Nicola Gardini, scrittore, pittore, poeta, è l’autore del romanzo “Le parole perdute di Amelia Lynd”. Insegna Letteratura italiana all’Universita di Oxford.
Scrittore contemporaneo qualificato, con alle spalle importanti pubblicazioni, si dimostra in grado di offrirci molto di più di una piacevole lettura. Egli riesce non solo a rapirci con la sua scrittura di rara scorrevolezza, ma anche a farci riflettere su argomenti importanti, che non riguardano direttamente il racconto, come ad esempio alcune caratteristiche di noi italiani, popolo ancora immaturo, rispetto all’eredita’ lasciataci dai nostri Padri costituenti e a una democrazia, cui tendiamo senza tuttavia arrivarci mai davvero;
sulla giustificazione di un ateismo ponderato, volgendo lo sguardo verso tutte quelle ingiustizie, che l’esistenza del nostro Dio cattolico non dovrebbe permettere, portandoci a confidare piuttosto in quel dio interiore, che sta dentro ognuno di noi.
Il libro
Il romanzo è ambientato a Milano nei primi anni settanta.
Nel microcosmo di un palazzo alla periferia di questa grande città in continua, quanto
a quel tempo inarrestabile espansione, si avvicendano le storie pregne di mediocrità e di ignoranza dei suoi inquilini.
Il tutto è filtrato dall’osservazione di Chino (il cui vero nome è Luca), che attraverso il candore della sua adolescenza, ci accompagna nello svolgersi di questa storia.
Il ragazzo vive con la sua famiglia nei due locali angusti della portineria , di cui Elvira, la madre, ha la responsabilità. A lei è assegnato l’ingrato compito di assecondare tutte le bizzarrie e l’arroganza di chi abita nel palazzo e che la considera, anche senza mascherarlo troppo, niente più che una serva.
Il padre di Chino è una figura marginale, che rispetta il cliché dell’operaio tipo di cinquant’anni fa, quasi completamente assorbito da una fede politica, che gli consente di trovare sempre una valida spiegazione, per quanto accade nella società in cui vive.
Dimentichiamo l’immagine romantica della Concierge parigina, dove il nostro immaginario troverebbe rifugio, per naufragare invece in qualcosa di molto più sbiadito e frustante.
Elvira ha un sogno nel cassetto (e chi di noi può esimersi dall’averne?), che consiste nel riuscire un giorno a comprare un piccolo appartamento nello stesso palazzo. Appartamento, dove rinchiudersi, lasciato il ruolo di portinaia, finalmente non più ancella, schiava di tanti padroni. La contemplazione di questo traguardo è accompagnata per Elvira da innumerevoli rinunce, estreme economie, lavori fuori orario e annientamento della propria indole in una donna, che il figlio ci descrive tuttavia, ancora giovane e bella.
Ma il tran-tran quotidiano, un giorno viene scosso fino alle sue fondamenta dall’arrivo di una nuova inquilina, la cui figura emblematica, come del resto è sempre tutto ciò che è poco comprensibile, ha la capacità non solo di incuriosire, ma altresì di allarmare l’intero condominio.
Chino, al contrario, subisce un fascino irresistibile verso l’anziana signora, che lo accoglie spesso nel suo appartamento e a poco a poco gli si svela, istillando in lui una nuova coscienza, che lo porta a maturare non solo la sua voglia di apprendimento, ma anche il disincanto verso ciò che è in realtà la vita.
Anche Elvira riuscirà a creare un rapporto di amicizia con questa persona dalle origini oscure, pur restando destabilizzata dalla trasformazione che, un po’ per volta, si sta generando nel figlio.
Arrivati a un certo punto del romanzo Amelia (questo è il nome dell’anziana signora) uscirà di scena, per essere sostituita dall’imprevedibile comparsa del figlio di lei, che rivela caratteristiche non meno affascinanti della madre, ma che solo Chino e Elvira saranno in grado di cogliere . Agli altri personaggi, che condividono la proprietà del palazzo, Gardini non concede alcuna sorta di redenzione e rimarranno confinati nel loro egoismo, nella loro diffidenza verso tutto ciò in cui non riescono a riflettere la loro immagine o peggio ancora, nella loro ripugnante ignavia.
E qui mi devo fermare per non togliere il piacere della lettura di questo libro. Dirò soltanto che le personalità di Chino e di Elvira avranno un’evoluzione che li cambierà notevolmente, consentendo a entrambi di leggere con maggiore chiarezza dentro se stessi.
Infine, all’interno del suo romanzo Gardini regala degli scorci di rara poesia, nel descriverci i luoghi e le persone, che ho trovato talmente gradevoli da volerne condividere alcuni con voi:
“Le parole perdute di Amelia Lynd” di Nicola Gardini è edito da Narratori/Feltrinelli.
Buona lettura