre Vicenza a livello nazionale, oltre alla scelta del soggetto della mostra, è mancata la promozione.
Così non stiamo proponendo Vicenza a livello nazionale: poche decine di migliaia di euro di promozione non servono a nulla. Se vogliamo che la mostra abbia un impatto dobbiamo lavorare di comunicazione e marketing.
Per pubblicizzare la mostre Goldin investiva centinaia di migliaia di euro, il che vuol dire che la città era sulle principali testate nazionali, uno sforzo di presentazione della città a livello nazionale: non articoli, ma pagine intere, aperture di tg nazionali.
Quando si spendono alcune decine di migliaia di euro per la pubblicità non si stà facendo niente a livello nazionale, ancor meno globale: altro che il 2% dall’UE, altro che il 2% da extra UE. La critica al modello Goldin non regge: quella era un’attività di dimensione diversa, con costi diversi che ha portato la città nel mondo; questa è tuttalpiù un’attività di livello poco più che locale, non brutta, ma che non ha portato nulla alla città.
LA PROSSIMA MOSTRA
Ma per la prossima mostra sugli Egizi, che almeno a parole ha una dimensione diversa, quanti soldi vogliamo spendere per pubblicizzarla nel mondo? 40.000 o 400.000 euro?
O investiamo cifre importanti per pubblicizzare la mostra e quindi Vicenza, e allora abbiamo dei numeri di ritorno, altrimenti scegliamo proprio di non farne, di pubblicità: si sarebbe potuto così raddoppiare l’”utile”…
La questione è se abbiamo chiaro di voler investire seriamente nella promozione attraverso la cultura.
QUALE IDEA DI CITTÀ HA IN MENTE QUESTA AMMINISTRAZIONE? ALLA CITTÀ VA BENE COSÌ?
Ma una tale questione non può prescindere da una più generale: quale idea di città ha in mente questa Amministrazione? Quale visione d’insieme c’è sulla sua vocazione turistica e sul suo futuro, non solo economico e commerciale? Una questione che andrebbe affrontata complessivamente.
Questa Amministrazione, ricordiamolo, ha invece separato l’Assessorato alla Cultura da quello al Commercio e non ha avuto il coraggio, se non marginalmente, di aprire la riflessione fuori del perimetro dei soliti 4 palazzi.
Alla città, va bene così? Camminiamo in una città, perfino in corso Palladio, piena di negozi vuoti, sfitti, e attività che continuano a cambiare: cosa stiamo facendo per cambiare il futuro della nostra città?
In questi anni non abbiamo visto idee di sistema, piuttosto iniziative frammentate, slegate da una visione complessiva, che rispondono in definitiva solo alla promozione dell’Amministrazione e dei suoi componenti, più che della città. I turisti che si stanno riaffacciando sulla città vengono qui sull’onda di un lavoro profondo svolto negli anni precedenti, e nonostante i fallimenti ormai acclarati e costanti di questa Amministrazione.
Se ci imbrodiamo perché abbiamo “guadagnato” 50.000 euro, siamo al ridicolo!
La questione non è “guadagnare” 50.000 euro dalla Mostra, ma “abbiamo capito quale città vogliamo?”: l’approssimazione ed il balbettio nella candidatura a Capitale italiana della cultura 2024 erano evidenti; “Vogliamo promuovere seriamente Vicenza nel mondo?” Grave non averlo chiaro dopo 4 anni!
Raffaele Colombara
Consigliere comunale
Lista “Quartieri al Centro” Comune di Vicenza