La Regione del Veneto risponde alla richiesta di valutazione dell’esposizione ai Pfas mediante biomonitoraggio umano nel Comune di Vicenza presentata mesi fa dai Consiglieri comunali di opposizione di Sala Bernarda. A commentare la risposta è Ciro Asproso (Coalizione Civica), primo firmatario della richiesta: “Nella seduta del 16 dicembre scorso, il Consiglio Comunale di Vicenza ha approvato un Ordine del Giorno promosso da Coalizione Civica, con il quale impegnava il Sindaco e la Giunta a chiedere alla Regione Veneto la possibilità di eseguire, in accordo con l’AULSS 8 Berica, uno studio campione osservazionale che valuti l’esposizione a sostanze perfluoalchiliche (PFAS) nella popolazione, residente o domiciliata, nell’area arancione del Comune di Vicenza.
All’origine della richiesta una triste constatazione, i PFAS rappresentano una seria minaccia per la salute pubblica e ambientale, persino con bassi livelli di esposizione: colesterolemia, ipertiroidismo, cancro, danni ai reni e al fegato, ridotta fertilità, esiti avversi in gravidanza. Queste sostanze sono disperse praticamente ovunque, nell’aria, nell’acqua, nel terreno e anche nei prodotti alimentari che finiscono sulle nostre tavole.
Da anni, noi veneti siamo sottoposti in maniera variabile a questi veleni, ma la diagnosi è ostacolata dal divieto imposto dalla Regione di effettuare analisi al di fuori della zona rossa, anche nel caso di richieste a pagamento.
Una limitazione incomprensibile, che contrasta con il fondamentale principio di tutela della salute pubblica e con il diritto alla prevenzione e alla cura.
Sulla questione interviene anche la Consigliera regionale di Europa Verde, Cristina Guarda: “Il secco NO alla effettuazione dello screening pfas per i cittadini vicentini è incomprensibile. Per questo ho presentato una interrogazione in Consiglio regionale per chiedere alla Giunta se, In virtù del principio di precauzione, non ritenga opportuno estendere ai residenti presso il Comune di Vicenza, lo screening su siero delle sostanze perfluoroalchiliche, eventualmente anche attraverso formule che prevedano la compartecipazione alle spese da parte dei richiedenti la prestazione. Ritengo che la tutela della salute, come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, passi anche attraverso il facile accesso ad analisi che consentano di monitorare e prevenire. Oltretutto il monitoraggio porterebbe dei benefici in termini di condivisione di dati utili ad avere un quadro generale della situazione in questa area. E’ bene ricordare come nel 2013, a esclusione del Pozzo Scaligeri, non fosse stata rilevata la presenza di inquinanti nella zona. Di conseguenza il progressivo aumento della presenza di Pfas nei pozzi che servono la città di Vicenza, seppure al di sotto dei limiti regionali, dovrebbe responsabilmente indurci a monitorare e prevenire l’impatto sanitario. Una esposizione lieve ma costante ai Pfas può già avere conseguenze sulla salute dei cittadini.”