Oggi, 14 novembre, in occasione della Settimana della Cultura d’Impresa 2023 e all’interno del nuovo stabilimento dell’azienda, B Corp e Società Benefit, è stato inaugurato il Museo Zordan progettato in tre stanze dall’architetto Alessandro Basso e presentato, in apertura, da Marco Montemaggi, Heritage Marketing Advisor e curatore del Museo, un sociologo che lavora per la valorizzazione del Patrimonio industriale italiano: “Questo Company Museum rappresenta un cambio di paradigma espositivo focalizzato non tanto sulla presentazione dei prodotti iconici ma sui processi e la funzione progettuale dell’azienda, la sua storia intrecciata al territorio e infine sulla sostenibilità, orizzonte e valore fondante per questo Brand.”
Una delle B Corp del Veneto
Zordan S.r.l. si occupa della realizzazione di spazi di vendita per brand di lusso, unendo bellezza e sostenibilità. La società nacque nel 1965 a Valdagno, in provincia di Vicenza, poi nel 2016 è stata riconosciuta come B Corp, certificazione rilasciata da B Lab. Un’azienda per essere considerata tale deve superare la “Valutazione di impatto B Corp (BIA)”, in cui si valuta l’impatto aziendale su aspetti sociali e ambientali. Una società benefit, benefit corporation per gli Stati Uniti, non persegue solo il profitto, ma si impegna per avere un impatto positivo sulla società. Attualmente in Italia posseggono questa certificazione in tutto 260 aziende che lavorano in oltre 90 settori.
Maurizio Zordan, presidente e Temporary Owner Zordan, ha voluto raccontare il processo ideativo che c’è stato dietro la creazione del museo, sottolineando “fieramente” che si trova nella frazione di Piana ed aggiungendo: “Anche le periferie possono trovare il loro riscatto grazie ad interventi come questi, pur partendo da situazioni sfavorevoli come noi. Ritengo che sia importante come questo museo e questa sede siano qui per ricordare che anche nelle periferie si possano creare storie di eccellenza”.
Come è organizzato il museo?
Il Museo Zordan è composto da tre stanze: Timeline, Wunderkammer e Art of Sustainability. La prima richiama la storia del brand, raccontando le varie tappe che l’azienda ha vissuto. La linea temporale è stata ricomposta anche grazie all’aiuto di esperti e giornalisti, con ricerche che si sono focalizzate sul territorio e sulla sua trasformazione. Come se fossero una cartina della rete metropolitana, gli intrecci rappresentano come l’azienda abbia interagito con il territorio durante gli anni.
La seconda stanza vuole rappresentare i valori dell’azienda attraverso un’esperienza immersiva, suddivisa in tre momenti. Francesca Molteni, la fondatrice di Muse Factory of Projects, spiega che l’esperienza complessiva offerta si articola in tre distinti passaggi, ciascuno progettato per offrire esperienze fisiche e sensoriali uniche. In primo luogo, c’è l’esperienza visiva e sonora attraverso la video installazione People/Planet, che crea un’immersione spazio-temporale attraverso la combinazione di musica, voci e immagini. In secondo luogo, si trova l’esperienza conoscitiva, manifestata attraverso il bosco-museo delle “meraviglie”, costituito da moderni artefatti che raccontano una storia di precisione, competenza e attenzione. Infine, il percorso offre un’esperienza tattile, invitando i visitatori a selezionare e portare con sé un oggetto esemplare. Analogamente al concetto della Wunderkammer, anche i contenuti della video installazione ruotano attorno ai temi del tempo, del viaggio e delle relazioni.
Art of Sustainability si sviluppa attraverso due narrazioni, come spiega Montemaggi. La prima è della fotografa Elisabetta Zavoli e di Denis Curti che ha curato la mostra intitolata “Ti Faccio Vedere Con Gli Occhi Chiusi”. L’altra mostra che accoglie i visitatori è un progetto di tre studenti della scuola ISIA di Urbino, che raccontano il loro rapporto con la sostenibilità. Si intitola “(Neo) Nature”, è a cura di Cristiana Colli e racconta di Miomojo, B Corp che lavora con i tessuti vegetali.
Hanno partecipato anche…
Alla presentazione hanno partecipato anche: Edoardo Demo, Presidente Centro Internazionale Studi Architettura e Palladio Museum; Alessandro Basso, Architetto; Jacopo Bello, Storico d’Impresa.