C’è anche l’ospedale di Valdagno tra i protagonisti del Piano Nazionale Esiti appena pubblicato da Agenas – l’Agenzia Nazionale per i servizi sanitari Regionali: la struttura valdagnese in Veneto risulta al 3° posto per numero di impianti cocleari eseguiti (18 nel 2023, dietro Treviso e l’Azienda ospedaliera di Padova) e al 4° posto per numero di interventi sull’orecchio medio (108). Numeri destinati a migliorare ulteriormente, dal momento che il 2024 si chiuderà con 24 impianti cocleari e circa 150 interventi all’orecchio medio.
La dott.ssa Patrizia Simionato, Direttore Generale dell’ULSS 8 Berica sottolinea come ti dati Agenas offrano l’opportunità di far conoscere l’ORL del Distretto Ovest, una realtà all’avanguardia dove i pazienti possono contare su un’équipe di grande esperienza anche sulle metodiche più avanzate: «Si tratta di un tema di grande importanza – sostiene la dottoressa Simionato – perché la perdita dell’udito, al di là degli aspetti strettamente clinici, ha profonde e gravi ricadute per la qualità di vita delle persone, la loro rete dei rapporti sociali e in generale la loro autonomia e capacità di relazionarsi con il mondo». Con l’invecchiamento della popolazione, le persone con problemi di udito sono destinate ad aumentare sia per incidenza sia in termini di numeri assoluti: «A tutti questi pazienti – rassicura – oggi vogliamo spiegare che possono contare su specialisti altamente qualificati».
Ma non solo per i pazienti del Distretto Ovest: l’ospedale di Valdagno è stato identificato dalla Direzione come centro di riferimento aziendale per gli impianti cocleari e protesi acustiche impiantabili. L’attività clinica di regolazione, mappaggio e controllo degli impianti cocleari nonché le visite per le patologie chirurgiche dell’orecchio vengono svolte anche al San Bortolo per i pazienti del Distretto Est, oltre all’attività ambulatoriale settimanale negli ospedali di Montecchio Maggiore e Lonigo e, quando necessario, consulenze presso l’ospedale di Arzignano.
Una concentrazione dell’attività chirurgica motivata dall’ambito ultra specialistico degli impianti cocleari, che rappresentano l’unica possibilità nei casi in cui, per il grave danno alla coclea, la protesi acustica non può essere efficace: «Solo pochi centri eseguono questa procedura – spiega il dott. Antonio Frisina, Direttore dell’U.O.C. Otorinolaringoiatria del Distretto Ovest dell’ULSS 8 Berica -, anche se l’esperienza acquisita nel corso degli anni ha reso questa metodica ormai consolidata. L’intervento dura meno di due ore e viene eseguito praticando solo una piccola incisione dietro l’orecchio, tanto è vero che già il giorno dopo il paziente può essere dimesso. L’impianto viene attivato circa un mese dopo e il paziente sente, o torna a sentire, immediatamente i suoni, ma per arrivare alla comprensione del linguaggio è necessario un percorso di rieducazione con un logopedista, sempre presso il nostro reparto: questa fase in genere richiede da 3 mesi fino a 1 anno, a seconda delle caratteristiche del paziente e della sua storia clinica».
All’ospedale di Valdagno si operano per Impianto cocleare pazienti con patologie diverse, il 30% dei quali da fuori provincia: la maggior parte è in età matura o anziani che presentano una sordità grave e profonda a seguito dell’invecchiamento o di una patologia dell’orecchio.
Naturalmente non per tutti i problemi dell’udito la soluzione è rappresentata dalle protesi acustiche o dagli impianti cocleari. Un ampio ventaglio di problematiche richiede infatti interventi chirurgici di altro tipo, spesso all’orecchio medio, e proprio questo è un altro ambito di eccellenza dell’ORL dell’ospedale di Valdagno, come evidenziato anche in questo caso i dati Agenas: «Ad esempio può esserci una perforazione del timpano oppure una patologia che compromette il movimento degli ossicini – spiega il dott. Frisina -. Per il trattamento dell’otosclerosi, ad esempio, si interviene sostenendo la “staffa” dell’orecchio con un “pistone” del diametro di 0,5 mm per 5,5 mm, senza dimenticare gli interventi di ricostruzione del timpano e quelli di ossiculoplastica, dove si va a rimodellare l’osso dell’incudine che è stato compromesso per qualche motivo, ad esempio a seguito di un trauma cranico o di un otite cronica. Il tutto lavorando sempre con estrema precisione: tutti gli intervento di chirurgia dell’orecchio medio si fanno al microscopio con ingrandimento fino a 40 volte il normale».
Tra le peculiarità della chirurgia dell’orecchio nell’ospedale di Valdagno vi è anche il trattamento del colesteatoma: un’infiammazione cronica dovuta ad una cisti della pelle che cresce nell’orecchio fino a inglobarlo, con la possibilità di gravi complicanze, dalla paresi facciale, se viene coinvolto il nervo facciale, alla meningite.
«All’ospedale di Valdagno siamo in grado di eseguire una chirurgia dell’orecchio davvero a 360 gradi – conclude il dott. Frisina – con l’obiettivo non solo di curare la patologia, ma di restituire l’udito ai pazienti: una componente essenziale per la loro qualità di vita».