Il tasso di occupazione nel secondo semestre ha raggiunto il record storico del 62,2%, e il tasso di disoccupazione è sceso sui livelli minimi per il nostro Paese al 6,8%.
Apre così l’articolo odierno sul tema pubblicato su Il Sole 24 Ore a firma di Giorgio Pogliotti e nel quale vengono messi in evidenza i dati dell’osservatorio Istat sul secondo trimestre 2024.
A fronte di questi numeri sull’occupazione viene però annotato una concomitante difficoltà per industria, costruzioni e agricoltura: nel secondo trimestre hanno accusato un calo dello 0,2% delle ore lavorate rispetto al trimestre precedente.
“Gli occupati nel periodo compreso tra marzo-giugno aumentano di 124mila unità rispetto al primo trimestre 2024, l’aumento avviene sotto la spinta dei dipendenti a tempo indeterminato (+141 mila), ma anche degli indipendenti (+38mila), che ha più che compensato la diminuzione dei dipendenti a termine (-55 mila).
Nel secondo trimestre, sempre rispetto al primo, è anche calato il numero di disoccupati (-84mila) e cresciuto quello degli inattivi di 15-64 anni (+32 mila). Nel confronto tendenziale si contano 329mila occupati in più del secondo trimestre 2023, anche in questo caso per effetto della crescita dei dipendenti a tempo indeterminato e degli indipendenti, a fronte della diminuzione dei dipendenti a termine. In un anno è anche calato il numero di disoccupati (-194mila) e degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-32mila).
L’intensità della crescita dell’occupazione nelle posizioni dipendenti (+0,5%) nel secondo trimestre è simile per la componente a tempo pieno (+0,5%) e lievemente inferiore per quella a tempo parziale (+0,4%); anche in termini tendenziali la crescita delle posizioni dipendenti (+2,6%) è più marcata tra i full time (+2,6%) e leggermente più contenuta tra i part time (+2,4%)”.
Interessante in merito, il punto di vista di Francesco Seghezzi, presidente di Adapt, racolto nell’articolo e secondo il quale questi numeri confermano la grande crisi dell’offerta che il mercato del lavoro italiano sta vivendo: “Rispetto al 2023 gli occupati part-time diminuiscono di 143mila unità – spiega -. A calare sono soprattutto occupati part-time a termine, ma anche a tempo indeterminato. Nello stesso arco temporale gli occupati a tempo determinato diminuiscono complessivamente di 205mila unità. Le imprese sono spinte a trasformare a tempo indeterminato i dipendenti per trattenerli, mentre i lavoratori sono spinti ad andare verso imprese che non offrono part-time involontari. Prima o poi arriverà il momento dei salari“.
Fonte: Il Sole 24 Ore