Escalation di omicidi nel mondo di attivisti ambientali: in soli 12 mesi 227 persone uccise mentre difendevano l’integrità dei territori

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Attivista ambientale
Attivista ambientale

(Fonte The Vision)  Cosa è successo: Dal 2012 l’Ong per i diritti umani Global Witness raccoglie i dati sulle intimidazioni, aggressioni e violenze che ogni anno gli attivisti per l’ambiente subiscono in tutto il mondo. Secondo il suo ultimo report Last line of defence, pubblicato lo scorso 13 settembre, il 2020 è stato l’anno peggiore di sempre per chi si batte per l’ambiente e i diritti umani, con 227 attivisti assassinati.

Perché è importante: In soli 12 mesi 227 persone sono state uccise mentre difendevano l’ambiente e l’integrità dei territori in cui vivevano con le loro comunità. Si tratta di una media di quattro omicidi ogni settimana. Una cifra che potrebbe essere ancora più alta, visto che molti attacchi avvengono in aree remote e isolate dove verificare è ancora più difficile. Basandosi sui dati accertati, emerge che più della metà degli attacchi mortali del 2020 è avvenuto in soli tre Paesi: Colombia, Messico e Filippine. Il primato spetta alla Colombia, per il secondo anno di fila, con 65 attivisti uccisi. Nella maggior parte dei casi i killer colpiscono le loro vittime nelle loro abitazioni, in un clima di totale impunità favorito dalla mancanza di volontà e capacità del governo di Bogotà di assicurare alla giustizia i responsabili degli omicidi e soprattutto i loro mandanti. Il Messico, con 30 attacchi letali, ha visto una crescita del 67% rispetto al 2019. Un terzo delle vittime erano attivisti che si opponevano alle attività estrattive delle compagnie petrolifere nelle terre delle comunità indigene. Proprio le comunità indigene sono state il bersaglio di metà del totale degli attacchi mortali avvenuti in Messico. Attacchi che nel 95% dei casi rimangono impuniti. Le Filippine contano 29 omicidi nel solo 2020, in un costante aggravarsi della sicurezza di chi lotta per l’ambiente. Dall’elezione del Presidente populista di destra Rodrigo Duterte nel 2016 nel Paese sono stati uccisi almeno 166 attivisti ambientali, mentre la polizia e lo stesso governo sono sempre più schierati con le lobby industriali ed estrattive che devastano le Filippine.

La nostra visione: Il 70% delle 227 persone uccise a livello globale per proteggere la Terra dallo sfruttamente selvaggio si batteva per tutelare le foreste. E con le foreste, la vita su questo Pianeta. Abbandonati, se non bersaglio dei loro governi, avevano bisogno del sostegno concreto della comunità internazionale. Un sostegno che deve arrivare sotto forma di una pressione costante nei confronti di chi guida Colombia, Messico, Filippine e diversi altri Paesi perché tuteli gli attivisti. Ma soprattutto un sostegno che passa per una rivoluzione del sistema industriale e produttivo globale, che non si regga più sulla distruzione sistematica dell’ambiente e delle comunità che ci vivono. Un cambiamento che deve partire dai consumatori, ossia dalle scelte individuali di tutti di noi.