“Dopo Pasqua e 25 aprile, anche nel giorno della Festa dei Lavoratori governo e gran parte delle regioni mostrano la propria mancanza di rispetto per i lavoratori del commercio. Cassiere/i sono stati in prima linea durante la pandemia e la categoria ha subito durante il 2020 un aumento dei decessi del 67%. Eppure, governo e regioni non li hanno inseriti tra le categorie da vaccinare subito”. Così in una nota Rifondazione Comunista Padova commenta i negozi aperti anche nel giorno della festa dei lavoratori sottolinenando come i lavoratori di questo settore, oltre a non rientrare nelle categorie da vaccinare prioritariamente, dovranno lavorare anche in un giorno di festa. “Intanto, grazie ad una legge di liberalizzazione selvaggia delle aperture voluta da centrodestra e centrosinistra saranno costretti a lavorare anche il Primo Maggio. Le regioni avrebbero potuto emanare un’ordinanza per chiudere, ma per la gran parte non l’hanno fatto. Qualcuno ha pensato di far chiudere almeno media e grande distribuzione, ma per lo più consentono di aprire ai centri commerciali e ai supermarket. Bene hanno fatto in Toscana i sindacati dichiarando lo sciopero contro la decisione della giunta del Pd. Rifondazione Comunista – prosegue la nota – continua ad essere dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori del commercio e a chiedere con loro l’abrogazione della legge sul commercio”.
Non la pensa così il presidente dell’associazione di consumatori Aduc Vincenzo Donvito che dato il contesto particolare del Covid che ha portato alle chiusure per mesi (tranne dei supermercati) ritiene che questo Primo Maggio possa essere per una volta interpretato come la festa del lavoro che torna. “Da quando c’è la pandemia il lavoro è un miraggio per chi non è un pubblico dipendente o non lavora in aziende dei settori di beni di primaria necessità – afferma in un comunicato -. In questi giorni si stanno riaprendo lentamente gli esercizi commerciali, le strutture turistiche e tante altre attività penalizzate dal lockdown e… quale migliore occasione per essere aperti quando tutti quei dipendenti pubblici e privati sono invece in vacanza e possono spendere? Festa del lavoro, per l’appunto. Lavoro che torna. E invece? I sindacati inalberati perché in diversi lavoreranno. “Il Primo Maggio è Santo e non si tocca”. Può anche darsi, ma che vuol dire “santo”? Rispondente ad una ideologia del passato quando le feste comandate erano occasione di svago. Ma oggi lo “svago” è stato anche troppo per chi ha dovuto stare chiuso per pandemia, e lo svago non può che essere quello di poter tornare a lavorare. Ecco, questa è oggi la Festa del Lavoro. La Festa del Lavoro che torna! Ma alcuni – conclude Donvito – continuano a non capire e frappongono la loro sacrale ideologia al diritto al lavoro. Facciamone tesoro”.