Gentile direttore, in merito al suo articolo (“Ricreare nuova grande banca regionale del nord est: un progetto (sogno?) suggestivo che si scontra con i vincoli di… sistema. E i politici?“) per il quale ha chiesto un parere ad alcune delle banche eventualmente interessate e ai politici vicentini di “ogni parte” (qui quello di Cappelletti del M5S, l’on. Silvia Covolo della Lega si è sinteticamente espressa per la libertà dell’iniziativa privata e atri interventi li aspettiamo compatibilmente col periodo di ferie, ndr), io penso che le banche territoriali sono state e restano elementi indispensabili della nostra economia. Ci stupiamo che si sia voluto cancellare queste realtà già esistenti probabilmente per concentrare il potere bancario nelle mani di pochi.
Questi Istituti di credito sono sempre stati sinonimo di garanzia finanziaria per tanti imprenditori, punto di riferimento per il tessuto socio-economico non solo del vicentino, come nel caso della Banca Popolare di Vicenza, ma di tutto il Veneto. Prima del drammatico crollo, questa fiducia diffusa aveva permesso alle banche di vendere le proprie azioni ad una clientela molto variegata, convinta di investire i propri risparmi in modo sicuro. La tristemente nota vicenda della Banca Popolare di Vicenza è stata una catastrofe per 118 mila famiglie, un vero e proprio pugno allo stomaco dei risparmiatori e alle loro tasche, una disgrazia per il nostro territorio. Prima di pensare alla creazione di una nuova banca regionale del nord est, bisognerebbe lavorare per ricreare quella sensazione di fiducia e di garanzia negli istituti territoriali, che le inevitabili vicende legate al nostro territorio hanno minato.
Prima di pensare di ricreare una grande banca regionale del nord est, sarebbe il caso di far emergere la verità sulle reali motivazioni che hanno comportato il fallimento delle banche del territorio che già esistevano, a cominciare dalla Banca Popolare di Vicenza e, in parallelo, da Veneto Banca.
Sergio Berlato