Nelle motivazioni della sentenza sull’ex Dg di BPVi, Samuele Sorato, emerge che gli ispettori di Banca d’Italia hanno volutamente trascurato prove circa le cosiddette operazioni baciate.
Se ne è occupato il Giornale di Vicenza nell’edizione in edicola oggi, con un approfondimento dedicato, in particolare, all’attività ispettiva svolta dal 28 maggio al 12 ottobre 2012 e nel corso della quale erano emerse evidenze sulle “baciate” effettuate dalla Banca popolare di Vicenza.
Ovvero, la pratica mediante la quale la clientela è stata condotta all’acquisto delle azioni della banca attraverso finanziamenti ad hoc. Poi, con la crisi e il passaggio in liquidazione coatta amministrativa, il valore assegnato alle azioni è stato azzerato, lasciando gli azionisti esposti alla perdita, ma obbligati a restituire le somme ricevute a prestito (qui “Banca Popolare di Vicenza. La cronaca del processo”, il libro/documento sul primo grado da noi pubblicato, e su ViPiu.it tutte le udienze di I° e II° grado dei due processi, ndr).
Nelle motivazioni della sentenza BpVi si evince che uno degli ispettori, Gennaro Sansone, “a differenza di quanto dichiarato nel corso del dibattimento, era stato messo a conoscenza di tutti gli elementi per valutare se già nel 2012 nel corso dell’ispezione vi fosse un fenomeno di capitale finanziato”.
L’ispezione di Bankitalia si era conclusa con un giudizio parzialmente sfavorevole sul rischio del credito. Secondo i giudici del tribunale di Vicenza, Sansone sarebbe entrato in possesso delle informazioni necessarie per svelare il fenomeno delle baciate, ma in aula quest’ultimo ha dichiarato il contrario e che, comunque, questo aspetto non rientrava nel focus dell’ispezione stessa.
Ma – come riporta GdV – i giudici hanno ritenuto che lo stesso Sansone abbia “reso dichiarazioni poco credibili, smentendo quanto dichiarato in sede di indagini e non fornendo alcuna spiegazione della discrasia evidente tra le varie dichiarazioni”.