“La presenza di Pfas nell’acqua potabile veneta non sarebbe mai arrivata all’attenzione dell’opinione pubblica, e forse nemmeno di un tribunale di giustizia, se non fosse stato per la pressante mobilitazione dei residenti locali. Senza di loro, le autorità non sarebbero corse a provvedimenti purtroppo fuori tempo massimo (nuovi filtri negli acquedotti, barriere di contenimento, drenaggi) ma anche a imporre limiti inferiori alla media alla presenza di Pfas nell’acqua potabile, innescando un litigio con le autorità nazionali che all’epoca non avevano neppure registrato la questione. Soprattutto in Veneto, a scandalosa differenza del Piemonte, sotto pressione delle “Mamme No Pfas” l’ente sanitario avvia piani di sorveglianza sanitaria per i residenti, drammatici: anche i bambini hanno quantità di Pfoa e C604 nel sangue fino a dieci, venti, cento volte oltre qualunque limite”. Lo afferma in un’intervista su Cittànuova.it Lino Balza, storico attivista per l’ambiente e fondatore del ‘Movimento di lotta per la salute Maccacaro’, lanciando il convegno di oggi alle 18:30 sul’inquinamento dai Pfas alla Terra dei fuochi, in attesa dell’udienza di lunedì 22 marzo in cui si dovrà decidere se unire i due filoni di inchiesta relativi all’inquinamento Pfas, GenX e bancarotta Miteni di Trissino. Nel frattempo gli attivisti elogiati da Balza, e che a suo dire sono mancati a Spinetta Marengo, hanno organizzato due giorni di dibattiti e sit in fuori dal tribunale di Vicenza.
“Le pressioni, a suon di manifestazioni popolari, delle “Mamme No Pfas”, a cui si affianca il “Comitato Stop Solvay” alessandrino – aggiunge ancora Balza – hanno investito la politica: dalla Commissione interparlamentare ecomafie al ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, che si è impegnato per “Limiti Zero Pfas” nell’acqua senza riuscire a mantenere tale promessa. Dal cosiddetto Ministero della transizione ecologica c’è, a mio parere, ben poco da sperare avendo il M5S ulteriormente perso il suo già scarso peso politico. Non prevedo proprio che “Limiti Zero Pfas” sarà presente nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che l’Italia deve presentare alla Commissione europea nell’ambito del Next Generation EU”.