Mentre incalzavano le critiche del mondo di don Enrico Torta e dei suoi seguaci e/o ispiratori Andrea Arman e Luigi Ugone alla legge 205 approvata all’unanimità il 27 dicembre 2017 con uno stanziamento iniziale di 25 milioni all’anno per 4 anni, incrementabili con i miliardi dei fondi dormienti e senza paletti di alcun tipo (né per l’anno di sottoscrizione delle azioni di BPVi, di Veneto Banca e delle 4 banche risolte, né per gli importi e neanche per chi avesse già aderito alla transazione…), il “governo del cambiamento, su cui giuravano i grillini dichiarati come don Enrico, che col suo ego non ci sta a “pacificare” tutti per il bene comune, e il discutibile Arman insieme all’intimidatore Ugone, ne approfittava.
Prima per rinviare la data di emanazione del decreto attuativo, che l’esecutivo Gentiloni doveva firmare entro il 30 marzo 2018, prima al 31 ottobre 2018 e, infine, in ambito di Milleproroghe al sempre più lontano 31 gennaio 2019. Ma questo non basta…
Perché, con un colpo di coda e con la scusa di non perdere i 25 milioni già destinati ai ristori della 205, limitava per il 2018 l’attuazione della 205 a chi già avesse un lodo pronunciato dall’ACF (Arbitro per le controversie Finanziarie della…Consob) per giunta con due limiti: se il lodo in media è di circa il 50% di quanto richiesto, il limite del “ristoro” è pari al 30% (e, quindi, arriva al 15% di quanto speso) e l’ammontare massimo è di 100.000 euro.
Bene, comunque, commentavamo amaramente il 12 settembre da Roma, almeno per partire, dicevamo così anche per consolare le vittime delle truffe bancarie tutelabili con la 205 ma escluse dal primo giro, ma i possibili beneficiari iniziali, quelli sventolati dai gialloverdi, con qualche dubbio (Gianluigi Paragone confessava che il legislatore non conoscesse il numero dei lodi Acf), e dalla stampa nazionale, di sistema, che con certezza ne fissava il numero a poco meno di 600, ci sembravano veramente pochi.
Così pochi che non sono 600 ma… 103, sì 103!
Basterebbe che il MEF, i nostri politici e la stampa nazionale consultino con noi la Relazione sull’attività svolta nell’anno 2017 (l?ACF, organismo presso al Consob di risoluzione extragiudiziale delle controversie, è operativo dal 9 gennaio 2017) per scoprire a pagina 85 che i lodi accolti nel 2017 a favore dei soci risparmiatori sono 52 (su 55 richiesti) per la Banca Popolare di Vicenza, 29 (su 33) per Veneto Banca, 13 (su 13) per la siciliana Banca Nuova controllata da BPVi e 7 (su 7) per la pugliese banca Apulia controllata dalla ex popoalre di Montebelluna.
Se ai 101 lodi accolti in totale per le ex banche venete (nessuno ne è stato, ovviamente, richiesto dai soci delle 4 banche risolte) si aggiungono i 2 residui per la BPVi su cui l’ACF si è pronunciata nel 2018 (da luglio 2017 i lodi non sono più proponibili all’Acf in quanto le banche sono andare il LCA) ecco che arriviamo ai ben 103 beneficiari dell’azione congiunta del governo del cambiamento e dei suoi sponsor a capo del Coordinamento banche di don Enrico Torta e di Noi che credevamo nella BPVi!
Ma se l’emendamento (taglia fondo?) è stato giustificato con la necessità di non perdere i 25 milioni stanziati per il 2018 e che i ritardi nell’emanazione del decreto attuativo avrebbero bruciato, ebbene preoccupiamoci ancora di più della competenza e dell’avvedutezza dei nostri governanti e dei loro sponsor evangelici! Vero Massimo Bitonci e Alessio Villarosa che a quell’unica bibbia (con la b minuscola per carità) vi siete affidati?
Perché se 103 sono i soci truffati con un lodo in tasca, se l’ammontare medio dei lodi dell’ACF è di 27.175 ? e se questi sono liquidabili per il 30% al massimo dello specifico lodo (cioè 8.152 euro), beh allora 839.707 euro sono quanto daranno alle vittime delle banche Luigi Di Maio e Matteo Salvini.
Invece degli almeno 25 milioni di euro che entro il 2018, con una platea di beneficiari non limitata ai 103 (s)fortunati, che comunque percepiranno, come scritto prima, il 15% di quanto da loro speso, avrebbe dovuto liquidare la legge 205 se il nuovo “vecchio” sistema e i suoi sponsor “ignoranti”, si spera non in malafede, della legge e dei suoi obiettivi, non ne avessero sabotato il decreto attuativo che avrebbe dovuto essere efficace al massimo dal 30 marzo scorso!
Ora ci sarebbe solo da serrare finalmente le fila, vero don Enrico?, per far sì che, dopo i poco più di 800.000 euro che andranno a 103 vittime, non solo non prendano altre strade i fondi dormienti ma che non spariscano anche i 75 milioni previsti dalla 205 per i prossimi tre anni e ad oggi ancora incrementabili proprio con quei fondi.
E perché, lo abbiamo scritto, “già sodomizzati da BPVi e Veneto Banca” non siano “ora i giallo verdi ad abusare dei loro soci risparmiatori: che sono divisi e meno delle platee della flat tax e del reddito di cittadinanza“.
Se il signor Bonaventura dei miei tempi si inchinava ringraziando per un milione (di lire) di ricompensa per le sue belle azioni, chi dei 340.000, che avesse diritto a un rimborso dignitoso per le pessime azioni che gli hanno rifilato, potrebbe inchinarsi a questa situazione senza apparire come un rassegnato a chinarsi?