Noi, boomers vicentini: le discoteche e i “festini” domestici

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Boomers vicentini. La discoteca Miralago
Boomers vicentini. La discoteca Miralago

(Articolo sulle discoteche e i festini domestici dei boomers vicentini da Vicenza Più Viva n. 2 ottobre-novembre 2023, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).

La fine degli anni ‘70 ha visto il proliferare delle discoteche nel vicentino. Oggi non esistono più, fatte salve poche eccezioni e queste vedono ancora il loro maggiore afflusso quando vengono alimentate da frotte di boomers che colgono l’occasione di rivivere la loro beata giovinezza (che non si vuol far fuggire tuttavia) nelle serate dedicate al Funky Remember, di cui alcuni mitici Dj sono ancora i profeti.
La generazione Z, post Millenial, trova invece oggi aggregazione nei principali bar e locali di tendenza del vicentino per lo spritz serale. Spritz (semplice acqua e vino bianco, almeno così era e così dovrebbe essere se le tradizioni hanno ancora un significato) che i boomers hanno visto bere solo ai propri padri nelle osterie vicentine quali il Bersagliere, la Guerrina, il Cursore.
Ogni generazione critica la precedente o le precedenti, forse per la paura di invecchiare, forse perché vuol tenere vivo il ricordo del passato, non lo so. Il mio certamente non vuole essere un biasimo od un richiamo al modo di vivere sociale, di stare in comunità, dei nostri giovani, ma semplicemente un evidenziarne le differenze.
Non si può parlare delle discoteche di Vicenza e dei comuni immediatamente limitrofi, degli anni ‘80, se non prima facendone una mappatura.
Eccola, nella speranza di non averne dimenticato altre e scusandomi per le mancate, eventuali, citazioni. A Vicenza: LP (Contrà Riale in centro); Dinosauro poi Capriccio (Via del Sole); Miralago e Elle et Lui (Lago di Fimon); Boom e Pub (Montecchio Maggiore); Nordest (Caldogno); Crazy (Cavazzale di Monticello Conte Otto); Palladium (Torri di Quartesolo); Villa Bonin (San Gottardo); Shangai (Schiavon); Ciao Ciao (Marano Vicentino). Più o meno era questo il Bengodi del divertimento vicentino.
L’LP, riservato ai ragazzi più maturi, nati verso la fine degli anni ‘50; Miralago, un piccolo locale composto da due sale nel quale confluivano i ragazzini più piccoli; Elle et Lui, il ritrovo dei ragazzi della Vicenza Bene o “in” che dir si voglia; Boom, enorme e troneggiante nella S.S. 11 con i suoi laser sparati nel cielo vicentino; Pub, luogo di ritrovo della Vicenza Ovest; Nordest, con le sue plurime sale da ballo, tra i quali il liscio per i papà e le mamme di allora, frequentato dai “Baiosi” – identificabili dal loro “dress code”- la cui etimologia del termine è da ricercarsi nella famosissima discoteca “Baia degli Angeli” di Gabicce Mare; Crazy, la Reggia del Funky; Palladium, il locale dei soldati americani della Ederle; Dinosauro (poi Capriccio), che ha annoverato tra i suoi Dj Roberto Boribello, detto Borillo, componente del duo dei Los Locos; Villa Bonin, nei colli vicentini conservato dai titolari del soprastante ristorante nella sua totale integralità, ai quali personalmente ho rivolto umile preghiera di non pensare mai alla sua eliminazione ma, solo, eventualmente ad una ristrutturazione (tutto torna o meglio, gattopardamente, “tutto cambia nulla cambia”): un gioiello degli anni 80; Shangai, dalla tipica architettura orientale; Ciao Ciao, punto di incontro dei ragazzi dell’Alto Vicentino, ma non solo.
La particolarità (e la genialità dei loro gestori nel pensarla) di queste discoteche o almeno della gran parte di loro? L’apertura domenicale pomeridiana: dalle 14.30 alle 19.00, per i baby boomers (14-18 anni).
Succedeva così che decine e decine di ragazzini, ingurgitato velocemente il pranzo della “festa” (chissenefrega se il giorno dopo c’era il compito in classe) e montato il Ciao, il Califfone, il Beta, il Fantichino o il Caballero (tutti e dico tutti “elaborati” – meglio truccati – con carburatori più potenti, il 19 al posto del 14 o con marmitte iconiche come la “PROMA”, dopo gli anni 80 scomparsa e che nelle leggende metropolitane vicentine si pensava fosse l’acronimo di PROduzione MArmitte oppure PROletari della MArmitta o ancora PROduzioni MotoAccessori) che dir si voglia, partivano in missione, non così impossibile, roboando e sfrecciando dal centro cittadino fino ai citati locali.
Tra loro c’ero anch’io, ricco di 5000 lire (la “mancetta”), che dovevano bastare per l’intera settimana, ma che venivano scialacquati quasi tutti nella stessa domenica: 2000 lire l’entrata al Miralago, 200 lire per la seconda consumazione, il classicissimo Martini Bianco, 500 lire per le sigarette e 2000 lire per la consueta, correttissima, “multa” dei vigili
di Arcugnano, che si posizionavano sempre nello slargo posto in curva davanti alle villettine prima del bivio Fimon/Lago, per il trasporto dell’amico o quando si aveva fortuna (poca) della ragazzina. Le restanti 300 lire dovevano bastare poi per l’intera settimana, non essendo previste variazioni di bilancio da parte della Giunta Familiare.
Quanto ho contribuito alle entrate di quel Comune, ma non mi sono mai lamentato, anzi. Forse dentro di me già coltivavo il desiderio di diventare un Vigile urbano (dubito!) o forse, più furbescamente, come tutti, confidavo che uso ad obbedir tacendo, dimostrando rispetto della divisa ed afflizione, avrei potuto godere del loro perdono, che puntualmente mai mi fu concesso. Com’era giusto fosse. Altra suggestiva ed altrettanto geniale idea dei titolari delle “disco” nostrane: i lenti! Dobbiamo dirci la verità: noi maschietti, tutti e dico proprio tutti, ci andavamo solo per quei quindici minuti. Nel restante e precedente tempo si scorgevano gruppi di ragazzi che giravano e rigiravano le sale per adocchiare la preferita per poi invitarla a ballare. Il dramma (e non è un eufemismo. Ho assistito a litigi degni delle singolar tenzoni medievali) che poteva compiersi, come sempre poi avveniva, era che i più sceglievano le più carine.
E chi riusciva, con balzi felini, ad arrivare per primo (era fondamentale capire con quale pezzo il Dj avrebbe interrotto la musica disco per iniziare quella lenta: da qui teoremi e strategie) poi non mollava la diletta, consumando un’unica mattonella ed avvinghiandosi a lei, cingendola con le mani alla vita intrecciando addirittura le dita. Ciò per tutta la durata del magico quarto d’ora, lasciando nella rabbia, sconforto ed invidia (perché di questo veramente si trattava) gli altri pretendenti, rimasti con le pive nel sacco. Pure lo scrivente ne aveva una (esile, bruna e deliziosa, che così tanto gentil e onesta mi parea, nel mio platonico vitanovesco desiderio. Di Sant’Agostino. Quartiere fertile di umanità femminile e approdo di molte compagnie dell’epoca, per l’appena evidenziata densità demografica di ragazze) ma mannaggia a me, il timore del suo rifiuto mi ha sempre impedito l’approccio rendendo profondamente mesto il ritorno a casa (e rinviando il tentativo alla successiva domenica, puntualmente sempre vano) e come si è detto ed ancora si dice (brocardo valido sia per i boomers che per le generazioni successive X Y e Z nonché future.
Di questo ne sono certo: ogni lasciata era andata persa. Ma tant’è!

Il Biglietto di ingresso al Miralago
Il Biglietto di ingresso al Miralago

I “Festini” domestici

Alzi la mano quel boomer che non ha organizzato o partecipato ai festini caserecci. Servivano poche cose: la location, quattro lampadine, un giradischi, i vinili e cosa non da poco le ragazze. La preparazione era meticolosa e precedeva di gran lunga il giorno dell’evento (si parlava di Capodanno a partire dalla fine di agosto). La soddisfazione che si provava nell’organizzarlo, la sua attesa, superavano, sempre, quella del giorno dell’evento, provando così che la teoria del piacere di leopardiana memoria non era poi tanto peregrina.
La location: i locali delle parrocchie non erano molto gettonati, anche perché ci si sarebbe sottoposti ad un regime di sorveglianza degno del 41 bis da parte del cappellano.
Meglio la casa di qualche amico: una taverna, il salotto, finanche il garage.

Impianto luci: quattro lampadine colorate davanti alle quali si metteva un cartoncino di forma rotonda, con un ritaglio al suo interno di una finestrella, che fatto girare vorticosamente da un motorino sgusciato dalla macchinina della pista Polistil, restituiva l’effetto delle luci psichedeliche.

Un giradischi: sempre lo stesso, di marche oggi scomparse, dalle puntine simili a quelle in dotazione ad un trapano, ma che faceva comunque sempre il suo dovere, come nel Piave i Fanti. Ossia assicurare un continuo metti e rimetti dei dischi, senza mai provare ad incepparsi (in particolare modo durante i lenti che, diversamente dalla discoteca, duravano 4 ore e 45 minuti lasciando i magici restanti 15 minuti alla musica disco).

I vinili: non esistendo gli MP3 ed i CD, si utilizzavano le musicassette e i dischi in vinile. Ma per un 33 giri in vinile servivano 5000/6000 lire, mentre per un 45 giri 1000/1500 lire: un capitale! La fortuna era solo quella di avere un amico che grazie alla munificenza materna fosse dotato di un sufficiente parco discografico.

Le ragazze: ecco il vero punctum dolens. Si redigeva un elenco e si procedeva alla eliminazione di quelle che non interessavano, mutuando quasi il sistema delle liste di proscrizione sillane, arrivando così al numero che poi sarebbe risultato sufficiente per la festa. Non ne rimanevano molte eh, ma eravamo certi che ci saremmo divertiti. Qualcuno di importante avrebbe detto, se fosse stato venerdì: “Tutto è compiuto”… e il disco iniziava a suonare.