Nei giorni scorsi – è scritto in una interpellanza di Ciro Asproso – Confcommercio ha “preso carta e penna” per avvisare i Sindaci del vicentino che la proliferazione incontrollata dei Supermercati non è un male ineluttabile, e neppure la fatale conseguenza del “Piano Casa” o della “Direttiva Bolkestein”. C’è da sperare che in futuro avranno eguale convinzione nel richiamare quei loro aderenti (pochi, per la verità), che pensano ancora di far fronte alla crisi del commercio tradizionale con il ritorno delle auto nei centri storici. Un vecchio vizio del capitalismo italiano quello di incamerare i profitti, e socializzare i costi – ambientali e sociali – col resto dei cittadini.
Ma torniamo ai nostri Sindaci che sembrano ormai incapaci di elaborare progetti a lungo termine, e in cambio di una rotatoria o di un archivio comunale, sono disposti a qualsiasi concessione nei confronti del privato. Una recente sentenza del Consiglio di Stato ha ribadito che la libertà di esercizio delle attività commerciali (riconosciuta dalla Legge nazionale) non può essere considerata illimitata, ma “deve essere posta in equilibrio con altri principi e valori di pari rango, se non superiore, (tutela dell’ambiente, lotta al degrado urbano, divieto di consumo di nuovo suolo)”.
Qui entra in gioco il ruolo delle Regioni che hanno la possibilità di dettare una propria disciplina del commercio, e dei Comuni, che a loro volta possono agire in conformità coi predetti principi.
Tali criteri, dice la sentenza, non possono considerarsi lesivi della concorrenza e le “limitazioni urbanistiche al commercio sono da ritenersi tutt’ora possibili in presenza di preminenti interessi pubblici … purché siano ragionevoli, proporzionate e non finalizzate a contingentare le attività ”. Vediamo dunque quali sono le limitazioni ammesse:
- sostenibilità economica, sociale, territoriale e ambientale del sistema commerciale;
- localizzazione degli interventi nei centri storici;
- incentivazione del risparmio di suolo, recupero e riqualificazione delle aree dismesse e degradate, limitazioni all’aumento di cubature;
- rafforzamento del servizio di prossimità e del pluralismo delle forme distributive.
Tutte queste tutele ci vedono pienamente d’accordo, anche perché sono strumenti di regolamentazione del mercato che gli ambientalisti propugnano da parecchio tempo. Già nella passata Amministrazione avevamo rivolto critiche alla mancanza di una strategia commerciale coerente con l’assetto urbanistico, e non più sostenibile sotto il profilo ambientale. Nello specifico, avevamo contestato la scelta di insediare due nuovi Supermercati in Viale della Pace, a pochi metri di distanza l’uno dall’altro. Lo ritenevamo un errore clamoroso, poiché il quartiere storico ha necessità di una complessa riqualificazione urbanistica e commerciale e di una valorizzazione degli spazi pubblici, non di attrarre ingenti flussi di traffico in una delle strade di maggiore accesso alla città. Allo stesso modo, ci siamo subito opposti all’idea di Cicero di insediare una nuova struttura di vendita a S. Lazzaro – nel piazzale antistante il PRIX – consci del fatto che il problema di quella parte di città non è certo l’offerta commerciale, che è ridondante, bensì la pessima qualità dell’arredo urbano e degli spazi verdi.
Interessante rilevare che anche la Commissione europea, attraverso il Comitato economico e sociale, si è posta il problema di: “Un settore europeo del commercio al dettaglio adeguato al 21° secolo”. Tant’è che nel giugno dello scorso anno ha diramato esplicite raccomandazioni per la difesa e la promozione della diversità nel settore del commercio al dettaglio, anche al fine di elaborare un piano d’azione specifico per sostenere la competitività del settore. Dobbiamo infatti tenere a mente che, in tutta Europa, il comparto sta attraversando un processo di profonda trasformazione dovuto alla rapida ascesa del commercio elettronico e alle mutate abitudini dei consumatori.
Considerato che il principio di liberalizzazione delle attività economiche deve essere, come dice la sentenza, “adeguatamente temperato dalle esigenze di tutela degli altri beni di valore costituzionale”, quali la salvaguardia e tutela del territorio, dell’ambiente, dei beni culturali e paesaggistici.
Visto che il Consiglio di Stato ha ribadito la facoltà dell’Ente locale di stabilire, attraverso gli strumenti urbanistici, la regolazione delle zone adibite alle attività commerciali. Si INTERPELLA il Sindaco Rucco e l’assessore Zoppello affinché:
- Si attui una profonda revisione e variazione del Piano degli Interventi, si individuino le aree interdette agli esercizi commerciali e quelle dove potranno insediarsi solo attività di vicinato.
- Si affronti il problema, ogni giorno più serio, della desertificazione del centro storico e delle conseguenze sociali di tale fenomeno. Nella consapevolezza che la vivibilità del centro città, e di molte zone periferiche, dipende anche dai limiti che sapremo e vorremo porre alla crescente concentrazione dei gruppi della grande distribuzione.