Naufragio a Lampedusa: “Anche le nostre anime annegano”

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“Ogni settimana c’è un naufragio – Italia, Messico, Italia – ma non notiamo che le nostre stesse anime si stanno distruggendo e annegando? Preghiamo, urgentemente, per loro e per noi”. È l’appello accorato del neo cardinale Michael Czerny, sottosegretario della Sezione Migranti & Rifugiati della Santa Sede, a proposito degli ultimi recenti naufragi, tra cui quello di Lampedusa la scorsa settimana. Alla base di questa accorata richiesta probabilmente il ritrovamento in fondo a mare del corpo di una mamma ivoriana abbracciata al figlio di 8 mesi. Sono stati trovati lì, all’interno di un relitto a circa 60 metri di profondità. Un barchino, affondato il 7 ottobre scorso a sei miglia da Lampedusa e rintracciato, dopo diversi giorni di lavoro, dai sommozzatori della Guardia Costiera. Le telecamere del robot sottomarino hanno individuato dodici corpi. All’appello ne mancherebbero 5 che risultano ancora dispersi, ma non è escluso che attorno ce ne possano essere ancora. Il piccolo e la sua giovane mamma sono ancora lì, sul fondo del mare, uniti in un unico abbraccio di vita e di morte. Per recuperare i corpi  ci vorranno giorni, ma i sommozzatori sono pronti ad accelerare i tempi per portare a termine le operazioni.

Un orrore inaccettabile.

“Un orrore indicibile e inaccettabile”: così il Centro Astalli commenta oggi la notizia del ritrovamento, a 60 metri di profondità, del corpo di una mamma ivoriana abbracciata al suo bambino di 8 mesi, tra le vittime del naufragio di lunedì 7 ottobre. “Il mare restituisce alla nostra cieca indifferenza 12 corpi senza vita. Tra loro un bambino di 8 mesi abbracciato a sua mamma è l’orrore indicibile e inaccettabile di cui siamo tutti responsabili. Quanto assurdo dolore evitabile!”. Il Centro Astalli chiede di nuovo alla Ue: “Risponda all’ecatombe e vi ponga fine”