Next Generation EU: se fondo passa all’Italia 172,7 mld in prestito e 81.8 mld a fondo perduto con 26 in più del suo contributo

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commissione europea Ursula von der Leyen annuncia Next Generation EU
Ursula von der Leyen annuncia Next Generation EU

Raccogliendo l’assist di Merkel e Macron, ora è la Commissione Europea a mettere nero su bianco una coraggiosa proposta per rilanciare l’economia europea e promuovere l’integrazione tra i Paesi (articolo pubblicato ieri alle 23.23 e aggiornato oggi alle 18.56, ndr). Si tratta di un fondo ribattezzato Next Generation EU, un pacchetto di vari strumenti da 750 miliardi di euro in totale, suddivisi in 250 miliardi di prestiti e 500 miliardi di trasferimenti a fondo perduto. Queste risorse verranno raccolte sul mercato finanziario emettendo titoli di Stato comunitari, che verranno garantiti dal prossimo bilancio europeo  .

Sottolineiamo innanzitutto che la proposta non è ancora operativa, in quanto dovrà ottenere il consenso del Consiglio Europeo e del Parlamento UE. Se tuttavia il progetto dovesse prendere forma, all’Italia verrebbero assegnati 172,7 miliardi di euro, di cui 90,9 miliardi in prestiti e 81,8 miliardi in aiuti a fondo perduto. Stante queste cifre, l’Italia, storicamente contribuente netto al bilancio UE, diverrebbe beneficiario netto.

Detto semplicemente, dal 2021 al 2027 lo Stato italiano verserà 55 miliardi di euro al bilancio europeo. La Commissione Ue, attraverso questo bilancio, emetterà i titoli di debito comune, dal cui ricavato verranno distribuite le sovvenzioni. L’Italia, come detto, dovrebbe ricevere 81,8 miliardi di euro a fondo perduto, quindi il saldo netto dovrebbe attestarsi a circa 26 miliardi di euro. Fino ad oggi invece i contributi versati hanno sempre superato le risorse che venivano restituite. Da notare che saremmo, in caso di approvazione del Next Generation UE, l’unico Paese a beneficiare di un’inversione in questa direzione. La Germania, al contrario, riceverebbe 28 miliardi di euro a fronte di un contributo di 131 miliardi.

Il piano di Bruxelles intende investire per un Europa green, digitale e resiliente verso future crisi. Lo strumento principale del pacchetto è costituito dal Recovery and Resilience Facility (RRF), dotato di un totale di 560 miliardi di euro. Il Commissario europeo per l’economia Paolo Gentiloni spiega che l’adesione a questo fondo «non ha a che fare con condizionalità e intrusione di Bruxelles, è volontaria: gli Stati si assumono la responsabilità della propria crescita. Non è un programma di aggiustamento con un nome diverso, è un altro strumento».

I governi che vorranno accedervi, tuttavia, dovranno presentare già a ottobre dei Piani nazionali di ripresa, ossia programmi di riforme e investimenti definiti chiaramente fino al 2024, in linea con gli obiettivi del Semestre europeo.

Il vice-presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis ha chiarito che i fondi arriveranno agli Stati membri in tranche legate agli obiettivi indicati dagli Stati stessi nel Piano nazionale, che dovranno di volta in volta centrare, altrimenti l’erogazione delle tranche verrà sospesa.

Priorità e obiettivi saranno valutati da un comitato di esponenti degli Stati membri, ma la decisione finale circa l’approvazione dei Piani spetterà alla Commissione Europea.

I fondi verranno messi a disposizione dal 2021 e la Commissione stima di distribuire almeno il 60% delle sovvenzioni entro la fine del 2022, il residuo entro la fine del 2024.

Il debito europeo complessivo che verrà emesso per finanziare questi strumentino fondo perduto o elargiti come prestiti, dovrà essere rimborsato tra il 2028 e il 2058 attraverso il bilancio europeo post 2027. Sono quindi al vaglio nuove soluzioni per raccogliere maggiori risorse, e al momento si parla di introdurre tasse sulle emissioni, sulla plastica, sulle grandi multinazionali ed in particolare sui colossi del web.

A fronte di tutto questo, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen rassicura i Paesi del Nord garantendo che l’emissione dei titoli di debito europeo non porterà alla mutualizzazione del debito, poiché i titoli sono legati al bilancio UE e alla sua ripartizione, che ha regole chiare. D’altra parte però risulta difficile trovare differenze tra questa soluzione e gli Eurobond di cui si parlava più di un mese fa, fortemente osteggiati dai Paesi più rigoristi.

Per dare un’idea della mole di risorse messe in campo dall’Unione Europea, ad oggi sono già operativi strumenti quali il MES (240 miliardi di euro), i finanziamenti della Bei per le PMI (200 miliardi di euro), il sostegno alla Cig (100 miliardi) e il programma PEPP della BCE (750 miliardi di euro). Se a questi si sommano i 1.100 miliardi di euro previsti per il Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) e i 750 miliardi del pacchetto di strumenti del Next Generation EU, entrambi progetti che potrebbero trovare attuazione nel 2021, il totale delle risorse ammonta ad oltre 3.000 miliardi di euro.

Tuttavia la reazione dei mercati non è stata entusiasta. A seguito dell’annuncio del piano Next Generation EU, lo spread Btp-Bund è sceso ma non quanto ci si sarebbe aspettato. È probabile che il motivo sia l’erogazione dei fondi solo nel 2021, il che lascia qualche dubbio sulle difficoltà che potrebbero sorgere nella seconda metà dell’anno corrente.

Nonostante il piano europeo non abbia ancora ricevuto la definitiva approvazione, in questo momento sarebbe sensato cominciare ad elaborare una strategia lungimirante per investire efficacemente le risorse.

Lo stesso Gentiloni rammenta che l’Italia «ha l’occasione per costringere sé stessa a concentrarsi su alcune priorità strategiche» come la sostenibilità sociale, la modernizzazione del Paese, l’efficienza della burocrazia e della giustizia civile, oltre che investire nella transizione ecologica e digitale».

Sarebbe quindi un peccato usare i soldi europei per comprare elettori con progetti a breve termine che non produrranno valore aggiunto, posticipando semplicemente i problemi di qualche anno. Mentre ad esempio la Francia investe sul futuro di un settore strategico come l’automotive, cogliendo l’occasione della particolare congiuntura storica e tecnologica per sfidare con l’operazione Peugeot Fca l’industria tedesca.

D’altronde ci sarà un motivo se il piano è stato ribattezzato Next Generation cioè “Prossime Generazioni”…