Una notizia dal sito napoli.fanpage.it
Napoli, lasciato agonizzante in strada, operaio morto dopo caduta da impalcatura
Un uomo di età apparente tra i 55 e i 60 anni è stato trovato senza vita ieri, 12 dicembre, su un marciapiedi di via dell’Annunziata, a Forcella, nel centro di Napoli: sarebbe caduto da un’impalcatura nell’androne di un edificio e il corpo sarebbe stato spostato successivamente. In corso indagini della Polizia di Stato.
ll cadavere era stato rinvenuto ieri pomeriggio, intorno alle 16 del 12 dicembre, in via dell’Annunziata, a Forcella. Aveva le gambe fratturate e delle tracce di sangue alla testa e alla bocca, segni che hanno immediatamente fatto pensare a una caduta. A terra, però, non c’era altro sangue e non era caduto dal palazzo adiacente. Sarebbe stato quindi spostato, questa la tesi degli investigatori, probabilmente per depistare le forze dell’ordine, per rendere più difficilmente identificabile il reale punto in cui c’è stato l’incidente. Una mossa che solitamente significa una cosa precisa: cantieri abusivi e operai non in regola, quindi la necessità di evitare qualsiasi tipo di controllo.
Che commento si può fare? Che questa notizia descrive il vero odio al quale ci stiamo abituando?
Le persone non contano nulla. Chi lavora è considerato meno di niente. Solo un meccanismo di una macchina infernale. Quando si ammala o quando “si rompe” diventa uno scarto, un rifiuto senza valore che è normale abbandonare su un marciapiede. Al massimo sarà un numero in più nella lista dei morti sul lavoro. Tanto sono diverse centinaia ogni anno. E diventano numeri di una statistica, senza nome e senza più esistenza. Numeri, così fanno meno impressione. Certo, qualcuno raccoglierà il corpo, forse si scriverà qualche parola, magari alcune righe. Poi più nulla. Perché a pochi interessa qualcosa. Meglio girarsi dall’altra parte.
L’inciviltà sta prendendo il sopravvento ed è figlia dell’indifferenza. Tentiamo almeno di resistere. Ricominciamo a lottare per fermare questa deriva. Non ci possiamo arrendere.
Alziamo la testa. L’alternativa è chiudere gli occhi e aspettare il disastro.