Il 26 gennaio scorso sotto il titolo «Norma Cossetto: da una probabile fake news fascista nasce un comitato di vicentine per l’istriana “gettata viva in una foiba”» abbiamo pubblicato, democraticamente, e commentato, pensavamo fosse un nostro diritto, una nota firmata solo da un sedicente Comitato “Vicentine per Norma Cossetto“, che non riportava alcun nome, alcun indirizzo e alcun telefono per essere contattato dal vivo e non sotto “copertura” della semplice omonima mail.
“Sono sbalordita e indignata dalla delirante esposizione della vicenda Cossetto espressa sulla vostra testata” ci scrive, quindi, tale Marina Canestrale, mai prima nota e che, anche lei, non ci dà riferimento alcuno per essere ricontatta se non un indirizzo mail, che appare molto “fantasy” (inizia per dog arrow bulldogs@…, bulldogs freccia di cane@… o bulldog strale di cane@… che richiama parte del suo cognome Canestrale) e ci fa venire qualche dubbio sulla sua reale esistenza con questo nome e cognome).
“Definire fake news, fascisti e vicini all’area Donazzan – continua la signora Canestrale – coloro che si sforzano di indagare la storia in modo equilibrato, non vi fa onore. La pace sociale non si conquista negando la storia, ma conoscendola e offrendo il reciproco perdono. Io accompagno i giovani a visitare la risiera di san Sabba, e anche le foibe, cercando di seminare pace. Di Norma Cossetto ho sentito parlare per la prima volta dai suoi parenti, fu talmente straziante il loro racconto che non lo riesco a dimenticare. Mi dissero che le urla di questa ragazza, più giovane di mio figlio, risuonavano ovunque nel villaggio, e nessuno aveva il coraggio di fare nulla. Perché offendere la memoria degli istriani ? Perché dire che “se lo erano meritato” a causa dei crimini dei fascisti? È noto che i fascisti veri nel 43 fuggirono dalla zona, lasciando la popolazione civile alla mercé dei partigiani di Tito. Sarebbe come dire che i nostri nonni e bisnonni si sono meritati di essere torturati e uccisi, dato che in Italia c’era il fascismo. Spero vivamente in una ritrattazione del giornalista, che non si firma neppure”.
Ai tempo del fascista MinCulPop se non si ritrattava…
Ma, chiarito alla signora, dai toni da bulldog, che se un commento è firmato “Redazione”, come lo è stato quello alla mail anonima, si intende che sia firmato (e condiviso) da tutto il giornale e, quindi, sotto la responsabilità ancora maggiore del direttore (stavolta firmo direttamente a scanso di equivoci), le abbiamo risposto come di seguito.
Gentilissima Marina, che le dicano qualcosa non vuol dire che sia vera.
«Da una molto probabile fake storica su una ricostruzione della fine di Norma Cossetto che, a dir poco, appare molto controversa e non a caso è sempre celebrata dal mondo vicino a Elena Donazzan, nasce l’abituale uso dei fascisti a caccia di una “equiparazione” che, pur nel rispetto dei morti di ogni parte, non può essere perseguita dimenticando che alla base della disumanità delle foibe ci sono tutti i morti che abbiamo fatto in Jugoslavia…
Proponiamo, comunque, la nota che dà conto della nascita a Vicenza del comitato “Vicentine per Norma Cossetto” con il fine di rendere omaggio a questa figura di martire italiana” invitandovi anche a leggere, per opportuna documentazione “Gli incontrollati fantasy su Norma Cossetto, 2a parte | Cosa sappiamo davvero di questa storia?”»… (qui di nuovo il link alla nota su Norma Cossetto, ndr)
P.S. Ad abundantiam cliccate qui per un altro commento non certo di “comunisti” sul fumetto sponsorizzato proprio dalla Donazzan…