Negozi in centro “vietati” a grandi e medie strutture ma anche ai… kababari, Coalizione Civica per Vicenza: la caccia alle streghe della giunta Rucco

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Negozi: nessun piano commerciale-per il centro di Vicenza
Negozi: nessun piano commerciale-per il centro di Vicenza

In quasi tutte le città della provincia italiana, scrivono nella nota sui negozi in centro che pubblichiamo Mariangela Santini Leonardo NicolaiCiro Asproso  (Coalizione Civica per Vicenza), il declino dei centri storici si accompagna all’invecchiamento della popolazione residente, al costo sempre più elevato delle locazioni, alla scarsa accessibilità.

Coalizione civica per Vicenza
Coalizione civica per Vicenza

Inoltre vanno considerati il calo dei consumi, la crescita dell’e-commerce e l’aumento della pressione concorrenziale: in Italia la densità di imprese è di 4,5 ogni 1000 abitanti, contro i 3,3 della Francia e l’1,8 del Regno Unito. Ovviamente il problema è di grande complessità e andrebbe affrontato in maniera strutturale, avendo cura di coinvolgere esperti, operatori del settore e cittadini, con una strategia d’azione a lungo termine.

In mancanza di volontà politica e capacità amministrativa, si può sempre applicare la vecchia strategia del capro espiatorio: individuare un nemico (meglio se facente parte della minoranza), additarlo all’opinione pubblica come l’unico responsabile e colpirlo con lo stigma dell’untore. Una caccia alle streghe con tutti i crismi e a farne le spese saranno Kebab, negozi etnici, macellerie halal e pizzerie al taglio, come se la loro scomparsa potesse consegnare il centro città ai ristoranti stellati e alle boutique di via Monte Napoleone.

Ritenere che il commercio locale venga danneggiato dalla presenza degli stranieri è tipico di certa destra retriva, xenofoba e populista, ma rivela anche povertà di pensiero e una buona dosa di meschineria. Senza contare che ne emerge un’idea di città artificiosa – quasi che l’offerta turistica non debba comprendere anche gli spazi di vita locale – e soprattutto classista, dato che il centro verrebbe preservato dal “degrado”, mentre le periferie non sarebbero degne di tutela. Non c’è quasi nulla, nel nuovo Regolamento sull’insediamento delle attività commerciali – fortemente voluto dall’assessore Giovine – che faccia presagire un cambio di passo, un miglioramento della situazione attuale. Al contrario, l’impoverimento dell’offerta commerciale avrà come effetto il trasferimento verso l’esterno delle fasce più giovani della popolazione, tra cui gli universitari, a tutto beneficio delle grandi strutture come Piramidi e Centro Palladio.

Persino l’Art. 11 del nuovo Regolamento, all’apparenza condivisibile (poiché vieta l’apertura di medie e grandi strutture di vendita) è in realtà solo uno specchietto per le allodole. Vi sono fior di sentenze in proposito che si richiamano al “pluralismo delle forme distributive”, vietano ogni limitazione al libero esercizio delle attività commerciali e ne inibiscono il contingentamento. Le uniche limitazioni ammesse sono di carattere urbanistico e finalizzate al contenimento delle cubature, al recupero delle aree dismesse, alla riduzione del consumo di suolo.

Da anni andiamo chiedendo, senza esito, una modifica degli strumenti urbanistici che impedisca il proliferare dei supermercati. Ma per i populisti d’accatto non è facile prendersela coi colossi della grande distribuzione, molto meglio dichiarare guerra ai “kebabari”, non costa nulla e magari si guadagna qualche voto. La triste verità è che a Vicenza il commercio non può vivere di solo di turismo, se i vicentini non comprano nei negozi del centro e i ristoranti di buon livello chiudono i battenti, la colpa non è dei fast food, ma di una politica commerciale che non sta al passo coi tempi e di certi amministratori che pensano solo alla prossima scadenza elettorale.

Mariangela Santini – Leonardo Nicolai – Ciro Asproso

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