È inutile fare multe a Vicenza per determinati fenomeni di devianza sociale: i soggetti colpiti non le pagheranno mai. La pensa così Sandro Pupillo candidato della lista Civici con Possamai che riferisce di dati in suo possesso, avendo fatto accesso agli atti in Comune.
Ecco cosa emergerebbe da questo controllo fatto in particolare sulle multe elevate a Vicenza per reati come bivacco, accattonaggio, prostituzione, consumo di stupefacenti e di bevande alcoliche tra giugno 2018 e aprile 2023.
“Il dato che emerge – dichiara Sandro Pupillo – evidenzia e conferma una cosa su cui da anni mi sto battendo. Elevare multe per bivacco, accattonaggio, prostituzione e consumo di stupefacenti non serve a nulla. Su poco più di 41mila verbali e ingiunzioni emessi solo l’1% (479) viene pagato. Con un costo però di centinaia di migliaia di euro di spese che poi di fatto sono in capo all’amministrazione comunale.
So – aggiunge – che ciò è dovuto al regolamento di Polizia Locale, ma ciò non giustifica il fatto che bisogna proseguire su questa strada che comporta, oltre ai costi, anche il considerevole tempo che gli agenti devono perdere per le spese riferite alla compilazione di ulteriori pratiche e ingiunzioni e che precludono alcune azioni proprie della Polizia Locale e ben più importanti quali il controllo del territorio, della viabilità, della sosta”.
Questa, dunque, la soluzione proposta dal candidato consigliere: “A mio avviso – prosegue Pupillo – dopo anni di sperimentazione in tal senso è necessario che la prossima amministrazione metta nuovamente mano al regolamento di Polizia Locale per trovare soluzioni migliorative. Questi cinque anni in tal senso sono stati persi. L’amministrazione comunale ha deciso sempre di rispondere con misure di facciata a situazioni assai complesse, peraltro utilizzando metodi coercitivi che non serviti a nulla se non per fare operazioni mediatiche di mera propaganda“.
Ma non solo: “I temi legati alla sicurezza non devono mai essere disgiunti dall’inclusione sociale e dalla lotta alle povertà e alle marginalità, che non possiamo ignorare né risolvere solamente con metodi repressivi. Al centro ci deve essere sempre la persona che è fondamento di ogni società.
Bisogna quindi intraprendere percorsi difficili, complessi, lunghi. Il pugno di ferro non serve a nulla se non accompagnato anche da approccio sociale. Ci sono soggetti che possono essere recuperati, ma è giusto anche porsi questa domanda: Se queste persone a un certo punto della loro vita si convincono ad intraprendere un percorso di inclusione sociale, come possono realmente riscattarsi se al primo stipendio sono immediatamente vessati da gigantesche cartelle esattoriali per le multe non pagate?
Bisogna insomma prevedere – conclude Pupillo – un modello diverso, innovativo ed efficace, inserito in un sistema in cui i vigili siano sempre accompagnati da personale qualificato dei servizi sociali, del Serd, della Caritas, degli operatori di strada e di associazioni che si occupano di tematiche complesse quali lo spaccio, la prostituzione, la microcriminalità, il vagabondaggio. Comminare solamente multe, lo ha capito ormai anche un neonato, non serve a nulla”.
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