Nei primi tre mesi di questo anno così difficile, sono 123 i lavoratori morti per infortunio nei luoghi di lavoro (4 il 31 marzo), 256 compresi quelli in itinere. A questi si dovrebbero aggiungere 126 lavoratori morti a causa del coronavirus contratto durante il loro lavoro (fonte Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro curato da Carlo Soricelli).
E c’è un’altra notizia che evidenzia la difficoltà e la disperazione che si vive in questo nostro mondo. Un giovane senegalese di 26 anni che lavorava in un negozio di alimentari si è suicidato a Milano. Era stato licenziato per calo delle vendite. Una tragedia nella tragedia che segue di qualche giorno il suicidio di un altro giovane di 29 anni avvenuto a Torino per lo stesso motivo.
“Danni collaterali” del coronavirus? Forse, ma non solo. Morti per mancanza di lavoro. In quello che è diventato il mondo del lavoro, senza solidarietà né coscienza, in un sistema che ha come obiettivo il profitto e nulla più, diventa sempre più difficile superare le avversità. Anche solo sopportarle. La precarietà trionfante ci ha divorato qualsiasi futuro.