Open Arms, Matteo Salvini assolto e non martire. Giuseppe Arnò (ASIB) concorda con l’opinione generale: “brindo alla Giustizia”

Per la Giustizia le opinioni degli imputati non devono contare perché è la legge a dover comandare il gioco sui fatti e contrastare le opinioni tocca alla Politica, se meriterà l'iniziale maiuscola

Matteo Salvini con l'avvocato Giulia Buongiorno dopo la lettura della sentenza (ANSa - Photo by Alberto PIZZOLI : AFP)
Matteo Salvini con l'avvocato Giulia Buongiorno dopo la lettura della sentenza (ANSa - Photo by Alberto PIZZOLI : AFP)

Tutti esultano, chi più e chi meno, ma esultano*. È la notizia del giorno, l’assoluzione di Matteo Salvini nel caso Open Arms, e inizialmente avremmo voluto mantenere un rispettoso silenzio. Perché? Per rispetto della Giustizia, quella con la “G” maiuscola: ancora viva, integra, e – nonostante qualche eccezione – non contaminata.

La sentenza del Tribunale di Palermo dopo otto ore di Camera di consiglio ha sancito un principio fondamentale: difendere i confini della Patria non è reato. Un verdetto che non solo celebra la legge, ma rafforza il senso innato di giustizia che ognuno di noi porta nel cuore, quel richiamo alla rettitudine e all’onestà che ci guida nei confronti degli altri.

I famosi precetti ulpianei – honeste vivere, alterum non laedere, suum cuique tribuere (vivere onestamente, non danneggiare nessuno, dare a ciascuno il suo)– rimangono saldi, sia nel diritto scritto che in quello non codificato. E oggi, con l’assoluzione di Matteo Salvini con la magica formula “il fatto non sussiste”, possiamo dire che Giustizia istituzionalizzata e Giustizia naturale hanno fatto il loro lavoro.

Non è solo una vittoria legale, ma anche un punto a favore della fiducia dei cittadini nel sistema giudiziario, spesso messo sotto accusa. Questa volta brindiamo: alla Giustizia, alla Legge, e al vicepresidente Salvini.

di Giuseppe Arnò presidente dell’Associazione della stampa Italiana in Brasile e direttore di La Gazzetta Italo brasiliana, da cui abbiamo ripreso il suo articolo.


*Significativa, a conferma della sua posizione, è l’apertura de Il Manifesto, sotto il titolo “L’arma spuntata dei tribunali”, sull’inefficacia e la dannosità dei tribunali nella lotta politica: “Resuscitare politicamente Matteo Salvini resta un’impresa difficile, ma il processo di Palermo dal quale ieri sera è emerso candido come un giglio darà il suo contributo. Ennesima prova che la correzione dei torti politici per via giudiziaria non è solo inefficace ma anche controproducente. Il nostro paese dovrebbe conoscere a memoria questa storia, nella quale però puntualmente ricasca…”

Di seguito riportiamo alcuni titoli dei giornali non certo di area favorevole al ministro dell’Interno al tempo dei fatti (governo Conte 1 che è rimasto fuori dal processo pur non avendo di certo osteggiato le decisioni del suo esponente di punta)

Dello stesso tono sono Il Sole24Ore e praticamente tutti i giornali e tele-radio giornali, che, pur, magari non condividendo le decisioni di Salvini, come chi sta integrando l’articolo dell’amico e collega Giuseppe Arnò, per giunta avvocato di prestigio, non hanno di certo criticato le decisioni del tribunale di Palermo, esaltando anzi la “tenuta” del sistema democratico italiano grazie alla separazione costituzionale dei poteri il cui puntuale rispetto ha condotto il potere giudiziario ad assolvere due giorni fa Matteo Renzi, per il caso della Fondazione Open, e ieri, 20 dicembre, a scagionare in primo grado anche l’altro Matteo, Salvini, per Open Arms.
Per la Giustizia le opinioni degli imputati non devono contare perché è la Legge a dover comandare le decisioni sui fatti.

Se quelle opinioni vanno contrastate o combattute a farlo deve essere direttamente la Politica. Purché anch’essa torni a meritare l’iniziale maiuscola.

Giovanni Coviello