Il 16 settembre alle OGR di Vicenza di fronte a industriali e candidati c’erano manifestanti di Cub e Usb con Annarita Simone e Massimo D’Angelo

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Due giorni fa, venerdì 16 settembre, circa 1.300 industriali di Confindustria Vicenza si sono incontrati, in occasione di una partecipatissima assemblea (“Confindustria Vicenza. L’assemblea generale in un clima di paura. Le promesse di Letta, Calenda e Urso agli industriali“), con alcuni candidati in corsa per le prossime elezioni politiche presso gli stabilimenti delle Officine Grandi Riparazioni (OGR) di Trenitalia a Vicenza mentre fuori un gruppo di manifestanti Cub e Usb cercavano di far sentire anche la loro, flebile, voce.

Era, infatti, annunciata e si è svolta in contemporanea nel vicino viale S. Agostino, all’angolo dell’Arsenale dove ci sono le OGR, una manifestazione – assemblea, denominata anche “No guerra – no Tav!” da chi, cioè Cub e Usb Vicenza, l’ha organizzata chiamando a raccolta i partecipanti, volenterosi ma, specialmente se confrontati con le “controparti”, francamente pochi.

Ma la scarsa partecipazione è un problema sempre più drammatico per i sindacati, confederali o di base che siano, anche se a sua giustificazione non mancano proprio le situazioni di crescente povertà e disagio in cui si trovano e contro cui combattono i lavoratori.

Tra chi ha “megafonato” i presenti c’era, però, oltre a Massimo D’Angelo per Usb Lavoro Privato Veneto la sempre combattiva Annarita Simone (USB Vicenza, licenziata nella vertenza DHL OTB e ora candidata vicentina “simbolo” alla Camera nel collegio uninominale Veneto 2 U05 per Unione Popolare con Luigi De Magistris) e ne approfittiamo per presentarvi nel video in copertina uno stralcio dei suoi interventi.

La convention – ci dice a commento generale proprio Massimo D’Angelo – è stata l’occasione per gli industriali di dettare le proprie linee guida ai futuri governanti: più finanziamenti pubblici per il capitale privato, liberalizzazione del mercato del lavoro e tagli agli ammortizzatori sociali per rendere più ricattabili i lavoratori.

La ricetta che ci propinano è sempre la stessa: socializzare i costi delle crisi economiche per massimizzare i profitti privati; anche attraverso il business delle grandi opere insensate e devastanti come il TAV.
Quando questo non basta allora si scatenano spaventose guerre in tutto il mondo per accaparrarsi le risorse e gestire il business della ricostruzione. Da sempre i conflitti che devastano intere nazioni partono anche dalle basi di Vicenza: vera e propria roccaforte di USA e NATO nell’Europa sud-orientale.
Siamo giunti a un punto di non ritorno: o il lavoro o il capitale, o l’ambiente o il profitto, o la pace o la guerra, o noi o loro. Oggi abbiamo detto a Bonomi, Letta, Meloni, Zaia, e compagnia bella, che non ci stiamo a farci sacrificare sull’altare del profitto!