È stato arrestato questa mattina, martedì 11 giugno 2024, Umberto Pietrolungo, ritenuto il presunto esecutore materiale dell’omicidio Fioretto-Begnozzi avvenuto a Vicenza nel 1991. Lo rende noto il procuratore della Repubblica berica, Lino Giorgio Bruno.
Si tratta del cold case da noi pubblicato su VicenzaPiù n. 8 in edicola e online per gli abbonati.
Nei sui confronti è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare in carcere dal giudice per le indagini preliminari di Vicenza su richiesta del procuratore ed eseguita dalla squadra mobile della Questura di Vicenza.
Gli investigatori, a distanza di 33 anni, sono convinti di aver individuato il colpevole dell’omicidio di Pierangelo Fioretto, 59 anni all’epoca, e della moglie 52enne Mafalda Begnozzi, avvenuto in centro a Vicenza il 25 febbraio 1991. Un fatto che è considerato un cold case, un caso irrisolto e per il quale ora si aprono spiragli di verità.
La cronaca del tempo raccontò di come l’avvocato vicentino e sua moglie furono barbaramente freddati di sera, nel giardino della loro casa nel centro storico di Vicenza da diversi colpi di pistola. I coniugi furono colpiti alle spalle. Per l’omicidio Fioretto-Begnozzi fu seguita dapprima la pista del movente professionale, poiché l’avvocato era perito del tribunale specializzato in fallimenti, e quella del prestito di denaro concesso a qualcuno.
Il caso fu archiviato ma riaperto nel 2012 grazie al ritrovamento di un guanto attribuito a uno dei presunti killer, ritrovato sul luogo del delitto e sottoposto a esame del Dna per collegarlo all’identità di uno dei principali sospettati, ma l’esame diede esito negativo.
Di recente, ulteriori sviluppi della vicenda, riferiti dalla procura berica. “Con nota del 24 febbraio 2023 il Servizio di Polizia Scientifica Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato segnalava l’avvenuto accertamento di concordanza positiva al primo livello tra i profili del Dna rilevati sul guanto in pelle con altro profilo, acquisito dai campioni biologici estratti da reperti sottoposti a sequestro dai carabinieri della compagnia di Scalea, in Calabria, sul luogo del ferimento con colpi d’arma da fuoco di Roberto Martini, fatto accaduto a Cirella di Diamante l’8 gennaio 2022 all’interno dell’Hotel San Daniele.
In particolare – aggiungono dalla Procura – da uno dei reperti sottoposti all’esame della Sezione Biologia del Raggruppamento Investigazioni Scientifiche di Messina dell’Arma dei Carabinieri, costituito da un bulbo pilifero isolato su un fazzoletto era stato possibile estrarre un profilo genetico che denotava totale sovrapponibilità allelica con altro campione ottenuto dal tampone orale raccolto nei confronti di persona identificata nel contesto di un separato procedimento penale avviato dalla Procura della Repubblica di Castrovillari.
L’acquisizione degli atti da parte di questa Procura richiesti alla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Catanzaro, consentiva di accertare che quest’ultimo campione era stato estratto a Umberto Pietrolungo, persona nata a Cetraro il 20 marzo 1966. La coincidenza dei profili, accertata dalla Polizia Scientifica, veniva affermata sulla base della migliore scienza ed esperienza genetica. Pertanto due soggetti originariamente ignoti, il cui profilo genetico era stato acquisito, a distanza di più di trent’anni, in diversi luoghi del territorio nazionale ed estratto da parte di sezioni specializzate in genetica forense di distinte forze di polizia, in realtà dovevano considerarsi un solo soggetto, ormai certo ed identificato.
L’ importante risultato investigativo portava a sviluppare ulteriormente gli altri elementi raccolti all’ epoca del fatto dalla polizia giudiziaria che, sia per le tecniche investigative del tempo sia per l’assenza di un soggetto con cui effettuare le comparazioni, erano rimasti dei semplici dati non suscettibili, allo stato, di ulteriore approfondimento.
La Polizia Scientifica provvedeva pertanto a riesaminare le tracce papillari all’epoca ritrovate ed esaltate sul silenziatore della pistola contrassegnata come ‘Reperto B’, l’arma peraltro che aveva esploso i colpi che attinsero Fioretto. Le impronte papillari in questione, poste in comparazione con altre tracce presenti nel database nazionale APFIS, dimostravano di possedere venti minuzie in comune con le impronte digitali prelevate a Pietrolungo, in occasione del fermo di polizia effettuato in seguito ad una rapina consumata a Genova il 26 ottobre 1991, ben oltre la quantità minima considerata come sufficiente a garantire l’identificazione del soggetto portatore (sedici minuzie, secondo la costante giurisprudenza di legittimità).
E ancora – proseguono gli inquirenti -, l’acquisizione dei cartellini fotosegnaletici di Pietrolungo, rilievi eseguiti il 15 dicembre 1991 e il 3 agosto 2022, a distanza di oltre trent’anni, consentiva di evidenziare quei tratti somatici, chiari ed oggettivamente percepibili, che erano rimasti impressi e riferiti nell’ immediatezza alla polizia giudiziaria da parte delle persone che, all’epoca, avevano avuto modo di guardare in viso i due uomini che per lungo tempo avevano stazionato nella giornata del 25 febbraio 1991 nei pressi dell’abitazione delle vittime.
Le ulteriori indagini delegate alla Squadra Mobile della Questura di Vicenza consentivano di acquisire altri elementi utili a corroborare il quadro accusatorio, evidenziando anzitutto la stabile presenza di Umberto Pietrolungo nei primi Anni novanta nel nord Italia, in Liguria e Lombardia, e i rapporti intrattenuti anche con esponenti del sodalizio mafioso che faceva riferimento a Francesco “Franco” Muto, dominante nel centro di Cetraro e nelle aree limitrofe della Calabria tirrenica.
Umberto Pietrolungo, persona che dal 1982 al 2010 ha avuto la residenza anagrafica in provincia di Genova, a Cogoleto, nel 1991, lo stesso del duplice omicidio a Vicenza, il giorno 12 luglio era stato controllato a Milano unitamente a due esponenti del clan Muto, uno dei quali ad esso legato da vincolo di parentela. Nell’occasione veniva denunciato unitamente ad altra persona per il porto ingiustificato di strumenti atti ad offendere (spray narcotizzante) e di proiettili dello stesso calibro 7,65 di quelli rinvenuti a Vicenza il 25 febbraio. Il 15 dicembre 1991 Pietrolungo veniva sottoposto a fermo di polizia giudiziaria per i delitti di sequestro di persona e rapina a mano armata consumati il 26 ottobre 1991 in Genova ai danni di un gioielliere.
Pochi giorni prima della rapina, il 22 ottobre 2021, era stato controllato a Gorgonzola da una pattuglia dei carabinieri in compagnia di due uomini originari di Cetraro, entrambi portatori di precedenti penali, uno dei quali in concorso con Pietrolungo anche per il sequestro di persona e la rapina commessi a Genova il 26 ottobre 1991.
Il collegamento di Pietrolungo con l’ area milanese è coerente peraltro con la provenienza territoriale dell’ autovettura Alfa Romeo 75 vista ripetutamente transitare nelle vicinanze dell’abitazione dei coniugi vittime dell’omicidio Fioretto-Begnozzi il giorno dell’omicidio. L’autovettura veniva con certezza identificata, attraverso il controllo incrociato della banca dati del P.R.A. e di quella della casa costruttrice, nel mezzo targato MI98179Y oggetto di furto che sarebbe stato commesso in Milano il 18 febbraio 1991, sebbene la denuncia era stata presentata solo il 26 febbraio 1991, il giorno successivo il fatto di sangue, da parte di persona ad oggi deceduta, risultato un mero prestanome (persona nullatenente, adusa all‘alcool e intestataria autovetture per le quali erano state presentate altrettante denunce di furto”.
L’ordinanza cautelare è stata quindi notificata a Pietrolungo nella Casa Circondariale di Cosenza, dove si trovava ristretto. Nella giornata di domani il Gip del Tribunale di Vicenza procederà all’interrogatorio di garanzia.
I particolari del duplice omicidio Fioretto-Begnozzi – informa la procura – saranno diffusi nel corso di una conferenza stampa che si terrà nella giornata di oggi negli uffici della Questura di Vicenza.