La fine dell’anno porta a pronosticare sul futuro. Non abbiamo ormai più certezza riguardo a quello che ci aspetta – in fondo non ce l’avevamo nemmeno prima del Covid – , ma alcuni strumenti possono forse aiutarci a immaginare i contorni del 2022. Next Generation Eu, il piano per il rilancio Ue da 750 miliardi, ci aiuta a concepire l’Europa di domani. In particolare, il piano si articola in Recovery and Resilience facility, programma cardine con la sua dotazione di 672,5 miliardi, React Eu (47,5 miliardi), Orizzonte Europa (5 miliardi), Fondo InvestEu (5,6 miliardi), Sviluppo rurale (7,5 miliardi), fondo per la transizione giusta (10,5 miliardi) e RescEu (1,5 miliardi).
Focalizzandoci sul Recovery and Resilience facility, il fine è stimolare investimenti per accelerare la ripresa (recovery) e riforme che rendano le economie europee più resilienti (resilience) ai cambiamenti che incombono nella ripresa dalla crisi del Covid.
I Recovery and resiliency plans, i “piani nazionali di ripresa e resilienza” (o Pnrr) sono i piani che i vari Paesi devono sottoporre a Bruxelles per spiegare come e dove spenderanno i soldi in arrivo dall’Unione Europea. In particolare, il piano italiano – seguendo le linee della Commissione Europea – si articola in 16 componenti raccolte in 6 missioni principali: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; coesione e inclusione; salute.
Proprio nei giorni prima di Natale è stata sbloccata, con un Decreto Ministeriale, la quinta missione e nello specifico la Componente 2 dedicata a “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore”. Per il Veneto sono stati messi a disposizione 108 milioni di euro per 154 progetti che devono essere presentati dai 21 Ambiti territoriali sociali (ATS).
Manuela Lanzarin, assessore regionale a sanità e sociale, ha assicurato la volontà della Regione di accompagnare i territori non solo a livello di regia, ma anche di supporto concreto nella presentazione dei progetti. I dettagli relativi al piano e alle risorse a disposizione per ciascuna sottocomponente sono stati illustrati dal dottor Pierangelo Spano, componente della cabina di regia PNRR e neodirettore dell’Area Sociale di Regione del Veneto e dai dirigenti regionali competenti per area. Il dottor Spano, in particolare, ha sottolineato i termini del cronoprogramma: le regioni entro il 31 gennaio dovranno comunicare al ministero le manifestazioni d’interesse degli ATS ed entro il 31 marzo dovranno essere presentate le proposte progettuali. Per l’estate sono previsti i decreti ministeriali di approvazione dei progetti.
Questa componente del Pnrr mira quindi a intercettare e supportare le situazioni di fragilità sociale ed economica. La fragilità viene presa in carico nella sua dimensione individuale, familiare e sociale per garantire il recupero della massima autonomia. Nello specifico, la regione Veneto prenderà in carico le varie dimensioni dividendo l’importo come specificato nella tabella che segue:
Non dimenticando che l’Italia è il principale beneficiario dei fondi europei del Next generation Eu (ha ottenuto 209 miliardi, il 27,8% dell’intero importo), è interessante considerare non solo la capacità di attuazione dei progetti, ma anche le scelte di investimento fatte dal nostro Paese rispetto al resto d’Europa. Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea, permette di conoscere quanti obiettivi e quante misure sono state stabilite da ciascun Paese per la “Coesione sociale e territoriale”. L’Italia ha fissato 257 obiettivi da raggiungersi attraverso 86 misure, un numero molto superiore alla Francia (rispettivamente 84 e 41) e alla Germania (39 e 14).
Insomma, la strada è ancora lunga, ma la priorità che l’Italia e il Veneto, sostenuti dall’Europa, danno alla fragilità fa ben sperare in un futuro più inclusivo e rispettoso dell’umano in tutte le sue dimensioni.