Norma Cossetto: da una probabile fake news fascista nasce un comitato di vicentine per l’istriana “gettata viva in una foiba”

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Norma Cossetto un comitato di vicentine per l'infoibata istriana
Norma Cossetto

Da una molto probabile fake storica su una ricostruzione della fine di Norma Cossetto che, a dir poco, appare molto controversa e non a caso è sempre celebrata dal mondo vicino a Elena Donazzan, nasce l’abituale uso dei fascisti a caccia di una “equiparazione” che, pur nel rispetto dei morti di ogni parte, non può essere perseguita dimenticando che alla base della disumanità delle foibe ci sono tutti i morti che abbiamo fatto in Jugoslavia…

Proponiamo, comunque, la nota che dà conto della nascita a Vicenza del comitato “Vicentine per Norma Cossetto” con il fine di rendere omaggio a questa figura di martire italiana” invitandovi anche a leggere, per opportuna documentazione “Gli incontrollati fantasy su Norma Cossetto, 2a parte | Cosa sappiamo davvero di questa storia?”.

“Lo scopo che ci prefiggiamo – dichiarano, quindi, nel loro comunicato le appartenenti al comitato  –  è di ottenere l’intitolazione, in ogni Comune della Provincia a partire dal capolouogo, di una via in ricordo di Norma e degli altri italiani vittime dell’eccidio delle foibe in Venezia Giulia, Istria e Dalmazia”.

“Norma Cossetto – aggiunge la nota – era una studentessa italiana di Visinada in Istria, iscritta al corso di lettere e filosofia all’università di Padova, che nel 1943, dopo aver subito ogni genere di brutalità, venne uccisa dai partigiani comunisti jugoslavi all’età di 23 anni. Assieme ad altri prigionieri venne gettata viva in una foiba nei pressi di Villa Surani, nell’attuale Croazia”.

Il nostro comitato tutto al femminile – conclude la nota – intende ricordare questa donna non solo come una martire che ha amato fino all’ultimo la propria terra, ma anche come la donna che avrebbe potuto essere: insegnante, madre, una persona realizzata in ogni aspetto della sua sfera personale secondo i suoi desideri, strappata dalla vita in modo violento con la sola colpa di essersi rifiutata di rinnegare le proprie radici.