La Corte d’Appello di Venezia ha condannato con propria sentenza la Regione del Veneto a risarcire 11 operai forestali per abuso di precariato. Il risarcimento è per un importo complessivo che supera i 180 mila euro.
Lo rende noto La CUB, Confederazione Unitaria di Base del Veneto, che ha promosso il ricorso davanti al Giudice del Lavoro con l’avvocato Francesco Brunello del foro di Padova, contestando l’illiceità dei contratti di assunzione dei forestali veneti strumentalmente identificati come stagionali.
“La Corte d’Appello Sezione Lavoro – informa Maria Teresa Turetta, segretaria CUB Veneto – con la sentenza n. 128/2023 ha giudicato illecita la reiterazione dei contratti a termine dei forestali veneti successivamente il trentaseiesimo mese di lavoro e ha condannato la Regione del Veneto a risarcire gli 11 ricorrenti per un importo complessivo che supera i 180 mila euro, più la refusione delle spese legali sostenute nel primo e secondo grado di giudizio.
Gli stagionali forestali dipendenti della Regione del Veneto lavoravano fino a 165 giornate l’anno rendendoli ostaggi di una serie potenzialmente illimitata di contratti a tempo determinato senza mai avere la certezza di un lavoro stabile e tutelato. Alcuni dei ricorrenti venivano assunti con contratti precari da oltre 15 anni.
Da evidenziare – aggiunge la segretaria del Cub Veneto – che, all’indomani della presentazione del nostro ricorso, la Regione del Veneto ha ceduto i servizi di prevenzione idraulico forestale all’ente regionale Avisp Veneto Agricoltura.
La CUB rivendica il coraggio di avere percorso questa vertenza legale sostenendone in toto le spese. La richiesta che presenteremo ora in Regione del Veneto e ad Avisp Veneto Agricoltura è che tutti i lavoratori precari dei servizi forestali regionali siano assunti a tempo indeterminato.
In dirittura di arrivo c’è anche la sentenza della UE che condanna l’Italia per ricorso abusivo a una successione di contratti a termine proprio sulla questione dei forestali regionali assunti come stagionali aprendo così un varco che agli enti pubblici può costare milioni di euro in termini di risarcimento del danno”, conclude Maria Teresa Turetta.