Nella Chiesa di Santa Corona e in Cattedrale, il 29 dicembre 2024, la comunità di Vicenza si è riunita per celebrare la festa della Santa Famiglia di Nazaret e inaugurare il Giubileo 2025 con una solenne omelia pronunciata dal vescovo Giuliano (qui il testo completo). Un messaggio profondo che invita a un rinnovamento personale, pastorale e sociale.
Un’angoscia che parla a tutti
Prendendo spunto dal brano evangelico di Luca, che racconta lo smarrimento di Gesù dodicenne a Gerusalemme, il vescovo ha sottolineato l’esperienza di angoscia vissuta da Maria e Giuseppe, simbolo delle sofferenze umane contemporanee. Dalla pandemia alla crisi ambientale, passando per le tensioni geopolitiche, la società è chiamata a cercare Dio anche nei momenti di incomprensione e smarrimento.
«Come Maria e Giuseppe – ha detto – ci lasciamo angosciare da ciò che perdiamo, ma nella Croce di Cristo possiamo ritrovare speranza. È necessario imparare a custodire i fatti incomprensibili con fiducia, attendendo il giorno in cui tutto sarà illuminato».
Giovani e comunità: pilastri per il rinnovamento
Un appello particolare è stato rivolto ai giovani, ministranti e partecipanti agli Esercizi spirituali: «Rendete la vostra vita una liturgia, amate la vita e coltivate i sogni di Dio, anche quando appaiono difficili da comprendere. Aiutate le comunità a rinnovarsi con entusiasmo e visioni cariche di speranza».
La lampada del servizio, consegnata simbolicamente ai ministranti, diventa il segno tangibile del ruolo attivo che i giovani devono assumere per rinnovare la Chiesa.
Un triplice cammino di rinnovamento
Il vescovo ha delineato tre ambiti fondamentali per il Giubileo:
- Rinnovamento personale: un invito a riscoprire la forza del battesimo e del perdono, facendosi portatori di una speranza contagiosa.
- Rinnovamento pastorale: le comunità devono riformarsi, riscoprendo relazioni autentiche, ascolto reciproco e una sobrietà che renda la fede comprensibile nell’oggi.
- Rinnovamento sociale: il Giubileo deve essere occasione per impegnarsi in una società più equa, accogliente e rispettosa del creato, sfidando la rassegnazione e la mediocrità.
Una speranza per il futuro
Concludendo, il vescovo ha ricordato l’importanza della speranza, citando papa Francesco: «Lasciamoci attrarre dalla speranza e rendiamola contagiosa per chi la desidera». Un appello che richiama la responsabilità di tutti, credenti e uomini di buona volontà, nel costruire una “civiltà dell’amore” capace di affrontare le sfide globali con fede e coraggio.
L’Anno Santo, ha detto, sia un tempo propizio per camminare insieme come popolo di Dio, verso un futuro illuminato dalla forza del Vangelo e dall’attesa fiduciosa del ritorno di Cristo.