Se ieri titolavamo “Marco Goldin si ferma dopo le mostre a Vicenza. E la GdF “controlla” Manildo per quelle a Treviso…” oggi Il Corriere del Veneto imputa proprio alla gratuità delle sedi espositive concesse nel capoluogo della Marca con un articolo dal titolo: “Treviso e le mostre di Goldin. Indaga la Corte dei Conti: «Sede espositiva gratis». Finanza in Comune per l’esposto di un ex consigliere silurato“.
Il passaggio epocale che va dal trito e ormai abusato refrain «con la cultura non si mangia» al concetto più moderno che vede nella cultura un motore fondamentale dell’economia porta i suoi pro e i suoi contro. Tralasciando i vantaggi tangibili legati ai successi numerici delle grandi mostre d’arte allestite negli ultimi anni nei capoluoghi veneti, gli svantaggi si riassumono nel rapporto burrascoso tra la magistratura contabile, la Corte dei Conti, e le amministrazioni comunali che sempre più spesso finiscono nel mirino delle forze dell’ordine per le scelte dei sindaci in materia di politica culturale cittadina.
Ma andiamo con ordine.
Nelle settimane scorse i militari della sezione Tributaria della Guardia di Finanza, su ordine della procura della Corte dei conti, si sono presentati negli uffici del Comune di Treviso per acquisire tutti gli atti relativi alle mostre curate dalla società «Linea d’ombra» di Marco Goldin ospitate tra il 2016 e il 2018 nel complesso museale trevigiano di Santa Caterina.
L’ipotesi su cui si muovono i magistrati contabili, che hanno aperto un fascicolo, è che l’amministrazione guidata dall’allora sindaco Pd Giovanni Manildo abbia in qualche modo favorito la società di Goldin, concedendo a titolo gratuito, cioè senza pagare un euro di affitto, i musei civici trevigiani per l’organizzazione della rassegna «Storie dell’impressionismo» (allestita tra ottobre 2016 e aprile 2017) e della mostra sulle opere dello scultore Auguste Rodin (da febbraio 2017 a aprile 2018) facendo sostenere un costo alle casse di Ca’ Sugana che ha pagato le bollette e il personale di guardiania per tutto il periodo.
A dare impulso alle indagini dei magistrati contabili non è stata una decisione autonoma della procura, ma un esposto dettagliato di un’ex consigliera comunale della stessa amministrazione Manildo, l’ex Pd Mariastella Caldato. Caldato, i cui rapporti politici con l’allora sindaco erano già tesi (al punto che poco dopo si candiderà contro di lui), ancora nel novembre del 2017 aveva fatto un durissimo intervento in consiglio comunale chiedendo conto alla giunta del perché per la cessione della struttura di Santa Caterina non fosse stato chiesto un corrispettivo in denaro alla società di Goldin.
E poco importa che lo stesso Manildo in quella seduta avesse spiegato che il corrispettivo di affitto era dato dai risultati attesi dalle mostre organizzate da Linea d’ombra in occasione del suo ventennale (più di 400 mila visitatori paganti in una città di circa 80 mila), l’intervento di Caldato si è trasformato in una raccomandata diretta alla procura della Corte dei conti di Venezia e si è trasformata in un’inchiesta delle fiamme gialle.
«Sono contento che la guardia di finanza faccia il proprio lavoro e ho piena fiducia che si faccia rapidamente chiarezza su questa vicenda – interviene Manildo – ma mi spiace che all’origine delle indagini non ci sia il doveroso e normale controllo di vigilanza della magistratura, ma piuttosto l’esposto di una persona il cui operato si è già qualificato da sé e che ha fatto parte della mia amministrazione comunale».
Nonostante l’attuale sindaco non abbia rinnovato i rapporti con «Linea d’ombra» per il programma culturale di Treviso dei prossimi quattro anni e nonostante la casacca politica sia completamente diversa da quella del suo predecessore, anche il leghista Mario Conte si augura che la vicenda giudiziaria si chiuda il prima possibile. «Queste mere battaglie politiche interne a un’ex maggioranza traballante fanno male all’operato di un curatore di grande stima come Goldin, ai tecnici comunali di cui ho piena fiducia e soprattutto all’immagine della città di Treviso», dice Conte sottolineando di «avere la massima fiducia nell’operato della magistratura».
Tutta la documentazione raccolta in Comune dalle fiamme gialle ora è stata messa a disposizione della procura che adesso dovrà valutare se procedere con un’accusa di danno erariale o se chiedere all’ex sindaco eventuali chiarimenti sulle modalità con cui l’amministrazione ha concesso gli spazi di Santa Caterina.
L’indagine al momento non coinvolge, se non tangenzialmente, «Linea d’ombra» come puntualizza anche l’avvocato Vittorio Domenichelli per conto di Goldin. «Non abbiamo nessuna ragione per dubitare della piena regolarità degli atti comunali che, autorizzando l’utilizzo degli spazi museali, hanno consentito alla città di Treviso di godere di mostre di rilevanza internazionale richiamando centinaia di migliaia di visitatori».