Tra le 170 opere pubbliche prioritarie individuate da Legambiente, 11 sono in Veneto riporta Legambiente. Lazzaro: “Un contributo per la politica regionale e per il dibattito pubblico, per aumentare la qualità della vita, recuperare ritardi nelle infrastrutture e produrre un salto deciso nella modernità in coerenza con la lotta ai cambiamenti climatici” (qui il dossier Legambiente con le schede di tutte le 170 opere prioritarie per il Paese)
Sono 11 le opere pubbliche prioritarie individuate per il Veneto dal dossier nazionale di Legambiente “Green New Deal italiano – 170 opere prioritarie per il Paese” e pubblicato ieri.
Tutte opere che secondo Legambiente farebbero aprire cantieri e rilanciare investimenti e occupazione. Alla faccia delle polemiche sull’ambientalismo “del no”, l’associazione ha realizzato un elenco nazionale certosino, suddiviso per Regione e per tipologia di intervento. Per il Veneto si va dalla messa in sicurezza alla bonifica; dai trasporti alle infrastrutture – di opere grandi, medie o piccole che consentirebbero a cittadini di vivere meglio. I criteri adoperati per la loro selezione sono, infatti, quelli dell’utilità per i cittadini e i territori, del miglioramento della sicurezza, idrogeologica e sanitaria, dell’innovazione nel sistema della mobilità, di un minore consumo delle risorse naturali e di materia, della transizione energetica.
Il dossier individua 11 questioni regionali che l’associazione ritiene prioritarie per questioni di salute pubblica o da troppo tempo in attesa di essere avviate e completate. Un elenco che Legambiente sa già di dover integrare – basti pensare a molti interventi post tempesta Vaia ancora da realizzare – ed al quale rischiano di sommarsi nuove emergenze, vista la crisi climatica in corso.
“Questioni regionali che riguardano milioni di veneti in attesa di risposte concrete e non solo di dichiarazioni di buone intenzioni – commenta Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto -. Basti pensare che dagli interventi nelle province di Verona, Vicenza e Padova inquinate dai Pfas (acidi perfluoroacrilici) alla messa in sicurezza del veneto centrale dal rischio idrogeologico con il completamento dell’idrovia Padova-Venezia, per citare solo due tra le priorità regionali che abbiamo segnalato, è in gioco la salute la sicurezza e la qualità della vita di almeno un milione di persone”.
Nell’elenco quindi appaiono la bonifica delle falde delle province di Vicenza, Padova e Verona dai Pfas -con opere per bloccarne la dispersione e per garantire l’acqua potabile – il completamento della ‘grande incompiuta’ Idrovia Padova-Venezia, e la conclusione di quel quarto degli interventi ritenuti urgenti nel 2010 per la mitigazione del rischio idrogeologico, che a distanza di dieci anni sono ancora da cantierare.
Naturalmente c’è la chimera della bonifica di Porto Marghera, dove solo una conclusione dei lavori che non perda di vista il principio per il quale non può esserci bonifica in un sito di tale portata senza un progetto futuro di investimento e di riconversione – potrebbe finalmente dare un senso alla enorme quantità di denaro già investito mettendo la parola fine su uno dei siti inquinati più grandi d’Italia. Risulta urgente anche il disinquinamento del bacino scolante del fiume Fratta-Gorzone, criticità che secondo la regione sarebbe stata risolta entro il 2015 ma che ad oggi persiste, con una presenza di inquinanti nei sedimenti di tutta l’asta del fiume che in molti casi supera di gran lunga quanto previsto dalla legge per i terreni industriali.
E poi le opere infrastrutturali di mobilità collettiva e nuova: urgente per Legambiente il ripristino del servizio metropolitano di superficie regionale e i collegamenti con gli aeroporti veneti. Un progetto drammaticamente abbandonato dopo oltre un decennio di investimenti di denari pubblici ma che rimane però indispensabile dare il via a una mobilità moderna per la grande area urbana Padova-Venezia-Treviso sempre più soffocata da traffico e smog, il cui costo di realizzazione, tra servizi e infrastrutture da adeguare, si attesta su circa 440 mln di euro.
Opere infrastrutturali, ma anche investimenti sul servizio per rendere più appetibile un’offerta a oggi ancora molto carente su diverse tratte e con numeri di utenza irrisori rispetto al bacino potenziale. Altra Infrastrutturazione da cantierare subito, l’elettrificazione e potenziamento della linea ferroviaria Verona-Rovigo, gestita direttamente dalla Regione Veneto e ormai riconosciuta come una tra le peggiori 10 linee ferroviarie d’Italia: 96,6 km di strada ferrata che collegano Verona e Rovigo che versano in condizioni disastrose rispetto a un bacino di utenza potenziale di 430 mila persone. E poi il il treno delle Dolomiti: un’opera necessaria far uscire il territorio montano dall’isolamento trasportistico e anche per frenare lo spopolamento dei territori montani che tanto avrebbero bisogno di un degno collegamento di trasporto pubblico tra Venezia e Cortina.
Infine due opere esempio di quella mobilità nuova e sostenibile che nonostante le belle intenzioni, le presentazioni di progetti che si rincorrono e i tagli inaugurali di nastro, sono ancora ben lontana dall’essere realizzate: la ciclabile Treviso-Ostiglia di cui ad oggi (al 2005) sono stati realizzati circa 70 dei 118 chilometri del percorso, e la ciclovia VenTo lungo il Fiume Po da Torino a Venezia, una dorsale cicloturistica che corre per oltre 700 km lungo gli argini del fiume Po e che potrebbe generare nuova occupazione per nuove economie diffuse, sostenibili e durature.
Le 11 opere selezionate da Legambiente sono molto diverse tra di loro per consistenza e per impegno finanziario, ma tutte sono bloccate o procedono a rilento e raccontano purtroppo un Veneto, come il resto d’Italia, fatto di inadempienze, rimpalli e contenziosi, cattiva progettazione, piani finanziari incerti, progetti troppo ambiziosi di project financing, lievitazioni dei costi, disattenzione e perdita di finanziamenti da parte della pubblica amministrazione locale e commissariamenti straordinari.
“Queste 11 opere costituiscono un esempio – conclude Lazzaro – di interventi che andrebbero messi in atto su tutto il territorio per risolvere, con una necessaria programmazione, i tanti problemi ambientali inaspriti negli anni e dare un senso di marcia allo sviluppo della nostra regione, bella ma fragile. Serve scegliere le priorità e con questo primo elenco vogliamo contribuire al dibattito pubblico e politico per aumentare la qualità della vita, recuperare ritardi nelle infrastrutture e produrre un salto deciso nella modernità in coerenza con la lotta ai cambiamenti climatici”