Nordio in Commissione Giustizia del Senato, magistrato Schiavon: buoni propositi ma opache e vaghe le linee del suo programma di riforma

Ministro Carlo Nordio e Giulia Bongiorno, presidente commissione giustizia del senato
Ministro Carlo Nordio e Giulia Bongiorno, presidente commissione giustizia del senato

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio (qui altre e varie opinioni e notizie sul suo operato, ndr) ha illustrato alla Commissione Giustizia del Senato le linee del suo programma di riforma, riguardante i settori penale e civile, la giustizia minorile, il sistema carcerario, le intercettazioni ecc. Egli si è dichiarato determinato a raggiungere gli obbiettivi che il suo gruppo politico aveva annunciato nella fase preelettorale e non ha esitato  a rivolgere dure critiche nei confronti del sistema ora vigente, connotato, come ha lui stesso sottolineato, dalle ben note deviazioni causate dalle interferenze correntizie dell’Associazione Nazionale Magistrati.

Qui il primo intervento di Carlo Nordio in video

https://webtv.senato.it/4621?video_evento=241479

Qui il secondo intervento del ministro Nordio in video

https://webtv.senato.it/4621?video_evento=241565

Pur apprezzando gli annunciati propositi di ammodernamento del nostro sistema giudiziario, obsoleto e culturalmente superato, ritengo che resti ancora troppo opaco e  vago il contenuto dei programmati interventi di potenziamento della giustizia civile, il cui funzionamento – come, finalmente, ha sottolineato il ministro – ha un’evidente ricaduta sull’economia del nostro Paese.

Mi sembra, allora, opportuno fare ancora qualche osservazione, con l’intento di offrire un contributo  di riflessione su talune tematiche, che mi sembra non siano state ancora messe sufficientemente a fuoco. Non mi pare che il ministro abbia fornito una concreta indicazione dei reali cambiamenti da adottare per rendere più funzionale questo settore e consentire un’accelerazione dei procedimenti civili e, soprattutto, garantire una adeguata stabilità degli orientamenti giurisdizionali,  troppo spesso ondivaghi e inaffidabili. Una tale situazione  è anche frutto del pletorico e farraginoso corpo normativo italiano – come, giustamente, dallo stesso Nordio rimarcato – ed è  un preoccupante segnale di insicurezza, che  finisce per ostacolare le dinamiche dell’economia e per non offrire alcun affidamento agli investitori.

Ancora una volta sottolineo che nessun reale beneficio potrebbe derivare da modifiche processuali, che si sono rivelate quasi sempre inutili: lo stesso  processo telematico, da anni in vigore,  non ha dato i risultati sperati. D’altra parte, i magistrati non possono produrre più sentenze di così, perché hanno carichi insostenibili,  benché, come è ben noto – siano  i più produttivi, in termini quantitativi, tra quelli dei Paesi europei. Tanto per fare un esempio, la Corte di Cassazione italiana emette, ogni anno, un numero più che triplo di sentenze rispetto a quello francese, la quale, per di più, non opera in un sistema ingolfato come il nostro.

Invece – ripeto – occorre puntare sulla forte specializzazione dei giudici addetti al settore civile, che sono costretti ad applicare una legislazione sempre più complessa e sempre più specifica e settoriale. Questo è l’unico modo per consentire una maggiore celerità  nell’adozione delle decisioni e nella redazione delle sentenze e per ottenere una stabilità degli orientamenti giurisprudenziali, la quale, a sua volta, è il presupposto per la riduzione dell’abnorme numero di  impugnazioni che grava le Corti di Appello e la corte di Cassazione. Insomma, si deve puntare alla riduzione numerica dei contenziosi, migliorando la preparazione professionale specifica dei magistrati e mirando alla certezza del diritto. L’attuale sistema non funziona anche perché è la stessa sua organizzazione complessiva ad essere molto carente. A cominciare dalla formazione degli organici che, notoriamente, è del tutto irrazionale, in quasi tutti gli uffici giudiziari.

L’Italia – si sa – è un Paese complesso e non omogeneo. Le problematiche legate ala giustizia sono ben diverse da regione a regione, da città a città ed anche, da  zona a zona  di una stessa provincia.

Tanto per fare un esempio, pur banale, ma significativo, posso dire che quando ho svolto le funzioni di presidente del tribunale di Treviso, avevo constatato che le esigenze di giustizia della parte sud del territorio (più a vocazione industriale) e di quella a nord (la pedemontana, ad economia prevalentemente agricola e vitivinicola) erano ben diverse e avrebbero richiesto interventi diversificati.

Altro esempio: Belluno, di cui, parimenti, sono stato presidente del tribunale, pur essendo una provincia poco popolosa, era di difficilissima  gestione, per la sua particolare conformazione geografica, molto estesa e, in gran parte, inserita in un territorio montano e per il fatto di dover far fronte, in alcuni periodi dell’anno, alle aumentate esigenze di un  numero ben maggiore di utenti rispetto ai residenti. Ebbene, facendo un esasperato uso di un rigido parametro proporzionale fra numero di cittadini e numero di magistrati, a Belluno è stato attribuito un organico assolutamente inadeguato rispetto alle reali esigenze ; ed è, quindi, evidente che una seria risposta ai cittadini, in termini di giustizia è, in quella provincia, molto più difficile.

Un altro esempio chiarirà meglio il concetto: a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina)  è stato mantenuto il tribunale, in funzione di presidio antimafia; ma, in questo ufficio si è anche dovuto tenere attivo un tribunale civile (in un contesto quasi privo di imprese, che sono le vere utenti della giustizia civile) e una procura della Repubblica. Il risultato è un evidente scoordinamento perché quel tribunale siciliano (sempre per la proporzionalità obbligatoria) finisce per avere un numero maggiore di giudici addetti al civile rispetto a Belluno, dove le imprese, magari piccole, sono molto più numerose.

L’aumento dell’organico complessivo dei magistrati non mi pare opportuno perché si rischia di abbassare la loro qualità media. E’, invece, preferibile fare uno sforzo per impiegare i magistrati stessi con maggior razionalità.

Il nostro sistema giudiziario soffre di un eccesso di rigidità, di nocivi automatismi, che sono espressione di garanzie meramente  apparenti e di facciata. Esige, invece, maggior flessibilità e logiche razionali, simili a quelle che si adottano nelle vere e proprie gestioni imprenditoriali, Quindi, è anche opportuno attribuire  più potere decisionale ai capi degli uffici, i quali devono essere selezionati rigorosamente per i loro meriti effettivi e non per scelte correntizie; opportuno è anche eliminare la temporaneità dei loro incarichi, che è una soluzione – frutto anch’essa di un garantismo di facciata –  illogica e particolarmente dannosa perché induce i dirigenti a non fare scelte innovative: tanto, se ne dovranno andare da altra parte…

Insomma il problema preminente nella riforma della giustizia credo sia quello di incrementare, soprattutto, la specializzazione dei magistrati e di limitarne la mobilità. Il sistema dovrà essere flessibile e, al tempo stesso, razionale.

Ma perché, ministrop Nordio, non cerchiamo di copiare da qualche Paese che, in tema di giustizia, è più avanti del nostro?