A conclusione del primo semestre del 2022 per i mercati finanziari, possiamo constatare è stato uno dei peggiori a memoria d’uomo, in particolare per i portafogli bilanciati, cioè quasi tutti quelli dei risparmiatori comuni.
Un portafoglio composto al 60% da azioni ed al 40% da obbligazioni ha chiuso il semestre con perdite nell’ordine del 15%. Neppure durante la Grande Crisi Finanziaria del 2008 si è assistito ad un trimestre tanto negativo perché allora almeno la componente obbligazionaria aveva retto riducendo di molto le perdite.
Al 30 giugno 2008 un portafoglio composto al 60% da azioni dell’indice S&P500 ed al 40% da obbligazioni dell’indice Bloomberg Global Aggregate perdeva “solo” il 6,7% dall’inizio dell’anno. Molto meno della metà di quanto abbia perso nel primo semestre del 2022 un portafoglio composto dagli stessi due indici (-16,1%).
Al momento, non sembra affatto che vi siano le condizioni per una veloce ripartenza, tutt’altro.
I timori degli operatori si stanno spostando dal problema dell’inflazione al problema della recessione. E’ probabile che anche il secondo trimestre del 2022 il PIL degli USA abbia avuto una decrescita (dopo il -1,6% del primo trimestre del 2022). Ciò configurerebbe, tecnicamente, una recessione.
La prima stima ufficiale del prodotto interno lordo USA avviene circa un mese dopo la conclusione del trimestre (quindi per fine Luglio). La terza o quarta revisione ufficiale delle stime avviene in genere circa 90 giorni dopo la conclusione del trimestre. Esistono stime quasi in tempo reale, come GDPnow della Federal Reserve di Atlanta, ma la loro affidabilità è scarsa. L’ultimo dato del GDPnow, comunque, segna un -2,1%. Se anche il dato ufficiale fosse migliore difficilmente sarebbe positivo. E’ più probabile che già nel trimestre appena concluso gli USA sia stati tecnicamente in recessione.
La conferma ufficiale l’avremo solo a Settembre prossimo, ma già da fine mese avremo dei dati abbastanza attendibili.
E’ possibile (ma non è affatto scontato) che con l’annuncio delle recessione negli USA, il sentiment degli investitori peggiori ulteriormente, portando ad ulteriori riduzioni degli indici.
Questo tipo di situazioni sono le migliori per costruire (o ricostruire) i portafogli finanziari e per realizzare progetti d’investimento.
A livello generale, il mercato azionario è a buon prezzo, ma non ancora a prezzi stracciati.
Qualche singolo caso di azioni di aziende solidissime a prezzi fantastici esiste già adesso, ma a livello di indici prima di parlare di “opportunità generazionali” dobbiamo scendere ancora un bel po’ (almeno un altro 15-20%).
Da un “semplice” bear market ad una forte discesa dei mercati
Nell’articolo “Piccola anatomia della discesa dei mercati finanziari” identificavo 4 livelli chiave di discesa degli indici azionari ampiamente diversificati: la correzione (-10/15%), la discesa (-20-25%), la forte discesa (-35%) ed il tracollo (oltre il -40%).
Ci troviamo adesso al secondo livello. La discesa può tradursi in forte discesa anche semplicemente a causa del deteriorarsi delle condizioni economiche e di conseguenza dei risultati delle aziende. Quindi anche semplicemente la consapevolezza della recessione economica, qualora il complesso degli operatori si convincesse che il recupero non sia rapido, potrebbe portare gli indici ampiamente diversificati verso un -30/35% dai precedenti massimi.
Tra la seconda metà di luglio ed agosto ci sarà la stagione delle trimestrali e non è difficile immaginare che vi saranno molte cattive notizie (oltre alla notizia di una recessione economica che a fine luglio potrebbe essere già nei titoli dei giornali).
Come sempre inizieranno i grandi nomi della finanza che riporteranno nella terza settimana di Luglio (JPMorgan, Citigroup, Morgan Stanley, Bank of America Corp, Goldman Sachs, ecc.).
L’ultima settimana di Luglio ci saranno i grandissimi nomi della tecnologia.
Aprirà Tesla, il 25 Luglio (alla quale dedicheremo il paragrafo finale e poi un prossimo articolo). Il giorno successivo sarà la volta di Google (precisamente Alphabet) e Microsoft, poi Facebook (precisamente Meta), McDonald’s e PayPal.
Il giorno dopo sarà la volta di Apple insieme ai farmaceutici ed a Twitter (particolarmente interessante per via della trattativa per l’acquisto da parte di Elon Musk).
Ad Agosto riporteranno altri grandi nomi come Amazon, le aziende di auto tradizionali e tanti tecnologici più piccoli, fra i quali molte hyper-grow stock che sono oggi a prezzi stracciati.
Durante le trimestrali precedenti, è stata una debacle per ogni azienda che riportava dati anche semplicemente normali. Quelle che riportavano dati deludenti hanno visto le azioni massacrate, si ricordano ancora i casi di Facebook (oggi Meta) e Netflix scese di oltre il 20% in un giorno per aver riportato dati deludenti, anche se non tragici.
Qualora queste trimestrali fossero deludenti, il mercato potrebbe spostarsi dall’area del -20% dai massimi, verso la zona di un -30% dai massimi. Si creerebbero sicuramente opportunità interessanti, ma non sarebbe ancora il tracollo.
Dalle forti discese al tracollo
Cosa dovrebbe accadere affinché sul mercato si presentino delle enormi opportunità di acquisto?
Non di rado, durante le fasi molto negative dei mercati azionari, specialmente nel mezzo di una recessione economica, accadono dei fatti esterni ai mercati finanziari che catalizzano l’attenzione degli operatori, portandoli a sovrastimare enormemente l’impatto di quella notizia ed a vendere qualsiasi cosa indiscriminatamente (panic selling).
L’esempio eclatante che ripeto spesso è l’attentato alle torri gemelle dell’11 Settembre 2001 che accadde nel mezzo di una crisi finanziaria ed economica causata dallo scoppio della bolla di internet.
Quelli sono momenti nei quali si possono realizzare opportunità generazionali, cioè opportunità che in genere un investitore medio è in grado di sfruttare una volta sola nella sua vita.
Crisi di quel genere, forse, possono capitare due o tre volte durante la vita di un uomo, ma la prima volta, in genere, non si ha l’esperienza (o le disponibilità) necessarie per approfittarne, l’eventuale terza volta capita quando non si ha più il profilo di rischio adatto.
La guerra in Ucraina è stata probabilmente la notizia catalizzatrice che ha determinato l’avvio di questo bear market (in particolare per gli effetti sui prezzi dell’energia), ma difficilmente sarà qualcosa che possa venire da quel fronte la notizia che possa portare al panic selling, perché questo genere di notizie devono avere una caratteristica principale: devono essere inaspettate. Diverso sarebbe ovviamente se vi fosse un coinvolgimento (per un incidente o per scelta) della Nato nel conflitto, questa sarebbe certamente una notizia inaspettata che potrebbe innescare il panic selling sui mercati.
Notizie negative dal fronte pandemia – forse – per quanto non del tutto inaspettate, potrebbero generare un panic selling sui mercati. Ritengo che se, questo autunno, vi fossero delle nuove chiusure generalizzate della fabbriche nei paesi occidentali, i mercati reagirebbero molto peggio di quello che hanno fatto a marzo 2020 perché la notizia sarebbe diffusa in un contesto economico già fortemente compromesso.
Un evento naturale catastrofico, specialmente se connesso al sistema di approvvigionamento energetico mondiale, potrebbe ugualmente generare qualche giorno di panic-selling.
La notizia più pesante che mi possa immaginare è connessa ad un allargamento delle tensioni geopolitiche con la Cina che decida di riprendersi Taiwan manu militari. Lo scrivo più per scaramanzia che per altro, dal momento che in genere la notizia che realmente capita è una notizia completamente inaspettata che nessuno o pochissimi avevano previsto (col senno di poi, si trova sempre qualcuno che aveva previsto qualsiasi cosa).
Il caso di Tesla
Come ho già accennato sopra, Tesla riporterà i dati finanziari del secondo trimestre 2022 il 25 Luglio. Saranno dati che il mercato potrebbe prendere in modo decisamente negativo. Già prima del 25 Luglio le azioni Tesla potrebbero scendere anche in modo significativo (ricordo che dal massimo storico Tesla è già oltre il -40%). Come ho scritto più volte, Tesla è un caso sostanzialmente unico fra le grandi aziende. La grande maggioranza degli analisti non riesce a capire l’azienda anche perché comprendere Tesla richiede non solo un’apertura mentale non comune, ma anche una quantità di tempo e di studio che la maggioranza degli analisti non può dedicare ad una singola azienda perché in genere devono seguirne diverse. Inoltre gli analisti tendono a confrontare le aziende simili e Tesla viene confrontata continuamente con altre aziende produttrici di auto, sebbene Tesla sia profondamente diversa quasi in tutto dai tradizionali produttori di auto.
Nella prossima trimestrale ci sarà una diminuzione importante del fatturato rispetto al trimestre precedente (anche se ci sarà comunque un aumento importante rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente) perché la fabbrica cinese è stata chiusa per molto tempo a causa delle politiche “zero-covid” del governo cinese. Questa chiusura ha implicato una diminuzione della produzione di auto di circa 100.000 automobili. E’ probabile che gli analisti diano particolare enfasi anche alle perdite virtuali che l’azienda dovrà contabilizzare per la piccola parte di liquidità che l’azienda ha allocato in Bitcoin.
Sicuramente non mancheranno tante altre notizie di colore negativo con le quali gli analisti ed i giornalisti finanziari farciranno i pezzi nei quali riporteranno i dati negativi del secondo trimestre.
Dedicherò un prossimo articolo alle ragioni per le quali ritengo che non possedere almeno un 1-3% di singole azioni Testa in questo decennio sarà considerato fra circa 5 anni anni un rimpianto per tutti gli investitori.
Ho iniziato a scrivere di Tesla nel febbraio del 2020 quando Tesla era da poco passata dalla fase nella quale investirci era sostanzialmente una scommessa, alla fase nella quale i dubbi sulla solidità finanziaria potevano dirsi quasi completamente fugati.
In questi 2 anni Testa ha conquistato una netta posizione di leadership paragonabile a quella che Apple possedeva agli inizi del passato decennio nel mondo degli smartphone.
Sul piano produttivo Tesla ha quadruplicato il suo potenziale, passando da una sola grande fabbrica a 4 fabbriche enormi.
Se il mercato generale dovesse arrivare ad un livello di forte discesa, o perfino di tracollo, è possibilissimo il prezzo delle azioni Tesla scenda ancora sotto i 600 dollari ad azione ed in caso di tracollo del mercato preso da panic selling, potrebbe anche avvicinarsi ai 400 dollari ad azione. Quella sarebbe veramente un’occasione generazionale da cogliere al volo.
In ogni caso, già ai prezzi attuali avviare un piano di accumulo su azioni Tesla da completare in 12/18 mesi fino a raggiungere un livello intorno al 2-3% del complesso del proprio portafoglio potrebbe rappresentare una della scelte finanziarie più soddisfacenti del decennio.
In un prossimo articolo cercherò di ricapitolare più in dettaglio le ragioni di questa affermazione.
Conclusione
Queste settimane e mesi sono il periodo della pazienza. E’ importante non solo non farsi prendere dal panico e vendere ma neppure dalla fretta di acquistare (né nella componente azionaria, né nella componente obbligazionaria). E’ fondamentale avere piani finanziari ben progettati per poter approfittare di queste situazioni anche attraverso acquisti dilazionati nel tempo con importi variabili in base all’andamento dei prezzi.
Per chi, invece, non investisse ancora attraverso un piano finanziario, questi momenti di crisi sono eccellenti opportunità per iniziare a progettare meglio i propri investimenti e prepararsi sia al prossimo recupero – che sicuramente avverrà prima di quando gli investitori si attenderanno – ma anche alla prossima crisi.
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Fonte: Opportunità generazionali in vista sui mercati finanziari