Multe per 5.2 milioni di euro a Vicenza: giuste ma anche no. E con casi di “accanimento”, non, terapeutico

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La Vicenza dei record, almeno locali, pare ne abbia centrato un altro, dopo la massiccia presenza in Basilica dei visitatori della mostra dedicata a Van Gogh, quello degli introiti comunali dovuti alle multe erogate dalla Polizia Locale, in un anno, il 2017. Secondo i dati provenienti degli uffici della Ragioneria, il comune di Vicenza avrebbe introitato bel 5.250.000 euro, pressappoco poco più di 10 miliardi di vecchie lire. Mica uno scherzo, è praticamente grasso che cola. Pare che Padova abbia introitato molto di più, e così, più o meno pure tante altre città.

Praticamente una specie di tassazione indiretta. La qual cosa è percepita malamente da gran parte della gente. Vero che esiste un Codice della Strada che specifica (articolo 142 e 208) come vanno utilizzati questi denari, ma è sempre una bella cifra che è a disposizione, pur con dei vincoli, di una amministrazione.

Dice il Codice che un quarto dell’incassato dovrebbe servire per la manutenzione e il miglioramento della segnaletica stradale; un altro quarto per le attività di controllo e di accertamento della violazioni, quindi un potenziamento del sistema;il resto, detto in sintesi, per la sicurezza stradale in generale e in particolare per la tutela delle utenze più deboli e per organizzare corsi didattici di educazione stradale nelle scuole. Se questa ripartizione viene rispettata dalla nostra amministrazione comunale, non sarebbe male che ne fosse data a chiara e precisa comunicazione alla cittadinanza. Forse aiuterebbe a lenire qualche ferita da multa. A collaborare con la Polizia Locale vi sono dei dispositivi elettronici che non consentono agli automobilisti incauti, o magari più “furbi che santi” di farla franca.

E’ convinzione di molti, a Vicenza come in molte altre realtà italiane, che questo sistema di rilevazione delle infrazioni stradali, nel suo complesso, possa anche essere utilizzato non solo per fini “didattici” nei confronti di una utenza birichina, ma anche per “fare cassa”, ed è una convinzione molto resistente e praticamente generalizzata il ritenere che la vigilanza è indirizzata a dar multe per divieti di sosta piuttosto che occuparsi della prevenzione.

Penso che le Polizie Locali svolgano al meglio le loro funzioni ma il sospetto che a volte vi sia una particolare attenzione a situazioni che non rappresentano un serio pericolo, piuttosto che a controllare aree critiche e quindi a prevenire possibili incidenti è un sospetto radicato nella gente. Le tensioni più volte riportate, tempo addietro, tra l’assessorato, la dirigenza del settore e il Corpo della Polizia Locale, non hanno certamente aiutato i vicentini a correggere questa sensazione.

Torno ai sistemi tecnologicamente avanzati, e specificatamente alle Ztl che ha mietuto, e miete in continuazione, numerose “vittime”. Per raccontare un episodio, accaduto proprio a Vicenza, all’inizio della operazione Ztl un signore, dedicato al volontariato per alcune ore in alcuni giorni della settimana, da tempo immemorabile, si portava sul luogo del suo gratuito impegno con l’auto. Non si accorge del segnale e lo supera naturalmente violando inconsciamente la normativa. Gli giunge la sanzione e si avvia verso l’apposito ufficio per fare il suo dovere di automobilista sanzionato. Crede che la faccenda sia conclusa ma viene avvertito, con cortesia, che la sanzione è solo l’inizio di una serie consistente di multe. In effetti quella ricevuta e pagata era relativa a un episodio accaduto un paio di mesi prima e quindi, inconsciamente, il volonteroso e generoso altruista automobilista, aveva continuato a percorrere lo stesso tragitto e a maturare una serie di multe pesanti.

Episodi del genere ne sono accaduti probabilmente diversi e, se ciò fosse avvenuto, qualcuno, assessore o comandante della Polizia Locale o chi ha titolo in merito, avrebbe dovuto preoccuparsene e metterci rimedio, ovverossia far pervenire il più rapidamente possibile almeno una informazione generica di avvenuta contravvenzione alla norma, rammentando che il cittadino non è un soggetto da punire ma una persona da aiutare affinché non commetta altri errori. Partire cioè dal concetto che può esistere la piena buona fede.

Oppure è un concetto di un tempo che non c’è più?

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Mario Giulianati
Nato a Thiene (Vicenza) il 21 aprile 1934 Residente in Vicenza - Piazzetta San Pietro n. 5 Già insegnante di educazione artistica presso le Scuole Medie della Città e della Provincia . Successivamente , in qualità di docente di ruolo, insegnante di Disegno Tecnico e Tecnologia delle Costruzioni presso l’Istituto Statale per Geometri “A. Canova” di Vicenza. Ricercatore presso l’Istituto Universitario di Venezia – Facoltà di Architettura - Dipartimento di Restauro dei Monumenti (coordinatore: prof. Romeo Ballardini). Attualmente in pensione- Organizzatore di rassegne d’arte e contitolare per un decennio della Galleria l’Incontro - alla Casetta del Palladio in Vicenza Già : * Consigliere Comunale dal 1970 al 1995; * Assessore alla Cultura di Vicenza dall’Aprile 1987 all’ottobre 1992; * Vice sindaco dal Maggio 1990 all’ottobre 1992. * Presidente della Istituzione pubblica “Biblioteca Civica Bertoliana” dal Marzo 1999, all’ottobre 2008 * Presidente della Fondazione “Vicenza Città Solidale”.Onlus * Presidente della Associazione Culturale “11 settembre” *Coordinatore Comitato Scientifico per le celebrazioni del 60° della Costituzione - fino al 150° della Unità d’Italia nel 2011- Prefettura di Vicenza - Decreto Prefetto dott. Mattei - Prot. 2007/4 Area Gab - * Per sei anni collaboratore della Fondazione Brodolini (emanazione del Ministero del Lavoro) di Roma occupandosi del rapporto tra il mondo del lavoro e le scuole professionali ad indirizzo artigianale - artistico. Ha scritto per varie testate