Maurizio Franzina, ingegnere politico, lascia “pulita” la sua scrivania, altri escono dal Palazzo con furgonate di faldoni

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Tra gli “abitanti” di palazzo Trissino che ne conoscono ogni angolo, per anni da consigliere e assessore di maggioranza di centro destra, poi da capo di gabinetto nell’ultimo mandato (di centrosinistra) di Achille Variati, c’era Maurizio Franzina, capace politico, forse secondo solo al sindaco appena battuto alle amministrative del 10 giugno scorso nel suo fallito tentativo di clonarsi in Otello Dalla Rosa (si sa le copie sono sempre peggiori degli originali e questa, lo dicono i numeri, gli è venuta proprio male come e più amorfa di quella di Bulgarini).

E non è un caso che il “fine” Achille, così come allontanò dalla sua maggioranza del 2008-2013 il critico Giovanni Rolando, promuovendolo (ut amoveatur) alla presidenza di Ipab Vicenza, abbia prelevato dal centro destra proprio Franzina, l’unico altro consigliere che potesse dargli fastidio nella consiliatura 2013 – 2018 trasformandolo nel suo migliore e unico “ingegnere” politico.

A volte progettista lui stesso delle manovre di potere quando, come per palazzo Nievo, toccò a lui assoldare gli ex colleghi di area alla corte del poi presidente della provincia, altre cvolte Maurizio Franzina è stato capo cantiere attento e puntuale delle costruzioni politiche di Variati, come è avvenuto per il giravolta a suo vantaggio della maggiore associazione di soci truffati della BPVi, prima, con l’ambizioso ma inconcludente Luigi Ugone, acerrima nemica del sindaco ora pensionato, anche dalla Chiesa vicentina, ma poi “alleata” di Dalla Rosa nel confronto trabocchetto organizzato a scapito di Rucco all’Hotel Palladio.

Franzina meriterebbe, lo dico con sincera ammirazione, un futuro politico per l’esperienza maturata nel tempo con il tatto da alleato, quando è alleato, o con la fermezza da avversario, quando percorre strade diverse.

Tatto e fermezza che diventano stile dell’uomo che sa anche essere preveggente: per non dare adito a critiche e dubbi lui ha svuotato il suo uffico, alla Paolo Gentiloni, ben prima del 10 giugno (sul suo tavolo, guarda caso, c’era solo un dossier col mio libro “Vicenza. la città sbancata“…. (la foto è stata scattaat da me che ero andato a salutarlo il 25 maggio scorso).

Altri sembrerebbe che abbiano svuotato le loro stanze solo oggi.

Presuntuosi o arroganti o, anche e peggio, imprudenti perchè è strano vedere qualcuno che fa uscire dalla sua ex sede assessorile furgonate di documenti in faldoni con etichette con i nomi di dossier tra i più importanti della giunta uscente: Tav, Zambon… Dove sono ora quei faldoni? In sedi private? Come crederci anche se le voci e i dubbi giù si susseguono? In magazzini comunali? Ma non dovrebbero poterli consultare i successori nei loro uffici appena insediatisi?

Ma questa, per ora, è un’altra storia, forse molto ma molto delicata per non dire di peggio, se ci sarà da scriverne di peggio in base a quanto farà chi di dovere (il nuovo sindaco Francesco Rucco, i dirigenti del comune, la magistratura?) per conoscere la destinazione e il perché del trasferimento di quei delicati documenti.

Per ora e nell’attesa di essere tranquillizzati fermiamoci ad onorare la scrivania di Maurizio Franzina, svuotata per tempo forse anche perché era senza misteri o, di sicuro, perché la sua intelligenza mai gli avrebbe fatto archiviare lì le cose solo a lui note…

Se non ci fosse stato a Vicenza in quest’epoca, appena finita (si spera), un Variati, forse oggi celebreremmo un Franzina, magari neanche perdente perché un politico come lui, che non ama esibirsi e specchiarsi, saprebbe uscire di scena senza perdere… la faccia cercando altrove, anche tra i suoi ex elettori cattolici, i responsabili di un fallimento di dieci anni di sua e solo sua amministrazione.